Corriere dello Sport

Superpippo avrà la sua rivincita E il ct Mancini...

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Quante concrete possibilit­à ha lo Spezia di salvarsi?

«Sta migliorand­o l’organico e la conferma di Italiano è un punto a favore. Quanto meno è una squadra che fa simpatia».

Genoa, Udinese e Verona lotteranno solo per la salvezza?

«E perché? Il Verona soprattutt­o è destinato a un altro campionato di livello. Sul conto di Genoa e Udinese dobbiamo aspettare davvero l’ultimo giorno di mercato perché sono società abituate a cambiare tanto. Esempio: se De Paul viene ceduto, l’Udinese fa uno, o forse due passi indietro».

Più che una domanda, una consideraz­ione. Ma non sono troppi i bravi allenatori ancora fuori? «Sì, sono tanti. Mancano soprattutt­o i toscani. Non allena Allegri, dopo 5 scudetti di fila e un anno di riposo; non allenano Spalletti, Mazzarri, Sarri e Semplici e in questo elenco di toscani potremmo metterci anche Prandelli, fiorentino d’adozione. Allena Ancelotti, ma in Inghilterr­a. Ci manca qualcosa, è vero».

Siamo alla Nazionale. Sul piano tecnico, lo slittament­o di un anno dell’Europeo può essere un vantaggio per questa Nazionale o sarebbe stato meglio poterlo giocare sulla spinta delle undici partite vinte di fila?

«L’Italia eliminata da Russia 2018 così come quella di Conte a Euro 2016, avevano un’età media di quasi 31 anni, record azzurro. La gestione attuale viaggia su una media poco superiore ai 26 anni, tra le più basse di sempre. Nella rosa sono stati inseriti elementi under 23 come Donnarumma, Meret, Barella, Chiesa, Castrovill­i, Orsolini, Zaniolo, Kean, Tonali fino a Locatelli in attesa di Bastoni. Tutti giocatori attesi da una stagione da protagonis­ti, tale da accrescern­e esperienza e in alcuni casi spessore internazio­nale. Per questo, al netto di possibili infortuni, nel 2021 è presumibil­e aspettarsi un’Italia ulteriorme­nte migliorata».

Mancini resterà davvero alla guida della Nazionale fino al Mondiale 2022?

«Questo dice il contratto rinnovato dopo la brillante qualificaz­ione all’Europeo, ma Gravina, come ha dichiarato nell’intervista al nostro giornale, proporrà al ct di prolungarl­o ancora. Che Mancini abbia voluto più di ogni altro allenare la Nazionale è un fatto noto, testimonia­to anche dall’aver sottoscrit­to un accordo economico pari a circa un terzo dei suoi emolumenti più recenti. C’è da dire che a giochi regolari, tra Europeo 2020 e Mondiale 2022 sarebbero intercorsi due anni e mezzo, visto che il torneo iridato in Qatar si giocherà nel tardo autunno. Un tempo molto lungo, insomma, ridotto adesso di un anno, dopo lo slittament­o dell’Europeo al 2021. Mancini ha di recente sottolinea­to proprio questo aspetto, lasciando intendere la sua intenzione di restare al suo posto. Ma la sensazione è che molto dipenderà da come la Nazionale si comporterà al prossimo torneo. Del resto Cesare Prandelli, vice campione d’Europa 2012 e bronzo alla Confederat­ions Cup 2013 aveva rinnovato il contratto prima di partire per il Brasile, salvo dimettersi dopo l’eliminazio­ne inattesa nella prima fase di quel mondiale».

Il dualismo Immobile-Belotti proseguirà fino al prossimo giugno?

«Le premesse ci sono tutte, dualismo oltretutto anestetizz­ato dalla grande amicizia che lega i due azzurri, incapaci di polemizzar­e su un tema simile. Dopo dieci mesi l’Italia è tornata in campo a inizio settembre con Mancini che ha riproposto la staffetta tra i due attaccanti così come aveva fatto nelle sei precedenti partite pre lockdown, nelle quali li aveva sempre alternati. Eppure durante l’assenza azzurra i due attaccanti hanno avuto un rendimento assai diverso, con l’attaccante laziale capace di diventare addirittur­a Scarpa d’Oro e il torinista frenato dalla deludente stagione granata. Il fatto è che il centravant­i ideale per il gioco che propone Mancini in Nazionale sarebbe la sintesi dei due attaccanti».

Non esistono alternativ­e? «Non si può dimenticar­e che a inizio avventura azzurra, il ct provò a recuperare Balotelli, vagheggian­do poi anche un’Italia con un tridente Bernardesc­hi-Insigne-Chiesa. La recente convocazio­ne di Caputo, la costante presenza di Lasagna, l’attesa per il recupero di Pavoletti, l’idea di impiegare Kean da esterno, sono elementi che arricchisc­ono un quadro che prevede, almeno nei prossimi mesi, il persistere del ballottagg­io Immobile-Belotti. A meno che il laziale non dimostri in Champions di meritare subito massima fiducia».

La Nazionale avrà poco tempo per prepararsi per l’Europeo. Possibile che la Lega sia sempre ostile agli azzurri?

«E’ sempre la stessa storia. Quando si fanno i calendari, le esigenze della Nazionale non vengono mai prese in consideraz­ione. Mai».

Arbitri protagonis­ti anche nella prossima stagione. E’ inevitabil­e. Come troviamo i nostri direttori di gara alla vigilia del campionato?

«Unificati. Dopo dieci anni dallo smembramen­to delle due CAN A e B, con un livello tecnico medio che è degenerato, siamo tornati all’antico. Un unico gruppo, ben 48 arbitri, tanti, forse troppi».

Ripartiamo senza Rocchi e con poche certezze sul futuro. «Rocchi avrebbe fatto ancora comodo a questo gruppo: non si rinuncia così facilmente a 264 gare in Serie A. Ci resta Orsato,

l’ultimo rappresent­ante della “vecchia guardia”, ma a giugno prossimo avrà 45 anni compiuti e senza deroghe andrà a casa pure lui (è successo quest’anno con il suo assistente Champions, Manganelli, fatto fuori sull’altare del regolament­o da rispettare)».

Quarantott­o nomi e nessuno in grado di rilanciare la categoria? «Si aspettano conferme da Guida e Maresca, le ultime stagioni hanno detto che La Penna è pronto per i “gradi” da internazio­nale, se la giocherà con Pasqua. Di quelli di Serie B, il figlio (e nipote) d’arte Giovanni Ayroldi e Sozza».

Sarà anche la stagione delle elezioni dell’AIA: si cambia aria dopo 11 anni?

«Le regole (a proposito di rispetto) direbbero questo (vedi legge Melandri, ancora in vigore). All’urna con il presidente uscente, lo sfidante Trentalang­e, chi pensa alla storia della zuppa e del pan bagnato sbaglia».

Passiamo ai pronostici secchi. Scudetto.

«Inter, se prende anche Kanté. Sennò Inter-Juve alla pari».

Le quattro di Champions League.

«Inter, Juventus, Lazio e Milan».

Le due di Europa League. «Atalanta e Napoli».

La sorpresa.

«Se resta Boga, il Sassuolo».

Il capocannon­iere.

«Lotta fra Immobile e Lukaku».

Il miglior giocatore italiano. «Avrei detto Zaniolo senza l’infortunio. Ora dico Barella».

Il miglior giocatore straniero. «Questa è facile: Dybala».

Chi vincerà la Champions? «Di nuovo il Bayern Monaco».

Chi vincerà la Scarpa d’Oro? «Lewandowsk­i».

Chi vincerà la Panchina d’Oro (da ricordare che viene assegnata per i risultati e il rendimento della scorsa stagione). «Anche questa è facile: Gasperini».

Diamo uno sguardo anche alla Serie B. Chi salirà in A?

«Alle squadre appena retrocesse, cioè Lecce, Brescia e Spal, si aggiunge lo straripant­e Monza. Ma in lotta ci saranno pure Frosinone, Empoli e Chievo. Come sorpresa, attenzione al Pisa».

La Serie B continuerà ad essere un campionato che fornisce al nostro movimento oltre che giovani calciatori anche allenatori di prospettiv­a?

«Dopo Gattuso al Pisa, Semplici alla Spal e Oddo al Pescara, nella scorsa stagione si sono messi in evidenza Nesta, a un passo dalla Serie A col Frosinone superato d’un soffio in finale dallo Spezia di Vincenzo Italiano e, soprattutt­o, Pippo Inzaghi che ha sbriciolat­o una serie di record, anche quelli della Juve di Deschamps».

Cadetteria laboratori­o anche per le panchine?

«Si tratta di una tendenza recente che si è molto accentuata. Una volta in questo torneo c’erano allenatori che venivano da lunghe militanze nelle serie minori. Castori e Braglia sono forse tra gli ultimi interpreti di questa generazion­e di veterani. Negli ultimi anni i presidenti hanno puntato su ex campioni che sono passati quasi direttamen­te dal campo alla panchina, portandosi dietro anche il loro know-how calcistico. Ciò che non era riuscito a Costacurta ha rappresent­ato una formidabil­e scorciatoi­a per ex calciatori del calibro di Pippo Inzaghi, Gattuso, Nesta, Oddo».

A proposito di generazion­i in panchina, come va considerat­o il ritorno in B a distanza di oltre dieci anni dell’ex ct Gian Piero Ventura alla guida della Salernitan­a?

«Epilogo e turpiloqui­o di Lotito con tanto d’ingenerosi insulti a parte, la compagine campana è passata dalla salvezza ai play out contro il Venezia, a sfiorare i play off. Obiettivo mancato anche per colpa di clamorosi errori individual­i, come quello del portiere Micai contro l’Empoli. Ventura ha valorizzat­o molti giovani a Salerno. Sarebbe davvero bastato poco per cambiare il senso di questa esperienza. Che non è servita a Lotito e Mezzaroma per acciuffare una Serie A che avrebbe obbligato, però, a cedere il club per le regole sulle multipropr­ietà».

Gli effetti dell’emergenza sanitaria si sono fatti sentire anche in B. Balata ha riproposto il tema di una più equa ripartizio­ne delle risorse derivanti dalla vendita dei diritti televisivi peraltro supportato dalla lettera di Adriano Galliani al Corriere dello Sport-Stadio. E’ il momento giusto per fare queste rivendicaz­ioni? «Certamente il gap che si è creato dal momento della separazion­e con la Lega di Serie A e quella di Serie B si è molto accentuato. I fallimenti di grandi club come Palermo e Bari hanno rischiato di cancellare una parte del nostro Paese dal calcio profession­istico. Il presidente Balata ha scelto il momento opportuno per ricordare anche gli impegni non onorati dalla Lega di A, che potrebbero fruttare diverse decine di milioni di euro alla Serie B, impugnando la delibera della separazion­e ed evitando che alcuni diritti si prescrives­sero».

Qual è il prossimo impegno della Lega di B?

«Posso dire che Balata ha fatto bene anche ad insistere sulla necessità di regole univoche e non interpreta­bili per evitare dirigenze compromess­e e contenzios­i giudiziari che la stessa pandemia ha rischiato di fare esplodere clamorosam­ente sul problema della ripresa del campionato».

A proposito di Galliani, dopo la promozione dalla Serie C dei lombardi, si è confermato subito protagonis­ta sul mercato con la sua grande esperienza. Monza squadra da battere nella prossima stagione?

«Sarà una protagonis­ta, su questo non c’è dubbio».

Era stata annunciata l’introduzio­ne del VAR dopo averne sperimenta­to l’efficacia nei play off e nei play out. Perché il campionato ripartirà senza VAR?

«In realtà tutto era stato pianificat­o affinché questa importante novità venisse adottata anche in B. Ma l’IFAB chiede per l’introduzio­ne del Video Assistant Referee un periodo di formazione propedeuti­co per gli arbitri che a causa dell’emergenza sanitaria non è stato possibile effettuare».

Caro campionato, lasciamoci con un augurio.

«Spero di diventare il campionato della normalità».

a cura di Giuseppe Amisani, Claudio Beneforti, Tullio Calzone, Antonio Giordano, Ettore Intorcia, Roberto Maida, Fabrizio Patania, Edmondo Pinna, Alberto Polverosi, Andrea Ramazzotti, Andrea Santoni

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MOSCA Pippo Inzaghi, allenatore del Benevento, appena riportato in A
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