LA JUVE RISCHIA PUNTI E MULTA
La società: «Paratici ha operato con correttezza» L’avvocato Grassani: «Grosso balzo dell’inchiesta»
Paratici indagato, la Juve alza il muro della difesa. Il club bianconero si schiera al fianco del direttore dell’Area Sport con una nota in cui viene data la «conferma» dell’informazione di garanzia da parte della Procura di Perugia, nell’ambito dell’inchiesta sull’esame di italiano sostenuto da Luis Suarez all’Università per stranieri del capoluogo umbro per ottenere la cittadinanza italiana, che il reato contestato è «esclusivamente l’articolo 371 bis c.p.» e che «la società ribadisce con forza la correttezza dell’operato di Paratici e confida che le indagini in corso contribuiranno a chiarire la sua posizione in tempi ragionevoli».
La Juve si mostra quindi tranquilla e convinta che la verità sul caso verrà fuori nell’ambito dell’attività degli inquirenti. A Paratici - sentito dai magistrati perugini lo scorso 20 novembre - viene mossa l’accusa di «false dichiarazioni» in base all’articolo 371 bis del Codice Penale. La Juve replica appunto evidenziando la «correttezza» di quanto fatto dal suo dirigente. D’altra parte già quando era scoppiato il bubbone dell’esame del bomber uruguaiano, il club aveva evidenziato di aver già cambiato obiettivi per l’acquisto dell’attaccante quando era stata sostenuta la prova e che Suarez non era un giocatore della Juve.
COSA RISCHIA? La domanda che ora interessa i tifosi bianconeri è: che cosa rischia la Juve? C’è infatti un’indagine penale in corso ma c’è pure un procedimento sportivo aperto già a settembre dal Procuratore federale, Giuseppe Chinè, che dovrà ora valutare se sulla base delle novità emerse dalla magistratura, sussistano elementi in grado di connotare un presunto illecito sportivo.
L’avvocato Mattia Grassani, uno dei massimi esperti, di diritto sportivo fa il quadro della vicenda: «L’indagine penale ha sicuramente fatto un grosso salto di qualità che avrà ripercussioni anche su quella sportiva. In particolare sotto il profilo dell'art. 32 del Codice di Giustizia Sportiva, che riguarda doveri e divieti in materia di tesseramenti». Il comma 7 di tale articolo recita: «Le società nonché i loro dirigenti, tesserati, soci e non soci di cui all’art. 2, comma 2, che compiano direttamente o tentino di compiere ovvero consentano che altri compiano atti volti ad ottenere attestazioni o documenti di cittadinanza falsi o comunque alterati al fine di eludere le norme in materia di ingresso in Italia e di tesseramento di calciatori extracomunitari, ne sono responsabili applicandosi le sanzioni di cui ai successivi commi 8 e 9». Sanzioni che variano a seconda della gravità del caso. «Se la Procura Federale contesterà l'articolo 32 - sottolinea Grassani - si va all'ammenda alla penalizzazione di punti in classifica». C’è anche il caso estremo, quello dell’illecito sportivo che porterebbe alla retrocessione. Grassani specifica: «Accadrebbe soltanto in caso di affermazione di responsabilità del legale rappresentante in comportamenti legati al tesseramento ma non mi sembrano questi il ruolo e le contestazioni mosse a Paratici».
Il caso è previsto dall’articolo 32 del codice di giustizia sportiva