Roma, Pedro sa come vincere
Arriva l’ex Chelsea: in carriera ben 25 trofei Ds, spunta Ausilio
Èun altro figlio della Masia, l’università del Barcellona, dove il calcio è allegria e tiki-taka, ma anche cultura e disciplina. La Masia è un’invenzione di Cruijff sbocciata nel 1979, quando Johan giocava ancora con la maglia numero 14 e il presidente del club catalano era Nuñez: seimila metri quadrati, campi e palestre, foresteria e scuola privata, trecento giovani, il centro di formazione più copiato e invidiato sulla faccia della terra, facile da studiare e quasi impossibile da replicare, che dal 2011 ha trovato la sua nuova residenza a Can de Planes. Pedro è una delle infinite espressioni di un settore giovanile che ha garantito al Barcellona un fenomeno come Messi e campioni del calibro di Iniesta e Xavi, oltre a quasi 150 milioni di plusvalenze. Ala universale, completa, moderna, che è sempre piaciuta ai suoi allenatori per la sua regolarità e un’interpretazione del ruolo in grado di assumere sfumature diverse: esterno da 4-3-3 o da 4-2-3-1, tornante puro, capace di cucire attacco e centrocampo. Chilometri, resistenza, generosità, scatto, passaggi filtranti, tempi giusti in fase di inserimento, 99 gol con il Barcellona e 42 nel Chelsea. E poi pressing, un’attenzione quasi scientifica ai compiti che gli vengono assegnati, la capacità di rinnovarsi nella centrifuga tattica di un calcio in costante evoluzione. Si è sempre guadagnato un copione centrale lavorando con tanti faraoni della panchina: da Guardiola a Luis Enrique, da Mourinho a Conte. Ha vinto il Mondiale del 2010 e l’Europeo del 2012 con la Spagna di Del Bosque. Una collezione di venticinque trofei: dalle tre Champions con il Barcellona all’Europa League festeggiata nel 2019 con Sarri, che lo considerava prezioso come Callejon ai tempi della sua avventura nel Napoli.
SAN ISIDRO. Pedro è sempre stato l’uomo degli equilibri, pronto a bilanciare con la sua logica e la sua saggezza un 4-3-3 che non può vivere solo di eccessi, bellezza e anarchia. Un peso specifico che gli è stato riconosciuto dai suoi allenatori in ogni epoca. Il Chelsea, nel 2015, ha investito trenta milioni (27 più 3 di bonus) per portarlo in Premier League dal Barcellona, che lo aveva scoperto su un campo di periferia a Tenerife, dove Pedro - da bambino - aveva cominciato a divertirsi nel Deportivo Raqui San Isidro. Fu seguito e acquistato durante il torneo di Adeje. I dirigenti del suo vecchio club ancora lo ringraziano, perché sul conto in banca sarebbe piovuto in seguito un premio di valorizzazione di 420.000 euro, soldi da fantascienza per una società dilettantistica. Pedro ha fatto la differenza con il suo gioco razionale, con la sua maturità e anche con i suoi novanta assist: 62 nel Barcellona e 28 nel Chelsea. E’ cresciuto potendo contare su riferimenti di spessore: Messi, Xavi, Iniesta, Puyol, Piqué, Yaya Touré, Eto’o, Henry, Ibrahimovic, Neymar, Fabregas. In Spagna ha vinto cinque campionati. Al Chelsea ha regalato una Premier e una Coppa d’Inghilterra: ottimo il rapporto con Conte, positiva la convivenza nel 3-5-2. Nel 2019 ha festeggiato anche l’Europa League con Sarri, segnando in finale nel derby contro l’Arsenal (4-0). Pedro a destra, Giroud (o Higuain) centravanti e Hazard a sinistra: ecco la formula di Sarri, che aveva segnalato nei mesi scorsi alla Juve la possibilità di prendere lo spagnolo a parametro zero, proprio come il brasiliano Willian, un altro dei fedelissimi del tecnico cresciuto a Bagnoli e licenziato sabato all’ora di pranzo.
FAMIGLIA E RECORD. Pedro è nato a Santa Cruz di Tenerife, il 28 luglio ha compiuto 33 anni. E’ stato sposato con Carolina Marti, ora è legato a Patricia Magana. Ha tre figli: Bryan, Kyle e Marc. Ha ringraziato i tifosi del Chelsea con un tweet, Stamford Bridge è stata la sua casa per cinque anni. Ora ha scelto la Roma: un matrimonio battezzato sui social anche dalla
Fifa, che ha rivolto gli auguri allo spagnolo, perfetto per il 4-3-3 e il 4-2-3-1 di Fonseca. Un repertorio ricco, scandito non solo dai trofei (20 nel Barcellona, 3 nel Chelsea e 2 con la nazionale). Nove doppiette e due triplette (all’Huesca e al Getafe) in carriera. Nella sua storia europea ha segnato due gol di sinistro all’Inter (nella fase a gironi e nella semifinale della Champions 2009-10) e uno al Milan (2011). È l’unico spagnolo ad aver segnato almeno un gol nelle sei competizioni ufficiali durante la stessa stagione (2009): Liga, Coppa del
Re, Supercoppa, Champions, Supercoppa europea e Mondiale per club. A Barcellona lo ricordano con affetto: è uno degli otto giocatori ad aver centrato per due volte il Triplete con Xavi, Iniesta, Messi, Dani Alves, Piqué, Eto’o e Busquets. Ora è pronto ad abbracciare la Roma.
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