Stadio Maradona, Napoli ha scelto
Dalla giunta comunale arriva il sì alla ridenominazione del San Paolo Manca solo l’ok del Consiglio Cambia nome anche la stazione della Cumana
La proposta approvata all’unanimità dalla Giunta Il San Paolo prenderà il nome del suo 10 più grande e amato
Il ricordo di Maradona allo stadio San Paolo
Quello che per sessantadue anni è stato considerato convenzionalmente come un teatro, ora è ufficialmente diventato un tempio nel quale provare a sorridere e gioire e semmai anche pregare, lasciando che i sentimenti ondeggino tra i ricordi e la tristezza. Quello che per chiunque è stato semplicemente il «San Paolo» adesso si trasforma in luogo di culto, l’altare alla memoria di quel genio senza tempo da evocare con lo sguardo; però è pure una traccia di umanissima malinconia che contiene in sé la tentazione d’avvertirne la presenza. Quello che sembra uno stadio in realtà s’è trasformato in tante cose assieme, ora sa di Cattedrale del football: e da ieri, dopo che all’unanimità la Giunta del Comune di Napoli ha approvato la proposta della Commissione Consultiva per la Toponomastica, c’è pure contenuto un spicchio della vita - mica solo calcistica - d’una città ferita e che adesso, entrando in quella Cripta, si riconoscerà nel suo dio laico. Nello «Stadio Diego
Armando Maradona», tutto saprà di lui, del «più grande calciatore di tutti i tempi», di ciò che l’amministrazione comunale, in attesa dell’autorizzazione del Prefetto, ha elencato, in un affresco commemorativo che affonda in un passato gioioso con il quale forse prova ad elaborare questo lutto collettivo.
A LUI LO STADIO. La burocrazia s’è inginocchiata a Maradona, ha spostato i paletti classici e sorvolato i percorsi più tortuosi, ha persino messo assieme le anime più diverse della politica, i loro contrasti classici, ed ha proceduto a tempo di record, in nove giorni dalla scomparsa di quel fenomeno «i cui altissimi meriti sono stati riconosciuti con la nomina ad ambasciatore della FIFA». Perché Maradona ha rappresentato l’orgoglio di un’epoca che resterà e per sempre con «il suo immenso talento e la sua magia, che hanno onorato per sette anni la maglia del Napoli, regalandole i due scudetti della storia e altre coppe prestigiose». Ma in quello Stadio Armando Maradona, tutto per lui e solo per lui, si respirerà ciò che il fuoriclasse ha rappresentato, «il simbolo di una squadra alla quale ha dimostrato che è possibile rialzarsi e vincere, offrendo pure un messaggio di speranza e di bellezza alla città che si identifica pienamente in lui e gli ha perdonato le debolezze e le fragilità dell’uomo che mai hanno offuscato la grandezza del campione». E poi a sera quel tweet di celebrazione del Napoli calcio: «Benvenuti allo stadio Diego Armando Maradona»: in pochissimo oltre diecimila cuori.
C’E’ CHI DICE NO. C'era una volta il «San Paolo», con le sue liturgie, che adesso resteranno lì dentro, nel sacrario di «Diego Armando Maradona», per il quale non c’è pace mai, neanche adesso, mentre al Cardinale Sepe è arrivata una lettera dei sacerdoti napoletani, insorti per l’abolizione «dei segni d’una fede» e che provano a difendere quello stadio da lasciare intolato «al Santo che ci ha portato Gesù».
MOSTRA. Ma in questa corsa contro il tempo, una specie d’assai triste duello politico, stamani la stazione della Cumana di Piazzale Tecchio, scoprirà i suoi murales (tra i quali non c’è quello di Ferlaino, il presidente degli scudetti) e si chiamerà «Mostra-stadio Maradona». Cerimonia a numero chiuso, tra i responsabili della Eav, il Governatore De Luca, De Laurentiis (forse con Osimhen) e nessun rappresentante del Comune. Prossima fermata, in nome di Diego?
I sacerdoti hanno inviato una lettera di protesta al cardinale Sepe