«Errore pensare a Tokyo guardiamo più avanti»
D’Onghia: «L’obiettivo? Crescere senza scadenze, se fa esperienze lontano da me è un bene per tutti»
Il plurale usato da Vito D’Onghia apre il cuore: «Noi quindicenni abbiamo bisogno di tempo per crescere». Noi? «Volevo dire Benedetta...». Anche un pluribocciato in psicologia capirebbe che tra Benny Pilato e questo ragazzo di 35 anni, impiegato alla Asl di mattina e allenatore per passione nei ritagli di tempo, c’è un legame che va oltre il rapporto tecnico-atleta. Si conoscono da sempre, stanno facendo insieme un percorso bellissimo e soprattutto ignoto. Chi non riesce a vedere al di là del proprio naso lo tara sempre e solo su Tokyo 2021. Ma alla parola “Olimpiade” a Vito viene quasi l’orticaria. Snocciola un paio numeri e chi vuole capire capisca: «19 e 23». Sono gli anni che avrà Benedetta ai Giochi di Parigi del 2024 e a quelli di Los Angeles 2028: «E’ io dovrei parlare del 2021? Pensa se dicessi che Tokyo è il nostro obiettivo: prima cosa non è vero, seconda cosa metterei una pressione inutile su Benedetta, anche perché nelle graduatorie di vasca lunga, nei 100 rana davanti a noi (un altro plurale, ndr) ci sono Carraro e Castiglioni. Bravissime e loro sì molto vicine a Tokyo»
Quindi l’obiettivo è...: «Crescere, senza scadenze immediate perché paradossalmente vorrebbe dire limitarla. Imparare, assorbire dai grandi campioni e poi vedremo cosa resta nella rete». Intanto è rimasta la straordinaria esperienza dell’International Swimming League: 43 giorni nella bolla di Budapest dove 320 atleti tra i più forti del mondo hanno dato vita a un campionato a squadre. C’era anche lei, computer in borsa per seguire le lezioni di scuola a distanza al mattino e gareggiare nel pomeriggio: «Potersi confrontare più e più volte con le migliori raniste del mondo, vedere come gestiscono le gare in successione ma anche il prima e il dopo, è stato un corso accelerato che porterà i suoi frutti».
A Budapest da sola, senza il “suo” allenatore: «Qui in Italia non si gareggia. Noi allenatori ci siamo inventati la Virtual Swimming League per tenere attivi gli atleti soprattutto di seconda fascia: da Palermo a Gorizia, la scorsa settimana hanno gareggiato 237 staffette. Con il mio lavoro non avrei mai potuto seguirla per così tanto tempo».
Geloso? «Ma per carità, l’ha seguita Stefano Nurra che si occupa di biomeccanica per il team dell’Energy Standard: loro sono stati 43 giorni a Budapest e io 43 giorni al telefono. Per Benedetta è stata un’esperienza utilissima e ringrazio prima di tutto l’Aniene. E’ stata una scelta ponderata: ci abbiamo messo un mese e mezzo per decidere se era il caso di andare. A questa età bisogna valutare lucidamente i pro e i contro: l’importante è che Benedetta cresca e se ha l’occasione per farlo anche senza di me che problema c’è? Se torna più forte è un bene non solo per me ma per tutto il nuoto italiano».
L’obiettivo immediato è il campionato italiano di Riccione dal 17 al 19 dicembre. Che sarebbe anche la prima selezione per Tokyo: «Ci saremo, senza tradire la nostra filosofia». Il programma olimpico, che non prevede i 50 rana ma soltanto i 100, legittima la prudenza di D’Onghia. Ciò non toglie che qualche sorpresa da qui a luglio possa arrivare: i posti per la gara individuale sono due e al momento, in vasca lunga, Benedetta è la terza. Ma le staffette si prestano a un allargamento della rosa: oltre alla staffetta mista classica, da quest’anno è entrata nel programma la staffetta mista di genere (due maschi e due femmine). Portare tre atleti nelle specialità dove siamo più competitivi potrebbe essere un’opzione. Unita all’occasione, per un’atleta giovanissima, di cominciare a respirare l’aria olimpica. C’è un precedente datato 2004: la diciassettenne Alessia Filippi gareggiò ai Giochi di Atene senza risultati di rilievo. Quattro anni dopo, da atleta matura, era sul podio olimpico di Pechino...
«I 43 giorni di Isl a Budapest sono stati straordinari Torneranno utili»