IL PERSONAGGIO Napoli, Ospina le meraviglie dell’uomo in più
È partito dal basso, secondo di Meret, fino a conquistarsi una alternanza da 24 presenze...
Mentre intorno a sé, come spesso succede in certi casi, qualcuno dell’Az s’è abbracciato, David Ospina se ne è andato sulla linea bianca della propria porta, il confine tra la gioia e la sofferenza, ha messo ordine nei suoi pensieri, ha «rivisto» come Koopmeiners s’era comportato in precedenza, ha tirato il fiato, si è aggiustato il colletto della maglia e poi s’è lanciato verso la sua settima meraviglia: ora nell’album della propria carriera, c’è anche quest’olandese che, sussurrato con rispetto, di fronte a Neymar sparisce, e all’orizzonte c’è pure uno di quegli obiettivi da inseguire, per afferrarlo con le mani. «Perché noi dobbiamo fare il massimo per tornare in Champions League e disputare un grande campionato».
Quando Az-Napoli s’è improvvisamente complicata, David Ospina ha continuato ad essere seraficamente se stesso: non si è scomposto, non si è inquietato, ha lasciato che quegli undici metri - un tormento - si trasformassero in estasi, perché è vero che in genere un portiere è solo, ma deve anche imparare, in quegli istanti, a farsi compagnia.
EL PATRON. Senza saperlo, e anche senza volerlo, David Ospina ha scoperto di essere divisivo - non era nelle sue intenzioni - e si è trovato a capo di un movimento poco ortodosso e assai moderno, quelli che amano la «ripartenza dal basso» e preferiscono portieri che sappiano usare i piedi, possibilmente bene come Pepe Reina, il suo predecessore. Però il Napoli, intanto, aveva scelto Meret, venticinque milioni di euro e un talento che fa innamorare a vista d’occhio: ma il destino nel suo incedere, al secondo allenamento dell’estate del 2018, intervenne brutalmente, mandò l’enfant prodige in sala operatoria e spinse Giuntoli a investigare. Al resto ci ha pensato Lukaku, con due sassate che piegarono le mani di Meret e spinsero Gattuso in un frullatore: dentro Ospina, largo alle fazioni. El patron, da quel momento, ne ha giocate ventiquattro; Meret è «fermo» a venti: l’alternanza procede, quasi senza che diventi rivalità.
L’UOMO DELLE COPPE. Una Community Shield e due coppe d’Inghilterra con l’Arsenal, una coppa Italia con il Napoli, conquistata guardando Meret che para il rigore a Dybala dalla tribuna per colpa di un giallo rimediato nella semifinale: si fa in fretta a chiamarlo il signore delle Coppe.
LA SUA ITALIA. Quando Ospina era al Nizza, Francesco Marroccu, all’epoca direttore sportivo del Cagliari, ci provò e ci andò vicinissimo, aveva ormai il sì. Ma dinnanzi all’Arsenal, al fascino dell’Emirates, e ad una proposta gonfia di sterline, la resa divenne inevitabile. Però Ospina all’Arsenal scoprì di essere moderatamente felice, perché alle spalle di Cech è difficile scorgere uno spiraglio: il Napoli si catapultò su di lui quando Meret si fece male e fino al 2022 c’è un percorso da affrontare assieme. Dei portieri, si ricordano prodezze esaltanti o, maledizione, le «papere»: all’Olimpico di Roma, 11 gennaio scorso, a otto minuti dalla fine a Ospina «scappa» il controllo e quindi il pallone, che Immobile spedì in porta per l’1-0 della Lazio. E da quel momento che Ospina aspettava una serata così.
Quando contro l’Az le cose si mettevano male è rimasto lucido e ha dato sicurezza
IL RICORSO. Mentre il Napoli ora attende che si pronunci il Collegio di Garanzia del Coni, sul ricorso contro la sentenza per la partita non giocata a Torino con la Juve, quello 0-3 a tavolino e il punto di penalizzazione che ha messo d’accordo Giudice Sportivo e Corte Sportiva d’Appello Federale. Il carteggio è stato depositato ieri da Mattia Grassani e da Enrico Lubrano, due avvocati, quattro mani anche stavolta. Per chiudersi un'altra porta alle spalle.
Su Koopmeiners ha fatto una magia. Non si nasconde e vuole tornare in Champions