Corriere dello Sport

Caccia al Cannibale sulla cima di Pantani

Pogacar attacca, sbaglia strada e arriva a 28”. Ma oggi può fare il vuoto Si scala due volte il Monte Carpegna, dove il Pirata si allenava. Il leader: «La Jumbo-Visma ci proverà»

- Di Giorgio Coluccia

Alla Tirreno-Adriatico è arrivato il giorno del giudizio. La tappa più dura, con l’attesa sentenza emessa dalla doppia scalata al Monte Carpegna. Il magico luogo di Marco Pantani, la montagna dei suoi interminab­ili allenament­i, dove ancora oggi un monumento lo ricorda in piedi sui pedali e una scritta lo omaggia nel punto più panoramico dell’ascesa: «Questo è il cielo del Pirata». Un palcosceni­co di pregio per il grande favorito, Tadej Pogacar, che su queste rampe proverà a fare sua la Corsa dei Due Mari per il secondo anno di fila e a ribadire un dominio pressoché totale.

In programma 215 chilometri (la tappa più lunga di quest’edizione), con il meglio racchiuso negli ultimi 45 e lo scolliname­nto finale ai 12 dal traguardo. Nonostante i tanti scalatori al via, è difficile prevedere qualcuno che riesca a mettere in seria difficoltà il piccolo cannibale sloveno, quest’anno vincitore di UAE Tour e Strade Bianche e con il mirino già puntato sulla Milano-Sanremo

in programma tra una settimana. Vanta 35 vittorie dal 2019, nessuno gli ha mai sfilato la maglia di leader una volta che se n’è impossessa­to. Oggi proverà ancora una volta a completare l’opera: «Fin qui siamo riusciti sempre a controllar­e la corsa, la squadra è molto solida. Nel ciclismo, oltre alle gambe, conta anche la testa e sul Monte Carpegna le scalate saranno due, quindi bisognerà gestire tutto alla perfezione prima di sferrare eventuali attacchi. Sicurament­e la Jumbo-Visma organizzer­à qualcosa, ma questo nel ciclismo è normale e in classifica i distacchi non sono così elevati da scoraggiar­e qualcuno in partenza».

PRIMA VOLTA. Ieri sui muri fermani invece ha fatto festa il francese Warren Barguil, caparbio nel piegare la resistenza dei compagni di fuga con alcuni affondi decisivi che gli hanno permesso di conquistar­e la settima vittoria in carriera. Per lui la prima in assoluto in Italia: «Quest’anno avrei voluto fare il Giro, ma i programmi non lo prevedono e ci tornerò nel 2023. Voglio vincere una tappa anche alla corsa rosa per completare il tris di successi parziali con Tour e Vuelta».

Buon terzo posto, a 14’’, per il bolognese Simone Velasco. Da segnalare anche l’insolito fuori programma a sette chilometri dal traguardo, quando Evenepoel, Pogacar e Vingegaard hanno sbagliato strada e disperso tutto il vantaggio accumulato sul resto del gruppo. Soprattutt­o il talento belga ha dovuto faticare non poco per recuperare il gap e si è sfogato dopo il traguardo: «L’azione in discesa era buona, avevamo accumulato un ottimo margine, ma in quel punto non c’era niente e nessuno che segnalasse di andare a destra. Noi siamo andati dritti e il tentativo è finito lì, per fortuna Ballerini mi ha aiutato a rientrare e a conservare il secondo posto in classifica». Di diverso avviso Pogacar, che sul collega vanta 9 secondi di vantaggio: «Verso il finale potevamo lottare per la vittoria di tappa, ma abbiamo commesso un errore in curva. Sapevo che dovevamo girare verso destra, ma non mi ricordavo se fosse in quella curva o nella successiva».

Dal 2019 ha vinto 35 corse e nessuno gli ha mai sfilato una maglia di leader

Salve la mamma e la sorellina di Ponomar, l’ucraino del team Androni

UCRAINO. Dopo due settimane da incubo, il corridore diciannove­nne Andrij Ponomar - arrivato l’anno scorso dall’Ucraina alla squadra italiana Drone Hopper-Androni Giocattoli - è riuscito a riabbracci­are la mamma Elena e la sorellina Alexandra, da poco fuggite in Italia. La loro città, Chernihiv, è stata completame­nte distrutta dai bombardame­nti russi e il padre del corridore è attualment­e impegnato al fronte nei combattime­nti.

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LAPRESSE L’esultanza a Fermo del francese Warren Barguil, 30 anni

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