CALAFIORI, TALENTO NATO IN VATICANO
Dai campi della Petriana, con vista San Pietro, al vicino rinnovo con la Roma per 5 anni ancora
La sua storia ha stregato i bambini che sognano di diventare calciatori e che per colpa del Covid non possono neppure allenarsi. Riccardo Calafiori ce l’ha fatta, a diciotto anni è entrato nel mondo dei grandi con una feroce forza di volontà, ha ripreso a giocare dopo un gravissimo infortunio al ginocchio, la paura di non farcela, l’intervento negli Stati Uniti per ricostruire tutta l’articolazione, il lento recupero, la convinzione di aver vinto la partita più importante nell’Olimpico deserto, giovedì sera: «Sono nato per giocare al calcio», ha detto con orgoglio dopo aver segnato quell’eurogol, che aveva già provato con un tiro carico di effetto all’inizio della partita.
IL CONTRATTO. Per lui è già pronto il nuovo contratto e non è il premio per la prestazione in Europa League. Mancano solo pochi dettagli, Raiola, il suo agente, ha già parlato con Fienga e De Sanctis. E’ pronto il rinnovo per cinque anni, portando la scadenza dal 2022 al 2025, a 600.000 euro a stagione, più i premi. Si attenderà l’arrivo del nuovo direttore generale Tiago Pinto per annunciarlo. Oggi Calafiori è inserito in pianta stabile in prima squadra, è l’alternativa a Spinazzola, un terzino sinistro cresciuto nel vivaio, cinquanta anni dopo Francesco Rocca, il mitico Kawasaki, anche se Riccardo fisicamente ricorda di più Facchetti.
In una partita di Youth League contro il Plzen aveva visto andare in frantumi il ginocchio: rottura di legamenti, menischi e capsula. Era il 4 ottobre 2018, la paura di non riuscire più neanche a camminare, per colpa di un’entrata violentissima. Le lacrime, il viaggio negli Stati Uniti, con il suo procuratore e i suoi genitori. Adesso è un ricordo lontano.
RAIOLA. Oggi vederlo giocare a certi livelli è motivo di soddisfazione per Mino Raiola, uno che di grandi calciatori se ne intende: «Riccardo può diventare uno dei big in Europa, ha tutto per essere un campione, deve solo crescere in santa pace. Per me è un piacere vedere un ragazzo e la sua famiglia felici. Io mi considero più fortunato di lui ad avere l’onore di lavorarci insieme», ci ha detto ieri sera.
SAN PIETRO. Calafiori ha cominciato alla scuola calcio della Petriana dal 2008 al 2010, dieci anni fa ha vinto il torneo Galeazzi. Il suo allenatore del tempo, Francesco Castagnino, è scomparso a settembre, è stato per 25 anni alla guida della scuola calcio con i giovani. Stefano Settimi è il presidente del club, 220 ragazzi iscritti, la proprietà è americana, la Fondazione Cavalieri Colombo. Il campo ha il Cupolone sullo sfondo. Un tempo era la squadra dei preti, da sempre considerata la struttura calcistica più vicina al Vaticano. Per tutta la comunità è motivo di orgoglio vedere Riccardo arrivare a questi livelli: «Prima la Petriana era il vecchio oratorio di San Pietro, ora è anche Polisportiva, con due campi, ma la scuola calcio è rimasta in via santa Maria Mediatrice. Abbiamo una grande tradizione che vogliamo portare avanti. Riccardo si merita grandi soddisfazioni, lo abbiamo celebrato sul nostro sito ufficiale», racconta il presidente.
Il gol da dedicare a De Rossi, che è più di un esempio da seguire. Ha voluto la maglia numero 61 perché è il 16 al contrario, il numero indossato per una vita nella Roma da Daniele. Un numero che nessuno ha preso nell’attuale rosa, per rispetto dell’ex capitano giallorosso. Ddr si è commosso per la dedica. I titolari in prima squadra lo stimano. Dopo un gol in Champions Dzeko festeggiò davanti alle telecamere mostrando la maglia del ragazzo. Che ora è diventato a tutti gli effetti uno di loro. Un titolare.
Nel 2018 il brutto infortunio e ora il rilancio. Raiola: «Diventerà un big»