«I miei piazzamenti? Sono come dei pareggi»
La maledizione dell’azzurro: in questa stagione appena una vittoria ma per ben 15 volte tra i primi quattro Trentin: «Purtroppo alla fine sono soltanto i successi a fare la differenza e a definire il bilancio personale. Ora devo ritrovare il guizzo che av
L’inseguimento di Matteo Trentin continua. Quel puntino in fondo al tunnel si chiama vittoria, ha un sapore dolcissimo finché non diventa una maledizione. Un appuntamento rinviato sul più bello che lascia la bocca asciutta. Il corridore trentino, classe 1989, si appresta a chiudere una stagione vissuta da protagonista, ma con una sola gioia all’attivo. Quindici piazzamenti nei primi quattro da febbraio in poi sono sinonimo di forza e costanza, gli sono valsi la doppia chiamata da capitano-regista della Nazionale all’Europeo e al Mondiale, ma l’unico primo posto raccolto (al Trofeo Matteotti) non basta a sfamare la sua voglia infinita di successi.
Piazzato dalle classiche del nord alla Vuelta, dalle corse a tappe più brevi a quelle di un giorno. In questa settimana, in sole 48 ore, è arrivato due volte secondo tra Coppa Agostoni e Giro del Veneto. Poi si è sfogato senza remore: «Se non arrivo in solitaria, non riesco più a vincere. Sono stufo di commentare i piazzamenti».
Trentin, è riuscito a smaltire la rabbia o ci ha fatto l’abitudine?
«La verità è che siamo a ottobre inoltrato e ho ancora voglia di correre, perché la condizione è eccellente. Altrimenti mi sarei già fermato. Però non è il caso di demordere, domenica (domani; ndr) sarò alla Veneto Classic per vincere e lasciare il segno senza pensare a quello che ho fatto fin qui».
Si è dato una spiegazione per questa raffica di piazzamenti?
«Devo lavorare di più sullo spunto veloce, non c’è niente da fare. Molte volte sono salito sul podio dopo una volata e in quelle situazioni non riesco a uscirne da vincitore. So già dove puntare in vista della prossima stagione perché altrove vado forte ovunque, che sia salita, discesa o pianura. Questo mi conforta e non mi fa vedere tutto nero».
Che voto si darebbe dopo questi 72 giorni di gara stagionali?
«Come annata non è stata facile da decifrare. Una sola vittoria, ma soprattutto una continuità che in carriera non avevo mai avuto. Un 7? No, no. Di meno (ride; ndr). Contano le vittorie ed è inutile mentire, perché i miei piazzamenti equivalgono a tanti pareggi per una squadra di calcio. Alla fine sono i successi che fanno la differenza e definiscono il bilancio personale. Devo ritrovare il guizzo che avevo in volata alcuni anni fa».
Aleggia ancora il fantasma per il Mondiale perso nel 2019 nella volata a due contro Pedersen?
«Assolutamente no. Questa è una leggenda tirata fuori da qualcuno. L’ho già sentita altre volte e non ci faccio più caso».
Allena anche la mente per reggere queste pressioni crescenti?
«Ho imparato a voltare pagina. Non sono più un ragazzino, a 32 anni conosco bene il ciclismo e mi sono accorto che è cresciuto di livello in modo esponenziale. Forse su certi cambiamenti mi sono fatto trovare impreparato, ma dagli errori si riparte per andare avanti e non per arretrare».
Domani la ritroveremo ancora davanti nel finale della Veneto Classic?
«Con la UAE Emirates non abbiamo definito la strategia, ma io parto sempre per fare bene. Il tracciato mi piace, l’abbiamo affrontato anche al campionato italiano dell’anno scorso e poi Bassano del Grappa non è lontana da casa mia a Borgo Valsugana. Sono strade che conosco, non mi farò trovare impreparato».
LacadutaalMondialenelleFiandre brucia quanto un secondo posto?
«Mi girano ancora le scatole. Soprattutto perché stavo molto bene. Lo dicono i risultati visto che dall’Europeo in poi nelle corse che ho affrontato non sono mai uscito dai primi cinque al traguardo».
Cosalelascial’esperienzafattacon Cassani come c.t. della Nazionale? «Mi ha fatto crescere come atleta. Con l’Italia ho sempre dato tutto, lui mi ha dato fiducia anche quando nessuno me la dava. Penso soprattutto al 2018. Quell’anno ho vinto l’Europeo, ma arrivavo da un lungo periodo senza successi e da un brutto infortunio. Devo ringraziarlo, mi spiace tantissimo non avergli regalato il Mondiale di due anni fa».
Vedendo il nuovo Tour de France le è già venuta voglia per il 2022?
«No, non ci penso nemmeno! Sono esausto, non vedo l’ora di staccare la spina perché sto correndo da fine gennaio da una gara all’altra».
«Sarò alla Veneto Classic per vincere e lasciare il segno, senza pensare a tutto quello che ho fatto sino a questo momento»
«Forse su certi cambiamenti mi sono fatto trovare impreparato, ma dagli errori si riparte per andare avanti e non per arretrare»
Ha già progettato le meritate vacanze?
«In realtà mi tufferò nel progetto legato a BeKing, il Criterium di beneficenza per pro’ che sto organizzando con mia moglie Claudia a Monaco per il 28 novembre. È nato da una mia idea, ci tengo molto perché è pensato per i bambini con la presenza di tanti campioni».