Schouten c’è «Il Bologna può brillare»
«Sarà una partita complicata, la Fiorentina è molto forte, ma lavoriamo per far bella figura»
Guarda il centrocampo da un oblò. Jerdy “lavatrice” Schouten è tornato a essere l’uomo che, come dice di lui Mihajlovic, «prende i palloni sporchi e ce li restituisce puliti». Il ragazzo alza le spalle, fa un sorrisino sbilenco, non si lascia trasportare: «È un soprannome positivo, ho saputo che qui in Italia lo dicono anche di Strootman, quindi mi piace. Vuol dire che con il pallone faccio un buon lavoro».
LA CRESCITA. Ora che l’olandese riesce di nuovo a esprimersi sui livelli di un tempo, anche il Bologna può tornare a girare. Domanda: succederà anche contro la Fiorentina? «Una partita difficile. Loro sono una bella squadra, ma io sono sicuro che grazie al lavoro che stiamo facendo possiamo disputare una bella gara», dice Schouten.È un Bologna senza guizzi, senza picchi, senza centrifughe, ancora. Certo, niente a che vedere con l’inizio del 2022 brutto, sporco e cattivo, che non piaceva a nessuno. Se i rossoblù sono tornati a macinare qualche punto il merito è anche di Schouten, uomo-chiave nel reparto centrale del Bologna. «Sto bene racconta -, sono contento di essere rientrato dall’infortunio. Nel periodo in cui non potevo giocare ho seguito la squadra, ma era difficile perché sapevo di non poter fare nulla per aiutare i compagni».
RESISTENZA. A riavvolgere il film di Schouten viene fuori una vita piena di sfide al limite. Lottatore, più che lavatrice. Quando era piccolo dovette combattere contro una sindrome compartimentale. Aveva rischiato di non giocare più a pallone. Molto diverso è stato il periodo (lungo, lunghissimo) vissuto qui a Bologna. Jerdy avvertiva un dolore, non sapeva nemmeno bene dove. Aveva fatto esami, test, addirittura una scansione in tre dimensioni del suo corpo.
LA CURA. Gli esiti non avevano mostrato nulla. «Deve stare calmo e lavorare per tornare più forte di prima», aveva detto di lui Mihajlovic. L’allenatore lo aveva visto piangere: l’impotenza di non poter giocare aveva gettato Jerdy nello sconforto. Ma, dice lui, «ora sto bene e sono contento». Dopo aver saltato un girone di ritorno intero, l’olandese si è rivisto contro l’Empoli. Nelle ultime cinque partite, con Schouten in campo, il Bologna ha messo via tre pareggi, una sconfitta e un successo. Ultimo il pari, zero a zero, contro il Torino: «E’ sempre bello quando ci sono così
tante persone allo stadio. Sulla partita penso che un punto sia meglio di niente, ma noi vogliamo vincere».
CITTÀ. Vincere, è questo l’imperativo in casa rossoblù. E ovviamente anche di Lavatrice-Schouten, 25 anni, che adesso può gestire meglio il suo lavoro in mezzo al campo. E anche fuori. «Si, penso che siamo un bel gruppo. Io mi trovo bene
con tutti e non è sempre così nel calcio. Non ci vediamo tutte le settimane, ma spesso ci troviamo anche in momenti esterni agli allenamenti».
IL GRUPPO. Bologna è diventata il suo mondo, un mondo che gli piace. Arrivato nella stagione 2019/2020, con la maglia rossoblù Schouten ha già messo insieme 63 partite (e 1 gol). Quando si è dovuto curare, quando ha dovuto lavorare per ritrovare la serenità, Schouten ha scelto l’Olanda: aria di casa, amici, famiglia. Ma poi è tornato a Bologna, e qui vuole restare il tempo necessario. Il suo contratto scade nel 2024, c’è ancora tempo. Mercato permettendo, ovviamente. «Mi trovo molto bene sia con la società che in città. Di Bologna mi piace il centro, mi piace andare a San Luca, a Bologna si sta bene. Quando incontro i tifosi non sono mai invadenti, sembrano quasi timidi, un po’ come me. Sono sempre con noi, li ringrazio».
«Mi piace avere il soprannome lavatrice, significa che so far bene»
«Questa città è ideale: tifosi molto affezionati e con me mai invadenti»