Un giurista per salvare il calcio
Un giurista giovane, studioso dello sport e amante del calcio, assume la guida della Lega di serie A nel punto più drammatico della sua storia. Lo volevano Napoli, Lazio e Fiorentina, lo hanno votato in undici su venti, gli ha promesso sostegno la Juve, che nell’urna si è astenuta. Dovrà essere il presidente di tutti. Non solo conquistando il consenso delle due milanesi, della Roma, del Torino, e degli altri club che ancora lo vedessero come il candidato di De Laurentiis e Lotito, ma riuscendo a far parlare la Lega con una sola e autorevole voce. La sua.
Sarà questo l’obiettivo più arduo di Lorenzo Casini: governare l’individualismo e l’idiosincrasia per le forme dei presidenti, difendendo la sua leadership e, allo stesso tempo, facendo sintesi tra i loro interessi e rappresentandone le migliori ragioni. Qui misurerà tutta la sua abilità politica e l’esperienza maturata da capo di gabinetto di uno dei Ministeri più complessi, quello dei Beni Culturali. Il magistero di Dario Franceschini non potrà che giovargli in un contesto vischioso e divisivo al pari della politica, segnato da una transizione che porta al vertice di molti club fondi e proprietà straniere.
Il calcio che Casini eredita è nel pieno di una crisi strutturale, fatta di debiti crescenti e fatturati stagnanti, ma soprattutto di una qualità tecnico-agonistica che sfigura al confronto con le altre leghe top. E che si traduce in una perdita di concorrenzialità per lo spettacolo sportivo da mettere sul mercato. I diritti tv più bassi d’Europa ne sono lo specchio.
Per salvare il sistema una strategia finanziaria deve accompagnarsi a una industriale. Vuol dire che non basta risanare i bilanci, mettere al bando abusi e scorciatoie, regolamentare il mercato, contrattare migliori diritti tv, delineare una exit strategy dalle restrizioni della pandemia. Bisogna anche mettere mano ai campionati per aumentare la competitività, confrontarsi senza cedimenti, ma senza pregiudizi, sui problemi aperti dalla sfida secessionista della SuperLega, fare stadi accoglienti e vivai fruttuosi, investire sulle competenze degli atleti e dei tecnici, trasformando un arcaico artigianato esperienzale in una scienza moderna. Quest’ultimo traguardo è connesso con un modo nuovo di raccontare il calcio, capace di disboscare la violenza, i razzismi, i pregiudizi, e anche i luoghi comuni. C’è bisogno di un lessico e di una grammatica nuovi, comuni a chi fa lo spettacolo e a chi ne fruisce.
È una sfida riformatrice tanto ambiziosa quanto grande è stato il ritardo accumulato. E quanto europeo e globale è il perimetro di gioco. Lorenzo Casini, che ne raccoglie oggi il testimone, ha i numeri per vincerla. Ma avrà bisogno della lungimiranza e del coraggio di tutti i protagonisti del movimento sportivo. Chi pensasse che un presidente della Lega si elegge per chiedere i ristori al governo, dividersi gli spiccioli, e poi trafficare ciascuno per sé, avrebbe sbagliato tempo e persona.