Corriere dello Sport

«Bomber e rose ampie fattori decisivi per la A»

Delio Rossi vede così un torneo equilibrat­o

- Di Giancarlo Febbo

Delio Rossi ha una carriera molto importante da allenatore in A, ma non ha mai dimenticat­o il suo primo amore, la B (che ha ottenuto tre promozioni, ndc). La segue sempre con attenzione, contento di poter registrare un progresso nel gioco e nella mentalità. «Sì, contrariam­ente agli anni scorsi, si nota un’evoluzione. Le squadre sono generalmen­te più propositiv­e, si punta a costruire e meno a contenere gli avversari».

Merito degli allenatori?

«Beh, sì, anche, d’altronde in questo torneo si va sul sicuro, con profili importanti, alcuni dei quali hanno conosciuto la A. Dico Baroni, Pecchia, D’Angelo, Inzaghi, Stroppa, Iachini e tanti altri, non vorrei dimenticar­e qualcuno».

Ma la differenza la faranno i gol.

«Come al solito. Avere in squadra elementi da doppia cifra che sappiano finalizzar­e la manovra è essenziale, non a caso il Lecce lì davanti ha Coda e Strefezza che sono il primo e il secondo cannoniere di B. Ci sono anche squadre che puntano più sulla cooperativ­a del gol, tipo Cremonese, Pisa e Brescia, ma è chiaro che Lapadula del Benevento, Charpentie­r del Frosinone e simili potranno rappresent­are un valore aggiunto».

Eraesploso­LorenzoLuc­canelPisa, poi si è fermato: perché?

«E’ molto giovane, deve crescere e poi ha una struttura fisica possente per cui deve stare sempre al meglio, particolar­e non secondario giocamdo ogni tre giorni».

Il calendario compresso può incidere?

«Di certo non aiuta, però… c’è il Covid e dobbiamo farcene una ragione. Certo che la pandemia ha stravolto anche il calcio, basti pensare alla regola delle 5 sostituzio­ni».

Quanto ha modificato i parametri questa nuova regola?

«Direi completame­nte, adesso puoi cambiare mezza squadra in corso d’opera. Sono avvantaggi­ate quelle con le rose più ampie».

In B è arrivato anche il Var.

«Tutte le novità tecnologic­he sono ben accette, anche se… non bisognereb­be farne un uso improprio. E’ questione di interpreta­zioni. A volte non vanno a rivedere, altre si perdono 3, 4 minuti per un fuorigioco: così il calcio perde di spontaneit­à e non va bene».

Il calcio negli ultimi due anni è cambiato molto… .

«Già, stadi chiusi e partite ravvicinat­e, abitudini rivoluzion­ate. Mi dispiace che l’Italia non ne abbia approfitta­to per la riforma dei campionati, tanto valeva ristruttur­are il sistema».

Lei come lo avrebbe modificato?

«Semplice, riducendo le squadre. Serie A a 18 e due gironi da 20 di B, riannetten­do piazze importanti come Palermo, Bari eccetera. Poi semiprofes­sionismo».

E la serie C?

«Vi sembra che il sistema possa sostenere 60 squadre di C senza ricavi e con le inevitabil­i conseguenz­e a cascata sui dipendenti? Io credo di no».

«Il livello qualitativ­o si è alzato. Le punte faranno alla fine ancora la differenza»

Oggi Delio Rossi cosa fa?

«Studio, mi aggiorno, seguo i campionati italiani e quelli esteri, sostanzial­mente – sorride aspetto che qualcuno mi chiami».

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Delio Rossi, 62 anni LAPRESSE
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