TUTTE CONTRO TUTTE LE DONNE DI DIEGO
Un ex compagno rivela: «Si drogava sin dai tempi del Boca, quarant’anni fa» Le sorelle, le figlie, l’ultima ex: insulti e attacchi sui giornali aspettando di conoscere l’eredità
Prosegue lentamente l'inchiesta sulla morte di Diego Armando Maradona, ogni giorno qualche particolare in più (ieri ad esempio l'elenco degli psicofarmaci che gli erano stati prescritti), ma al momento i giudici non si sono ancora pronunciati. Colpevoli solo presunti, in prima fila i medici Leopoldo Luque e Agustina Cosachov, il contrario di quello che invece sta succedendo fuori dal tribunale. Tutti contro tutti, non ci sono innocenti e ancora non si parla dell'eredità... Dalle sorelle di Maradona guidate da Ana, contro Dalma e Giannina, alle stesse figlie di Diego e, in particolare, la maggiore: «Ho chiamato questa signora - ha detto riferendosi alla zia e mostrando il cellulare - si è negata, c'era la nuora». Poi su Twitter ha attaccato una rivista scandalistica che in copertina ha messo la madre, Claudia Villafane, per una intervista che sarebbe un falso. Ce n'è per tutti. Così Rocio Oliva, ex del Diez, dopo essersi vista la porta chiusa in faccia alla Casa Rosada, per la veglia, se n'è uscita con «Se Diego si alzasse, darebbe un pugno a più di uno». Rocio ce l'ha in particolare con le figlie, ancora. «È morto da una settimana, si deve aver rispetto per lui - ha detto - e non è tutto come sembra. Ci sono persone, come le sorelle che vengono fuori per appoggiare Yanina (Latorre, in tv aveva detto che la Oliva maltrattava Maradona ndr). Parlano solo perchè devono dire qualcosa. Io lo farò col tempo. Ho delle belle lettere, dirò tutto in modo che le persone che non hanno potuto dirgli addio possano conoscerlo e sapere quanto era grande, amoroso e divino».
DROGA DAL 1981. Poi l'ex medico Alfredo Cahe, categorico: «Nella morte di Diego c'è stata negligenza, imprudenza e imperizia». Ma anche Carlo Fren, ex compagno di squadra di Diego all'Argentinos Juniors e nello staff tecnico quando il Diez esordì come allenatore al Deportivo Mandiyú (esperienza ripetuta al Racing), ha raccontato dettagli inediti a Infobae. «Mi indigna nel vedere e sentire tanti che dicono di averlo conosciuto le sue parole - se poi lo hanno visto solo qualche volta o gli hanno fatto una intervista. Mi fanno ridere quando, per esempio, dicono che ha cominciato a sniffare cocaina in Spagna. Purtroppo lo aveva già fatto prima, quando era al Boca nel 1981». Fren, cinque anni più vecchio, conobbe Maradona quando l'ex Pibe era un bambino. «Io giocavo già all'Argentinos - ha raccontato - e lui palleggiava nell'intervallo. Anni dopo entrò a far parte del squadra professionistica: si vedeva che era fuori dal normale». Poi dopo tanti anni uno lontano dall'altro, si ritrovarono ad allenare assieme. «Ero uno dei pochi che poteva alzarsi e dirgli come stavano le cose - ha continuato - Quando eravamo al Racing, una sera, partita contro il San Lorenzo, l'ho visto che stava male, non era in condizione di dirigere la squadra e per i tre incontri successivi non si fece vedere. Quando tornò mi ringraziò per aver guidato la squadra così lui era potuto restare a casa, tranquillo con Claudia e le ragazze».
GLI DAVANO LA ROBA. Poi Guillermo
Coppola... «Mi ha disgustato vederlo davanti a tutti portare la bara di Diego - ha continuato - sono sicuro che non gli ha mai voluto bene. È stato al suo fianco per i soldi. Coppola racconta sempre di una volta che Diego diede fuoco a della carta in bagno perchè c'era cattivo odore. Ma la verità è un'altra: dopo mezzora che era chiuso, Guillermo mi disse di andare a vedere cosa succedeva. "Perchè non ci vai tu - gli risposi - non sai cosa sta capitando?" Quando eravamo scesi dall'auto avevo visto che gli avevano passato qualcosa di strano nella mano. Aperta la porta Diego era steso per terra, svenuto. Quando si riprese mi disse: "Narigon, non prendere mai quella pastiglia che mi hanno dato, ti uccide..."».