Corriere dello Sport

Varney, la Nazionale scarta il regalo

AUTUMN CUP: GALLES-ITALIA A LLANELLI (ORE 17.45)

- Di Francesco Volpe

Carmarthen, Rhoshill, Ysgol y Preseli, Llanelli. No, non sono i personaggi di una cruenta epopea nordica. Sono le tappe della giovane vita di Stephen Lorenzo Varney, mediano di mischia gallese, il cui secondo nome di battesimo tradisce le origini italiane che lo hanno proiettato nel giro azzurro. A Carmarthen è nato, a Rhoshill è cresciuto, a Ysgol y Preseli ha studiato e scoperto il rugby, a Llanelli è stato rifiutato. Sì, Varney sognava di entrare nell’Academy degli Scarlets e quella bocciatura l’ha spinto prima a dedicarsi al golf (sic!) e poi tra le braccia dei selezionat­ori azzurri. Under 18, Under 20 e ora la prima squadra, che oggi lo vede per la prima volta titolare. A Llanelli e contro il Galles. Per chiudere un cerchio e, chissà, magari battezzare la sua nuova avventura con una vittoria che all’Italia manca da un anno esatto. Varney ha già sconfitto il Galles con la U.18, segnando due mete da subentrant­e, e con l’U.20 (a febbraio), dividendo come oggi la mediana con Paolo Garbisi (39 anni in due...). Hai visto mai?

«Da ragazzino andavo spesso a trovare i nonni. E lì si mangiava e si respirava italiano - racconta Stephen, 19 anni. Mamma Valeria è nata in Galles da Adriana, cesenate, e Luigi, originario di Bedonia, sull’Appennino parmigiano, entrambi emigrati oltremanic­a dopo la guerra. Il papà di Adriana, Carlo, era stato catturato in Nordafrica durante il conflitto e tenuto prigionier­o nel Principato. «Spesso venivamo a trovare i parenti in Romagna. Lì ho ancora zii e cugini» aggiunge il nostro.

COVID.Tutti i gallesi, recita un vecchio adagio, sono nati su un campo da rugby o vi sono stati concepiti. Non sappiamo dove papà Adrian abbia concepito Stephen e Alex (il fratello maggiore), certo è che anche lui giocava: terza linea nel Neath e nell’Aberavon. Trasferito­si all’Hartpury College per studiare scienza dello sport, Stephen ha ripreso in mano il pallone ovale ed è entrato all’Academy del Gloucester, il club degli altri oriundi Polledri e Braley. In questo drammatico 2020 ha letteralme­nte bruciato le tappe. In febbraio giocava il Sei Nazioni con l’U.20 azzurra, ad agosto è stato lanciato in Premiershi­p (all’ala: 4 mete in 7 partite...) e ad ottobre è arrivata la chiamata di Franco Smith.

Se ha esordito solo il 14 scorso contro la Scozia, 25’ al posto di Violi, è per colpa del Covid, contratto durante le vacanze. «Sono rimasto dieci giorni in camera con una cyclette e i pesi. E’ stato durissimo, anche mentalment­e. Non ho mai avuto dubbi sulla Nazionale da scegliere. La FIR ha creduto in me e la parte italiana della mia famiglia mi ha sempre fatto “vivere” questo Paese bellissimo. Nel gruppo ho ritrovato ragazzi della mia U.20 e ciò ha facilitato il mio inseriment­o. Ho tanti stimoli e nessun rimpianto». Yng ngheg y blaidd, Stephen. In bocca al lupo.

Talento di 19 anni, snobbato dai tecnici gallesi, è in azzurro grazie alla mamma

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