NAPOLI E GATTUSO SENZA PAURA
Gli azzurri sono condannati a vincere le ultime due gare Nell’albergo di Firenze, scene già viste tre anni fa: dall’ottimismo all’ansia, ma c’è voglia di reagire
Come tre anni fa, però stavolta l’albergo è diverso: quando sembra che sia fatta, o possa succedere, mentre il cronometro si sta avviando impietosamente verso il novantesimo, le mani di chiunque finiscono nei capelli. Ma adesso non sono volate le sedie, magari qualche imprecazione al vento, e però dipende dal Napoli ora: vincere e basta, per lasciarsi alle spalle la Vecchia Signora e pure quei fantasmi che, chiaramente, aleggiano tra i pensieri sparsi d’una vigilia che si trasforma in un battito di ciglia da euforica a riflessiva, con un filo di paura che si avverte nell’aria.
IL SILENZIO. Al minuto 88', proprio un istante dopo che la classifica avrebbe richiesto uno sforzo minimo al Napoli, gli sarebbe persino (forse) bastato perdere, fischio di Calvarese e silenzio dinnanzi al televisore, dove s’era appena radunata una squadra che insegue la Champions e che con Madame dovrà giocarsela sino al novantesimo (ma recupero incluso) dell’ultima giornata. Non è volata una mosca, o anzi sì, e sono ricomparse le ombre, perché adesso è vietato concedersi il minimo errore, se non si vorrà vanificare la rincorsa del girone di ritorno e starsene a raccogliere i cocci tra i rimpianti del passato.
TUTTO DA SÉ. Il Napoli sarà in Champions se dovesse essere capace di sfilare via da questa tormenta emozionale che ora sta avvertendo dentro di sé: ha messo assieme trentanove punti in diciassette partite e sa che non basterebbero se non ne arrivassero altri sei, tre stasera e tre nell’ultima con il Verona, evitando di smarrirsi proprio adesso. Chissà che notte sarà stata vissuta, se Gattuso sarà riuscito ad addormentarsi e a mandare a nanna, evitando l’uso di camomilla, la squadra, o se invece, come toccò a Sarri, avrà dovuto spiegare che bisognerà isolarsi, andare oltre, dimenticare e raccogliere rabbiosamente ciò che il caso, il fato o il destino ha spostato un po’ più in là.
SENZA PAURA. Però, come con il Milan e con la Roma, come dopo il pareggio con il Cagliari e in questi tre mesi che sono stati indispensabili per lenire le ferite dell’inverno tortuoso, il Napoli si è guardato in faccia, con un ghigno assai espressivo, ed ha puntato alla Fiorentina: «Senza paura». Sei punti, in aritmetica, fanno la Champions e anche una cinquantina di milioni, oltre al prestigio di poterla vivere.
DIVIETO DI SOSTA.All’ottantasettesimo, e senza doversi neanche sforzare più di tanto, il Napoli aveva percezione di avere un piede (quasi) in Champions League e poteva quasi apparecchiare la tavola, da condividere con le Grandi: 73 punti, come la Juventus, con una partita in meno della Juventus e però anche con una differenza reti perlomeno rassicurante. E se fosse andata male a Firenze, pur dovendo aspettare comunque il Milan da evitare in una ormai improbabile classifica avulsa, nell’ultima, si sarebbe presentato complessivamente ottimista. Ora è proibito rallentare, non ci sono alternative, vincere
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