«Bomber e rose ampie fattori decisivi per la A»
Delio Rossi vede così un torneo equilibrato
Delio Rossi ha una carriera molto importante da allenatore in A, ma non ha mai dimenticato il suo primo amore, la B (che ha ottenuto tre promozioni, ndc). La segue sempre con attenzione, contento di poter registrare un progresso nel gioco e nella mentalità. «Sì, contrariamente agli anni scorsi, si nota un’evoluzione. Le squadre sono generalmente più propositive, si punta a costruire e meno a contenere gli avversari».
Merito degli allenatori?
«Beh, sì, anche, d’altronde in questo torneo si va sul sicuro, con profili importanti, alcuni dei quali hanno conosciuto la A. Dico Baroni, Pecchia, D’Angelo, Inzaghi, Stroppa, Iachini e tanti altri, non vorrei dimenticare qualcuno».
Ma la differenza la faranno i gol.
«Come al solito. Avere in squadra elementi da doppia cifra che sappiano finalizzare la manovra è essenziale, non a caso il Lecce lì davanti ha Coda e Strefezza che sono il primo e il secondo cannoniere di B. Ci sono anche squadre che puntano più sulla cooperativa del gol, tipo Cremonese, Pisa e Brescia, ma è chiaro che Lapadula del Benevento, Charpentier del Frosinone e simili potranno rappresentare un valore aggiunto».
EraesplosoLorenzoLuccanelPisa, poi si è fermato: perché?
«E’ molto giovane, deve crescere e poi ha una struttura fisica possente per cui deve stare sempre al meglio, particolare non secondario giocamdo ogni tre giorni».
Il calendario compresso può incidere?
«Di certo non aiuta, però… c’è il Covid e dobbiamo farcene una ragione. Certo che la pandemia ha stravolto anche il calcio, basti pensare alla regola delle 5 sostituzioni».
Quanto ha modificato i parametri questa nuova regola?
«Direi completamente, adesso puoi cambiare mezza squadra in corso d’opera. Sono avvantaggiate quelle con le rose più ampie».
In B è arrivato anche il Var.
«Tutte le novità tecnologiche sono ben accette, anche se… non bisognerebbe farne un uso improprio. E’ questione di interpretazioni. A volte non vanno a rivedere, altre si perdono 3, 4 minuti per un fuorigioco: così il calcio perde di spontaneità e non va bene».
Il calcio negli ultimi due anni è cambiato molto… .
«Già, stadi chiusi e partite ravvicinate, abitudini rivoluzionate. Mi dispiace che l’Italia non ne abbia approfittato per la riforma dei campionati, tanto valeva ristrutturare il sistema».
Lei come lo avrebbe modificato?
«Semplice, riducendo le squadre. Serie A a 18 e due gironi da 20 di B, riannettendo piazze importanti come Palermo, Bari eccetera. Poi semiprofessionismo».
E la serie C?
«Vi sembra che il sistema possa sostenere 60 squadre di C senza ricavi e con le inevitabili conseguenze a cascata sui dipendenti? Io credo di no».
«Il livello qualitativo si è alzato. Le punte faranno alla fine ancora la differenza»
Oggi Delio Rossi cosa fa?
«Studio, mi aggiorno, seguo i campionati italiani e quelli esteri, sostanzialmente – sorride aspetto che qualcuno mi chiami».