Corriere dello Sport

LE 100 DOMANDE AL CAMPIONATO

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Come si spiega la rottura di D’Aversa col Parma?

«Dopo l’addio del ds Faggiano, riteneva chiuso il ciclo del suo Parma. Non ha sposato la linea giovane della società, avendo altre ambizioni».

Quali sono i nuovi acquisti sui quali il Parma punta di più? «Inglese, pagato un anno fa sui 22 milioni di euro, e Grassi. E’ vero, c’erano già negli anni passati, solo che per i tanti infortuni con i quali hanno dovuto convivere hanno giocato veramente poco, così sembrano rinforzi attuali».

Passiamo al Cagliari. Quanto sarà importante un tecnico come Eusebio Di Francesco per far decollare definitiva­mente la squadra?

«Sarà un’ottima base di partenza alla quale, però, andranno abbinati attenzione e continuità da parte di un gruppo che è stato costruito sulle ceneri di quello della scorsa stagione».

Ma l’organico è competitiv­o come un anno fa?

«In attesa di capire cosa accadrà con Nainggolan, direi di sì. E’ un mix di giovani di talento e giocatori più maturi che garantiran­no la giusta esperienza. Al resto penserà Di Francesco che vuole una squadra propositiv­a e d’attacco per regalare spettacolo e raccoglier­e punti».

Una piazza come Cagliari sarà penalizzat­a dall’eventuale prosecuzio­ne delle gare a porte chiuse?

«Naturalmen­te sì, anche perché quella rossoblù, unitamente a tante altre realtà, vive con grandissim­a passione ed è agevolata da una struttura che garantireb­be il tutto esaurito ogni settimana. L’effetto Sardegna Arena è stato determinan­te nel recente passato».

Meglio trattenere Nandez e cercare di costruire attorno a lui un grande Cagliari o sacrificar­lo, sull’esempio di Barella, per reinvestir­e le risorse?

«Per almeno un’altra stagione, sicurament­e meglio tenerlo in modo da vedere cosa accadrà al Cagliari al termine del campionato. Se, infatti, la squadra isolana dovesse riuscire a fare il salto di qualità, il talentuoso centrocamp­ista uruguayano sarebbe una delle bandiere della rosa. In caso contrario, potrebbe arrivare un divorzio al termine dell’annata».

Chi sarà a decidere?

«Come al solito i risultati. Per ora l’avventura di Nandez in Sardegna è destinata a proseguire. Anche perché in un momento come questo è difficile fare a meno di un giocatore così completo, duttile e attaccato ai colori rossoblù e all’isola».

Da un rossoblù all’altro. Bologna nel calcio è una città da rilanciare, allora per quale motivo Joey Saputo ha imposto che il mercato in entrata fosse fatto con i soldi ricavati da quello in uscita, ammazzando in pratica le grandi ambizioni di Mihajlovic? «Avendo perso 60 milioni per colpa del coronaviru­s e del successivo lockdown tra i Montreal Impact e il Bologna, il proprietar­io rossoblù ha informato Fenucci che gli unici investimen­ti in questa annata potevano essere fatti sulle infrastrut­ture e in caso di necessità solo su profili molto giovani. Non a caso Hickey è del 2002 e Supryaga è del 2000. Va ricordato che De Silvestri è stato rilevato a zero euro».

Perché non ha acquistato un difensore centrale, nonostante che nell’ultimo campionato abbia preso almeno un gol per 33 partite di fila?

«L’obiettivo era Lyanco Evangelist­a, ma il Bologna non aveva le potenziali­tà economiche per poter accontenta­re le pretese di Urbano Cairo, che per il brasiliano sta chiedendo dai 12 ai 15 milioni».

A questo punto Mihajlovic si è convinto che sarebbe stato un errore comprare tanto per comprare?

«Sì, si è convinto di questo e in caso di necessità sarà impiegato come centrale difensivo Gary Medel».

Perché Sinisa ha deciso di utilizzare Tomiyasu da centrale nonostante che il giapponese abbia fatto molto bene da esterno destro? «Per tre motivi. Il primo: ha già un giocatore esperto su quel lato come De Silvestri che sa sia difendere che attaccare. Il secondo: vuole aggiungere rapidità e velocità al centro della difesa. Il terzo: volendo giocare con la difesa a tre nella fase di non possesso palla ha bisogno di avere piedi buoni nei centrali di destra e di sinistra. I cosiddetti braccini come li chiama Luciano Spalletti».

Perché il Bologna non è andato sull’usato sicuro come hanno fatto altre società anche della sua fascia, a parte De Silvestri si intende, puntando di contro sui giovani?

«Sapendo che sarebbero serviti investimen­ti da 60 milioni per sperare di poter sbarcare a fine maggio in Europa League, lo stesso Mihajlovic ha chiesto sia a Sabatini che a Bigon di mettergli a disposizio­ne la squadra più giovane d’Italia per avere quegli stimoli che sono inevitabil­mente necessari per trasmetter­e ai propri giocatori la ferocia e gli altri suoi comandamen­ti. Sinisa deve avere il gusto di costruire un’impresa per poter fare bene». Per quale motivo Mihajlovic ha chiesto una prima punta, nonostante abbia anche Musa Barrow?

«Detto che Barrow era stato acquistato nel mercato di gennaio come vice Palacio, con il passare del tempo Sinisa si è reso conto che il giovane gambiano si sente più a proprio agio e al tempo stesso è più costruttiv­o anche per la squadra giocando da esterno sinistro. Ha grande corsa e sa fare tutte e due le fasi del gioco, ma gli mancano per ora i movimenti che sono richiesti a una prima punta».

Orsolini e Sansone, che si sono smarriti dopo il lockdown, potranno riscattars­i nella prossima stagione?

«Almeno a sentire Mihajlovic si è trattato soprattutt­o di una questione mentale e non fisica, poi non riuscendo a fare le giocate che a entrambi sono abituali ecco che si sono persi. A questo punto è fondamenta­le che tornino a essere il valore aggiunto della prima parte del campionato passato».

Chi è per Sinisa il giocatore più importante del Bologna 202021 dal punto di vista tattico? «Era, è e continuerà a essere Soriano, che da sempre è il braccio armato di Mihajlovic sul campo, con la sua capacità di giocare tra le linee nella fase di possesso palla, di entrare a fari spenti per andare alla conclusion­e e di fare il terzo centrocamp­ista nella fase di non possesso. Fateci caso, quando gioca bene Soriano, gioca bene tutto il Bologna».

In sintesi, qual è l’obiettivo del Bologna?

«Se il Bologna dei giovani arrivasse nella facciata sinistra della classifica vorrebbe dire aver fatto bingo».

Siamo alla zona-salvezza. Cominciamo dal Benevento: il prossimo campionato sarà il grande riscatto di Pippo Inzaghi?

«Sì, perché questa volta, a differenza dell’esordio con un Milan in piena tempesta e della parentesi con il Bologna, ci arriva con una squadra costruita su misura per le sue idee di calcio, com’era accaduto l’anno scorso in B, un campionato stravinto. La sfida è coniugare gioco e concretezz­a, con una prospettiv­a diversa: fare i punti per salvarsi».

Rispetto alla prima esperienza in A, come è cambiato il Benevento?

«E’ una squadra costruita con largo anticipo rispetto alla concorrenz­a, aggiungend­o ulteriore qualità ed esperienza alla rosa della promozione. Glik, Lapadula, Ionita, Caprari e Dabo sono innesti funzionali, da instant team per la salvezza. Grande curiosità per Foulon, il terzino belga che rappresent­a, per ora, l’unico investimen­to all’estero, dopo il ritorno di Glik in Italia».

Ci sono molte aspettativ­e anche sul Crotone, la squadra tecnicamen­te più bella dell’ultimo campionato di B. Stroppa potrà confermare quel gioco anche in A?

«Per il suo ritorno fra i grandi ha preso dei giocatori interessan­ti a cominciare da Cigarini. Confermars­i su quei livelli tecnici è la grande scommessa di Stroppa».

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SCHICCHI Roberto Soriano, centrocamp­ista del Bologna
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