René, una “renna” più forte di tutto
Due argenti dal gigante grazie a Bertagnolli e al cadorino De Silvestro sul podio ai Giochi dopo l’incidente, il difficile adattamento al monosci e il Covid ai Mondiali
Doppio argento uguale poker azzurro. In una sola giornata, l’Italia raddoppia le medaglie alla Paralimpiade di Pechino, arrivando a una sola lunghezza dal risultato ottenuto quattro anni fa a PyeongChang, grazie ai due posti d’onore nel gigante di sci alpino. In Corea del Sud arrivarono cinque podi (2-2-1), in Cina siamo a quota quattro (1-3-0) con una costante chiamata Giacomo Bertagnolli: quattro gemme alla prima avventura asiatica, già tre in questa, con quella di ieri. La piacevole novità è, invece, Renè De Silvestro.
Sugli sci il venticinquenne veneto, originario di San Vito di Cadore e cresciuto sulle nevi di Cortina, non ha mai mollato il manto bianco, nemmeno quando sulla strada si è messo un albero, durante il riscaldamento di una gara Fis Junior, il 22 dicembre 2013 ad Alleghe, nel bellunese. «Grazie all’amore dei miei genitori, dei miei due fratelli Mattia e Thomas e di tutto il paese di San Vito, sono tornato a sciare. Nonostante un passato nello sci in piedi, ci è voluta tanta esperienza per farsi largo nel mondo paralimpico e ciò dimostra che non è sport di serie B, perché ho dovuto lavorare molto su me stesso e sulla tecnica nel monosci». Gli sforzi quotidiani nello Sci Club Drusciè sono stati ripagati con la prima qualifica ai Giochi di PyeongChang, dove “Renna”, come lo chiamano tutti, ha fatto esperienza. Lo scorso gennaio poi, si è tolto lo sfizio di vincere due medaglie ai Mondiali di Lillehammer: bronzo in superG e oro in supercombinata. Finito di cantare l’Inno, la doccia fredda della positività al Covid come l’amico e compagno di stanza Davide Bendotti: rassegna iridata finita, proprio prima dell’amato gigante.
RISCATTO. Ieri però si è preso la rivincita tra le porte larghe sul palcoscenico più prestigioso, piombando con grinta ma anche intelligenza giù dal pendio di Yanqing. Un errore nella prima manche l’aveva collocato in terza posizione, così lui ha attaccato nella seconda, ma senza rischiare troppo, riuscendo a scalare una posizione per l’uscita del fortissimo olandese Jeroen Kampschreur e piazzandosi alle spalle dell’asso norvegese Jesper Pedersen.
«È un’emozione indescrivibile - ha commentato De Silvestro, trattenendo a stento le lacrime - Questa medaglia significa molto per me, vuol dire che sono migliorato tanto rispetto a PyeongChang. Dopo la prima manche ero piuttosto deluso, nella seconda ho spinto al massimo. Sapevo che sarebbe stato molto difficile recuperare sui primi due, quindi non ho rischiato tutto. Mi è dispiaciuto per Kampschreur, lo ammiro e non meritava di cadere. È un risultato che ripaga di tanti sacrifici. Finalmente sono riuscito a regalare qualcosa a chi mi guarda, alla mia famiglia, allo staff, al mio allenatore a casa e ai miei amici». Poi rilancia: «Ora c’è lo slalom, dove posso stupirvi ancora».
BERTAGNOLLI E PACE. Obiettivo comune per il finanziere Bertagnolli, che non si accontenta della terza perla tra i Vision Impaired in coppia con la guida Andrea Ravelli: «Questa medaglia poteva essere d’oro, ma non ci lamentiamo e ci riproviamo, perché ci abbiamo preso gusto». Domenica cerca il riscatto tra i pali stretti anche Federico Pelizzari nella categoria Standing, dopo l’amarezza per il quarto posto di ieri.
Non è stata però una festa completa, visto ciò che accade nel mondo. Ieri, al Villaggio di Pechino, la delegazione ucraina (terza nel medagliere) ha protestato contro l’invasione russa, invocando, a gran voce e con uno striscione, «Pace per tutti».
Era junior quando sugli sci centrò un albero. «Questo mi ripaga dei sacrifici»