Prima Netflix, ora Amazon l’isolamento della Russia passa dall’entertainment
Chiude anche Amazon, stop alle spedizioni di prodotti ai clienti con sede in Russia. E basta con il servizio Prime video, l’accesso è bloccato. L’annuncio sul blog della compagnia con sede a Seattle. «Abbiamo sospeso la spedizione di prodotti al dettaglio ai clienti con sede in Russia e Bielorussia e non accetteremo più nuovi clienti AWS con sede in Russia e Bielorussia e venditori di terze parti Amazon». La Russia, ha detto Bloomberg, non era un mercato importante, né per i prodotti fisici né per i servizi software. «Non prenderemo più ordini per New World, che è l'unico videogioco che vendiamo direttamente in Russia», si legge ancora sul blog dell’azienda americana. La notizia arriva dopo quella di Netflix, che già domenica aveva staccato la spina a circa un milione di abbonati in Russia, un mercato decisamente minore che nel resto del mondo (in Italia erano 4 milioni a fine 2021). C’è però molto di più oltre il business, e ha a che fare con le possibilità di fruizione dei prodotti audiovisivi. Amazon, però, è solamente l’ultima di una lunga lista di aziende che hanno deciso di disimpegnarsi. Dal food&beverage agli OTT, dai software ai videogame. Tutti, con poche eccezioni (per ora). McDonald’s ha annunciato la chiusura temporanea dei suoi 850 punti di ristorazione nel Paese. Proprio ieri il New York Times ha riproposto un reportage del 1 febbraio 1990, “Mosca gioca a ketch-up” il titolo, pubblicato il giorno in cui l’azienda americana aprì una «macchia gialla in una città grigia»: Mosca. Oggi il mondo è rovesciato. «I nostri valori ci spingono a non ignorare la sofferenza umana inutile», ha affermato l’ad Chris Kempczincki. E la stessa decisione è stata pressa da Starbucks, Coca Cola e Pepsi. E così Shopify, e molti altri. Non solo beni di consumo, ma prodotti culturali e di entertainment. Seguendo la strada aperta da Netflix (che, secondo Variety, ha sospeso la produzione di “Anna K” e di un thriller poliziesco diretto da Dasha Zhuk), Walt Disney, Sony e Warner Bros hanno già interrotto la distribuzione di titoli di punta come “The Batman” e “Morbius”. La Disney ha optato per la sospensione dell’uscita nei cinema russi del film Pixar “Turning Red” riservandosi di prendere «future decisioni commerciali in base all’evoluzione della situazione». Un portavoce della Universal ha fatto sapere a Deadline che la compagnia «ha sospeso le uscite cinematografiche pianificate in Russia», mentre la Paramount ha dichiarato che The Lost City e Sonic the Hedgehog 2 non usciranno. Il colosso musicale Spotify ha chiuso gli uffici sul territorio russo, e molte band hanno tagliato o sospeso i loro tour, dai Maneskin ai Green Day. Spente tutte le luci della ribalta.