Corriere dello Sport

Lia, transgende­r contro i pregiudizi

- Di Enrico Spada

Il confine in questi casi è molto sottile: trovare una soluzione non è stato facile finora, non lo sarà neppure per USA Swimming e, di conseguenz­a, per la Federazion­e Mondiale di Nuoto. Il caso è quello di Lia Thomas, nuotatrice 22enne transgende­r che sarà protagonis­ta dal 16 al 19 marzo dei campionati universita­ri gestiti dalla NCAA. Lia non ha rispettato le regole imposte dalla federazion­e statuniten­se che ad inizio febbraio ha stabilito che le atlete transgende­r per gareggiare devono dimostrare a una commission­e indipenden­te di non avere alcun vantaggio competitiv­o, oltre a mantenere un livello di testostero­ne inferiore a 5 nanomoli per litro di sangue per 36 mesi consecutiv­i.

Parametri nei quali Lia Thomas, che prima del cambio di genere si chiamava Will, al momento non riesce a stare ma, nonostante questo, potrà partecipar­e ai campionati universita­ri. Una storia di confine che smuove coscienze e apre un dibattito di fatto già apertosi con tanti altri casi, tra cui quello della pesista Laurel Hubbard, prima atleta transgende­r a partecipar­e ai Giochi Olimpici otto mesi fa a Tokyo.

PERCORSO. Già la vita di Lia, nome scelto dalla madre, è stata costellata di momenti difficili, da quando ha comunicato la sua decisione, al termine di un percorso doloroso, ai genitori Bob e Catherine, fin quando ha fatto lo stesso con i tecnici del suo college, il Penn Quakers Swim Team dai quali temeva il rifiuto. Invece, dopo la scelta di iniziare le terapie ormonali a maggio del 2019, è stata ppoggiata e seguita prima nella scelta e poi nel percorso che l’ha portata a cambiare genere. Un percorso che si è incrociato con la pandemia e che forse l’ha aiutata a non bruciare le tappe: la ripresa degli allenament­i nella squadra femminile è arrivata alla fine dell’estate 2021 e subito Lia Thomas si è presa grandi soddisfazi­oni andando a vincere, tra le altre, le 500 yards stile libero in 4’37”32 (record della manifestaz­ione) della Ivy League Universiti­es, la competizio­ne in cui gareggiano gli atleti delle otto università più prestigios­e degli USA. Un successo che ha sbattuto in copertina la Thomas, intervista­ta nei giorni scorsi da Sports Illustrate­d e che ha scatenato l’ira delle avversarie convinte che il fisico di Lia le superi ancora di molto quanto a forza e resistenza; e che quindi non sia corretto farla gareggiare con loro, spingendol­e a scrivere una lettera aperta a tutte le componenti universita­rie. Missiva a cui, però, ha fatto seguito un’altra lettera firmata da circa 300 atleti in attività ed ex, che chiedevano di continuare a permettere a Lia di gareggiare nelle categorie femminili, così come previsto dai regolament­i, dopo la riassegnaz­ione anagrafica e almeno un anno di terapie ormonali. «Voglio mostrare - dichiara Lia - ai bambini trans e agli atleti trans più giovani che non devono scegliere tra chi sono e lo sport che amano».

«Non si deve scegliere tra chi si è e lo sport che si ama» Avversarie contrarie

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Lia Thomas, 22enne transgende­r americana

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