Corriere dello Sport

Sorpresa: Magnussen sulla Haas

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Incredibil­e: la Haas ha ripreso per due anni Kevin Magnussen, licenziato alla fine del 2020. Il danese, che era andato a correre negli Usa e ha saltato un anno in Formula 1, sostituisc­e Nikita Mazepin, russo che ha perso il posto in seguito alla crisi per l’invasione dell’Ucraina.

L'ingaggio di Magnussen è un boccone molto amaro per Antonio Giovinazzi e per la stessa Ferrari, che voleva sistemare l’italiano alla Haas dopo aver perso l’occasione con l’Alfa Sauber, rivoltasi a Valtteri Bottas (ex Mercedes). Una beffa per Maranello, visto che Mattia Binotto si era speso in favore di Giovinazzi il quale oggi, pur guidando in Formula E, è terzo pilota del Cavallino, nonché riserva di Alfa Sauber e a disposizio­ne della stessa Haas! Nel contempo Toto Wolff è riuscito a piazzare i suoi piloti dove ha voluto, e un successo analogo è stato ottenuto dalla Red Bull con l’ingresso di Alex Albon alla Williams.

Peccato. L’Italia rimane così alla finestra sul fronte piloti, pur detenendo due GP (Imola e Monza), due squadre (Ferrari e Alpha Tauri), la leadership di Stefano Domenicali, il gommista unico Pirelli e fornitori di eccellenza come Brembo.

Magnussen, 29 anni, ha corso in Formula 1 per sei stagioni tra McLaren (2014), Renault (2016) e Haas (2017-2021). Affianca Mick Schumacher. La Haas cerca così di uscire da un periodo nero in cui ha rotto con lo sponsor e in Bahrain ha ricevuto con grave ritardo i materiali per un’avaria del cargo: oggi salterà la mattinata e dovrebbe farcela al pomeriggio con Pietro Fittipaldi. Da domani girerà Schumacher

e sabato anche Magnussen.

VI FACCIO CAUSA. Tra l’altro Dmitry Mazepin, oligarca molto vicino a Putin, padre del pilota Nikita (da ieri sottoposto a misure restrittiv­e anche dalla UE), ora minaccia di fare causa al team statuniten­se per la rescission­e del contratto di sponsorizz­azione da 30 milioni di dollari. Ieri il figlio ha sfogato la sua amarezza con parole pesanti: «Ho saputo del mio licenziame­nto assieme alla stampa. Certamente non voglio tornare da gente che non mi vuole: la Formula 1 è pericolosa, devi fare affidament­o e credere nella squadra con cui lavori e, insomma, questa fiducia nella Haas non c’è più. Ho perso il sogno cui stavo lavorando da diciotto anni».

Il ragazzo ha anche detto di voler fondare un’associazio­ne «che sostenga i piloti che hanno perso la possibilit­à di competere in questo sport al più alto livello per una decisione non sportiva». In questo momento storico: russi e bielorussi. Ma dimentica che anche 30 milioni di dollari all’anno per permetterg­li di guidare costituisc­ono una «decisione non sportiva». La fondazione dovrebbe chiamarsi “We compete as one” per fare il verso all’iniziativa sociale “We race as one” sostenuta da Lewis Hamilton.

Cacciato alla fine del 2020, ha beffato Giovinazzi. Mazepin vuole fare causa

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