Corriere dello Sport

NAPOLI, FATTI NON

Il Napoli al Bentegodi affronta una gara molto delicata dopo il ko interno contro il Milan. Il tecnico azzurro parla chiaro «Sappiamo quanto vale questa sfida con il Verona. Dimostriam­o di poter stare in alta quota»

- Di Antonio Giordano INVIATO A VERONA

Che sia l’alba d’una nuova era, piccolissi­ma e però elettrizza­nte, o il tramonto d’una stagione vissuta, sinora, comunque meraviglio­samente, si saprà tra un po’, in fin dei conti basterà aspettare il tardo pomeriggio, e poi andare a leggere tra quelle ombra, semmai cercandone un filo di luce. «Perché ora il tempo delle parole è finito e dopo questa partita tutto sarà più semplice: saremo con le nostre responsabi­lità e con il nostro talento e il risultato ci dirà quali dovranno essere i nostri pensieri». Verona, ch’è stata «fatal» appena un anno fa - all’andata rumorosame­nte ma al ritorno rovinosame­nte - racchiude in sé la verità non ancora percepita d’un Napoli dal quale Spalletti ha ottenuto la gratificaz­ione di sentirsi in lotta per lo scudetto sino a domenica scorsa e che però potrebbe adesso sottrargli quell’orgogliosa fierezza di otto mesi pieni di calcio e pure d’emozioni. «Noi sappiamo che vale molto e che una sconfitta potrebbe essere decisiva. Ora, è tutto racchiuso in quello che vogliamo fare delle nostre vite calcistich­e, delle nostre carriere». E quindi, non essendoci spazio per divagazion­i dialettich­e e libere interpreta­zioni, è arrivato il momento dei fatti, a una settimana esatta da quella sconfitta con il Milan che non ha messo in crisi né le certezze consolidat­e, né le tendenze ad un calcio sempre ambizioso. «Il Milan ci ha impedito di essere il Napoli vero, ma non ha tolto nessuna sicurezza, perché abbiamo fatto molte cose nel modo giusto. Siamo stati condiziona­ti da questo gol, che ne ha ricordati altri subiti in precedenza e sui quali bisogna ovviamente lavorare, come abbiamo fatto».

SPORCO NO. È tutto, maledettam­ente concentrat­o in quei concetti - le seconde palle, le partite «sporche» - che sfuggono alla natura stessa d’una squadra elegante, abituata a riempirsi di sé con la sua disinvol

ta padronanza del calcio e però incapace di afferrare situazioni che le sembrano astratte. «Siamo forse più orientati ad usare la tecnica calcistica. E a Verona, invece, dovremo utilizzare pure la fisicità ed essere disponibil­i allo scontro. Il nostro avversario è notevole, Tudor ha fatto un grande lavoro e noi dovremo batterci con le armi che non abbiamo nelle nostre caratteris­tiche». Al Napoli che si gioca quel lembo di scudetto che ancora s’intravede, Spalletti toglierà qualcosa - la ruggine degli Insigne e degli Zielinski, l’acido lattico di Fabian e di Politano - e lo accarezza, con l’energia fresca di Lozano e di Elmas, con lo spudorato atletismo di Anguissa e la rapidità di Ounas: «Abbiamo recuperato un po’ di uomini, chi si è allenato può avere maggiore minutaggio. Ed è corretto, questo. Non penso, comunque, ci siano novità tattiche, e la presenza di Lobotka, con la sua tendenza, non è incompatib­ile con la nostra idea di gioco. La sconfitta non ci ha fatto perdere autostima. Non cambia niente. Abbiamo dimostrato di poter stare in quel condominio». E proprio a Verona, guarda un po’, Spalletti spalancher­à le finestre del balcone, inseguirà aria nuova - fosse anche sempliceme­nte un colpo di vento - per potersi dare un nuovo orizzonte, per scacciare via quei retro-pensieri e magari trasformar­li in luoghi comuni: «Il problema non è solo psicologic­o. Abbiamo preso troppi gol nelle mischie in area di rigore, ci spiace non aver portato a casa - con il Milan - il risultato, ma abbiamo qualità riconoscib­ile che dobbiamo riuscire a usarle». È una questione di attimi da cogliere: adesso o mai, per stavolta.

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Dentro Ounas Elmas e Lozano Luciano Spalletti rispetto alla sfida contro il Milan cambia quattro pedine: dentro Anguissa Elmas, Ounas e Lozano dall’inizio Nella foto in alto un momento della gara con i rossoneri al Maradona
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