Corriere dello Sport

Addio a Maraschi, 14 gol da scudetto

Si è spento, a 81 anni: vinse il titolo con la Viola, fu protagonis­ta anche a Vicenza e Genova

- Di Francesca Bandinelli

Il primo messaggio di cordoglio è stato quello della Fiorentina. Mario Maraschi, 14 gol con la maglia viola nell’anno del secondo scudetto, si è spento ieri ad Arcugnano, nel vicentino, lì dove aveva deciso di stabilirsi pur essendo nato a Lodi, 81 anni fa. E la Firenze del calcio, quel suo “Maraschino” lo ha pianto e accarezzat­o subito. Lo ha fatto il club del presidente Commisso, che ne ha ricordato le 79 presenze e i 31 gol complessiv­i dal 1967 al 1970, e immediate sono state le lacrime della città per quel giramondo - 12 le maglie vestite in carriera, a cominciare da quella del Fanfulla, 22 gare e 8 gol - che con quel suo tiro ha scritto una pagina indelebile di storia viola.

GLI ESORDI. L’esordio in Serie A arrivò col Milan, nel campionato ’60/’61, ma subito dopo fu la volta della Lazio, in B, dove invece, prima gettò le basi e poi trasformò in realtà il sogno-promozione. Passò quindi al Bologna campione d’Italia, anche se la concorrenz­a con Ezio Pascutti non si trasformò in alleata, e da lì finì, nel ’65, al Vicenza, nella squadra di Luis Vinicio capocannon­iere con 25 reti.

L’ARRIVO A FIRENZE. È qui che cominciaro­no ad accendersi i riflettori su quella ex mezzala spostata poi sulla corsia esterna, tanto che nel 1967 Maraschi arrivò a Firenze: 12 gol e quarto posto a due punti dal Napoli diventaron­o il passaporto di una città per sognare. Nella stagione dello scudetto, ’68/’69, Maraschi segnò alla prima giornata contro la Roma, alla seconda con l’Atalanta, alla terza col Cagliari e via dicendo, fino a vedersi cucito il tricolore sul petto, terzo marcatore della Serie A dietro a Gigi Riva, Anastasi e Gianni Bui. Sul finire della stagione, si inventò pure una doppietta, nel derby col Pisa per poi timbrare anche la domenica dopo, a Torino contro la Juventus, l’acerrima nemica di sempre. A rovinargli la festa, ci si mise l’infortunio al ginocchio patito contro il Varese, nel giorno del trionfo davanti alla tifoseria. Nel 1970 continuò a segnare a raffica anche nella Coppa delle Alpi, dove arrivò fino alla semifinale, con la Fiorentina sconfitta poi dal Basilea per 3-2 (reti di Longoni e Esposito),

per poi tornare a Vicenza.

NELLA STORIA SAMP. Quindi passò al Cagliari e alla Samp, in tempo per legare il suo nome alla memoria storica anche della tifoseria blucerchia­ta. Sì, perché quella rete in rovesciata, praticamen­te sullo scadere, nel derby del 17 marzo 1974, con cui i Doriani acciuffaro­no il pareggio fissando il risultato sull’1-1 non lo ha dimenticat­o nessuno. Non il club ligure, che sui social lo ha voluto salutare con l’immagine della sua esultanza in quell’incredibil­e pomeriggio: «Per quanto tempo è per sempre? A volte solo un secondo. Ed è proprio in quel secondo che vogliamo ricordare Mario Maraschi».

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SESTINI Mario Maraschi col patron Rocco Commisso in una premiazion­e nel 2019

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