Corriere dello Sport

La frustata di Gattuso «Potevamo perdere»

Quel musone di Rino

- di Alessandro Barbano

Il solito Mertens, rapace come un’aquila in picchiata. E il solito Napoli, ben posizionat­o, corto come vuole Gattuso, in discreta condizione fisica, ma tanto imperfetto. Perché non si può regalare agli avversari un rigore come quello commesso da Bakajoko, neutralizz­ato poi da un miracolo di Ospina. E perché contro una squadra di mezza classifica del campionato olandese, come l’Az, non si possono perdere almeno dieci palloni nella propria metà campo e indugiare in palleggi leziosi. Quella di partire dal portiere è, di questi tempi, una religione che può rivelarsi autodistru­ttiva se non è praticata da “fedeli” attrezzati e responsabi­li.

Il solito Mertens, rapace come un’aquila in picchiata. E il solito Napoli, ben posizionat­o, corto come vuole Gattuso, in discreta condizione fisica, ma tanto imperfetto. Perché non si può regalare agli avversari un rigore come quello commesso da Bakajoko, neutralizz­ato poi da un miracolo di Ospina. E perché contro una squadra di mezza classifica del campionato olandese, come l’Az, non si possono perdere almeno dieci palloni nella propria metà campo e indugiare in palleggi leziosi. Quella di partire dal portiere è, di questi tempi, una religione che può rivelarsi autodistru­ttiva se non è praticata da “fedeli” attrezzati e responsabi­li.

Alla fine il Napoli deve rallegrars­i che l’Az non è il Barcellona, e neanche l’Aiax, ma solo una squadra di diciannove­nni di talento, ispirati da un regista sapiente come Koopmeiner­s. Il pareggio vale a difendere i due punti di distacco che la squadra di Gattuso ha nei confronti degli stessi olandesi e della Real Sociedad, fermata in casa dal Rijeka. Giovedì contro gli spagnoli al San Paolo, battezzato Maradona, basterà un punto per qualificar­si, ma non per difendere il primo posto. Se l’Az batterà il Rijeka sarà testa di serie nella fase eliminator­ia finale, vantando negli scontri diretti con gli azzurri una vittoria e un pari. Ma più che la classifica, è il gioco la preoccupaz­ione di Gattuso. Che ammette nel dopo partita i tanti errori nell’amministra­re il vantaggio e si consola di aver evitato una sconfitta. La concentraz­ione e la determinaz­ione del suo Napoli non sono parse sempre all’altezza di una squadra che si propone di imporre il suo gioco. Il disimpegno è la croce e delizia degli azzurri. Talvolta è così elegante ed efficace da mandare in tilt il pressing avversario e dare l’impression­e di trovarsi di fronte a una squadra di caratura europea. Talvolta è lezioso, tanto impreciso da scoprire il volto temerario di un gruppo non ancora maturo per osare più di ciò che può. È questa contraddiz­ione la prima incompiuta del Napoli, e forse il primo appunto sul taccuino di Gattuso.

Poi c’è una certa confusione di ruoli in fase difensiva. Sulla destra nella ripresa gli azzurri hanno ballato più volte, regalando un rigore evitabilis­simo. E la cerniera serrata, che aveva impedito qualunque spazio alla Roma pochi giorni fa, si è rivelata contro una squadra più mobile e veloce dei gialloross­i una rete con troppi pertugi. Per fortuna non sfruttati dai giovani avversari.

Gli azzurri possono rallegrars­i di essere in prima fila tanto in campionato, quanto in Coppa. Mentre l’anno scorso di questi tempi vivevano una gravissima crisi tecnico-tattica e ambientale. Ma il cammino per riportare stabilment­e il Napoli a lottare per traguardi ambiziosi è ancora tutto da compiere. Gattuso lo sa e glielo si legge in volto. Stavolte il musone è lui, e ne ha più di un motivo.

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