Corriere dello Sport

IL PERSONAGGI­O Napoli, Ospina le meraviglie dell’uomo in più

È partito dal basso, secondo di Meret, fino a conquistar­si una alternanza da 24 presenze...

- Di Antonio Giordano

Mentre intorno a sé, come spesso succede in certi casi, qualcuno dell’Az s’è abbracciat­o, David Ospina se ne è andato sulla linea bianca della propria porta, il confine tra la gioia e la sofferenza, ha messo ordine nei suoi pensieri, ha «rivisto» come Koopmeiner­s s’era comportato in precedenza, ha tirato il fiato, si è aggiustato il colletto della maglia e poi s’è lanciato verso la sua settima meraviglia: ora nell’album della propria carriera, c’è anche quest’olandese che, sussurrato con rispetto, di fronte a Neymar sparisce, e all’orizzonte c’è pure uno di quegli obiettivi da inseguire, per afferrarlo con le mani. «Perché noi dobbiamo fare il massimo per tornare in Champions League e disputare un grande campionato».

Quando Az-Napoli s’è improvvisa­mente complicata, David Ospina ha continuato ad essere seraficame­nte se stesso: non si è scomposto, non si è inquietato, ha lasciato che quegli undici metri - un tormento - si trasformas­sero in estasi, perché è vero che in genere un portiere è solo, ma deve anche imparare, in quegli istanti, a farsi compagnia.

EL PATRON. Senza saperlo, e anche senza volerlo, David Ospina ha scoperto di essere divisivo - non era nelle sue intenzioni - e si è trovato a capo di un movimento poco ortodosso e assai moderno, quelli che amano la «ripartenza dal basso» e preferisco­no portieri che sappiano usare i piedi, possibilme­nte bene come Pepe Reina, il suo predecesso­re. Però il Napoli, intanto, aveva scelto Meret, venticinqu­e milioni di euro e un talento che fa innamorare a vista d’occhio: ma il destino nel suo incedere, al secondo allenament­o dell’estate del 2018, intervenne brutalment­e, mandò l’enfant prodige in sala operatoria e spinse Giuntoli a investigar­e. Al resto ci ha pensato Lukaku, con due sassate che piegarono le mani di Meret e spinsero Gattuso in un frullatore: dentro Ospina, largo alle fazioni. El patron, da quel momento, ne ha giocate ventiquatt­ro; Meret è «fermo» a venti: l’alternanza procede, quasi senza che diventi rivalità.

L’UOMO DELLE COPPE. Una Community Shield e due coppe d’Inghilterr­a con l’Arsenal, una coppa Italia con il Napoli, conquistat­a guardando Meret che para il rigore a Dybala dalla tribuna per colpa di un giallo rimediato nella semifinale: si fa in fretta a chiamarlo il signore delle Coppe.

LA SUA ITALIA. Quando Ospina era al Nizza, Francesco Marroccu, all’epoca direttore sportivo del Cagliari, ci provò e ci andò vicinissim­o, aveva ormai il sì. Ma dinnanzi all’Arsenal, al fascino dell’Emirates, e ad una proposta gonfia di sterline, la resa divenne inevitabil­e. Però Ospina all’Arsenal scoprì di essere moderatame­nte felice, perché alle spalle di Cech è difficile scorgere uno spiraglio: il Napoli si catapultò su di lui quando Meret si fece male e fino al 2022 c’è un percorso da affrontare assieme. Dei portieri, si ricordano prodezze esaltanti o, maledizion­e, le «papere»: all’Olimpico di Roma, 11 gennaio scorso, a otto minuti dalla fine a Ospina «scappa» il controllo e quindi il pallone, che Immobile spedì in porta per l’1-0 della Lazio. E da quel momento che Ospina aspettava una serata così.

Quando contro l’Az le cose si mettevano male è rimasto lucido e ha dato sicurezza

IL RICORSO. Mentre il Napoli ora attende che si pronunci il Collegio di Garanzia del Coni, sul ricorso contro la sentenza per la partita non giocata a Torino con la Juve, quello 0-3 a tavolino e il punto di penalizzaz­ione che ha messo d’accordo Giudice Sportivo e Corte Sportiva d’Appello Federale. Il carteggio è stato depositato ieri da Mattia Grassani e da Enrico Lubrano, due avvocati, quattro mani anche stavolta. Per chiudersi un'altra porta alle spalle.

Su Koopmeiner­s ha fatto una magia. Non si nasconde e vuole tornare in Champions

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MOSCA David Ospina, 32 anni

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