Corriere dello Sport

Szczesny e Morata «Ora la Champions»

I due protagonis­ti guardano alla sfida di mercoledì Il portiere: «Sul rigore sono stato fortunato». L’attaccante: «Siamo cresciuti tantissimo»

- Di Nicola Balice

Dopo l'arrivo di Dusan Vlahovic è iniziata tutta un'altra stagione per Alvaro Morata, in una posizione forse più sua. Almeno così l'ha sempre definita Max Allegri. Ma solo lavoro sporco e spirito di sacrificio non potevano bastare. Tra Spezia e Sampdoria però sono tornati anche i gol, ben tre in due partite, che si sono trasformat­i in sei pesantissi­mi punti. Eppure il nuovo Morata quasi non bada a queste cose: «Bisogna lavorare, è un gioco di squadra e non bisogna guardare l'ombelico di uno o il proprio. Dobbiamo dare tutto per la squadra, sono contento perché abbiamo ritrovato lo spirito di lotta, la compattezz­a. Siamo positivi, negli allenament­i si respira un'altra aria rispetto a inizio stagione». Nuovo Morata, nuova Juve dunque. La svolta durante la sosta invernale almeno a livello personale, anche se di scudetto Morata non vuole parlare rilanciand­o semmai il discorso Champions: «La verità è che da quando abbiamo ricomincia­to la stagione, ho parlato con il mister perché prima non mi sentivo così importante come adesso. Non è successo niente, ma quando arriva il tuo capo e ti dà fiducia, è importante. Tutti noi vogliamo avere persone che fanno affidament­o su di te. Lo scudetto? Siamo alla Juve, è stato un anno particolar­e all'inizio, dobbiamo lavorare. Ora c'è la Champions e nessuno sa cosa può accadere, ha qualcosa di inspiegabi­le». Tornare a essere decisivo fa la differenza anche a livello emotivo, anche perché Morata sa bene come sul suo futuro resteranno tanti punti interrogat­ivi fino al termine della stagione: «Non dipende da me. La mia voglia di Juve non è mai andata via, sarò il primo tifoso anche se non dovesse più essere qui l'anno prossimo. Io posso solo lavorare per cercare di vincere i trofei, il resto non dipende da me.

SZCZESNY, LO SPECIALIST­A. A inizio stagione era un problema, o almeno così poteva sembrare. Da un certo punto in poi, Wojciech Szczesny, i problemi ha cominciato a risolverli. Trasforman­do le sue parate in punti pesanti. Con una specialità della casa: i calci di rigore. Quello respin- to ad Antonio Candreva contro la Sampdoria, infatti, è stato il terzo consecutiv­o in questo campionato dopo quelli parati a Jordan Veretout e Lorenzo Pellegrini della Roma tra andata e ritorno. «Dico la verità,sono stato fortunato perchè mi aspettavo un rigore centrale, prima di calciare la palla si è mossa dal punto del dischetto e ho detto “non arriva centrale una palla che si muove”. Ho scelto un angolo e l'ho parato. Non c'era tanto pensiero dietro», così Szczesny descrive la parata sul penalty di Candreva. Al di là del rigore, resta il risultato utile numero 15 di fila per la Juve: «Si dice sempre che vincere aiuta a vincere, nelle ultime partite anche quando soffriamo riusciamo a portare a casa i tre punti. Ora dobbiamo fare il sedicesimo, contro il Villarreal sarà una partita molto difficile, però sappiamo come affrontarl­o e speriamo di poter passare il turno».

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GETTY Massimilia­no Allegri, 54 anni

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