Corriere dello Sport

L’ambo di Capuozzo «Mi sentivo alla Tv»

Esordio assoluto, due mete: nessun azzurro come lui nel torneo. «All’inizio mi guardavo intorno»

- Francesco Volpe ROMA

ARoma il suo 23 di ieri è sinonimo di fortuna. A tombola, e non solo. Ma non c’è niente di fortunato nell’ambo di mete alla Scozia che Ange Capuozzo ha centrato al debutto assoluto e nel Sei Nazioni (primo azzurro di sempre). Piuttosto c’è un segno del destino, ci sono le stimmate di un predestina­to. Da tempo ci si chiedeva perché il c.t. Crowley non desse fiducia al giovane italo-francese, 22 anni, che da tre stagioni sta facendo meraviglie (46 presenze, 16 mete) da estremo del Grenoble. E’ ProD2, serie B dl’Oltralpe, ma nulla di meno dell’URC celtico. Andate a curiosare su YouTube per credere.

La fiducia gliel’ha accordata ieri, a buoi quasi scappati (la Scozia era avanti 19-10, finirà 3322) e il nostro s’è inventato mezzora da prima pagina, tra errori (un placcaggio sbagliato sulla quarta meta scozzese) e “numeri” che hanno infiammato un Olimpico ormai rassegnato. Caviglie esplosive, velocità, cambi di direzione, e tanta tanta faccia tosta. «Per me ha giocato benissimo - ha concesso il c.t. - Bello vedere come ha reagito a un paio di errori. Poteva abbattersi e invece .... Ora avrò qualche dubbio in più nelle scelte. Bene».

Capuozzo, il c.t. l’ha promossa...

«Che devo dire? Una giornata indimentic­abile, un’emozione forte. Ho esordito a Roma, davanti a tutta la mia famiglia. E la squadra, anche se ha perso, ha fatto bella partita, col cuore, combattend­o».

Francese, italiano: ci racconti

«La mia famiglia paterna è napoletana. Dopo la Seconda guerra mondiale i bisnonni emigrarono a Grenoble in cerca di lavoro, portando con loro i figli, molto piccoli. Papà Franc è nato in Francia, ma con lui parlo abitualmen­te italiano, e anche napoletano. Mamma Emanuelle è per metà francese e metà malgascia. Eppoi Grenoble è una città a forte impronta italiana. Quando vincemmo il Mondiale di calcio del 2006, in centro se ne videro di tutti i colori»

Lei però niente calcio

«Papà l’ha praticato, ha anche tirato di boxe, ma il mio primo giocattolo è stato un pallone da rugby.

Ho cominciato all’U.S. 2 Ponts di Le Pont-de-Claix, un piccolo club a 5 km dal centro. A casa guardiamo qualsiasi sport, ma siamo tutti tifosi del Napoli».

La FIR come l’ha scoperta?

«A un’amichevole dell’U.20 azzurra con gli Espoirs del Grenoble, nel 2019. Dopo la partita dissi allo staff che ero italiano e a disposizio­ne. Mi chiamarono per i Mondiali». E al debutto da titolare segnò una meta all’Inghilterr­a...

Ange da Angelo?

«No, no, proprio Ange. Si pronuncia Anj, ma nel gruppo azzurro non riescono a dirlo e mi chiamano Engi. Va bene così».

A proposito: dopo 36 ko di fila nel Torneo, che clima ha trovato?

«L’ambiente è bellissimo, si lavora bene. Non ci sono gruppi e gruppetti, e questa è una base importante. Siamo molto giovani, ma c’è tanto talento. Più partite giocheremo ad alto livello, più capiremo le situazioni e ci avvicinere­mo agli avversari».

Dal ProD2 al Sei Nazioni è un bel salto: che livello ha trovato?

«Ci pensavo prima della partita e avevo un po’ d’apprension­e. L’Olimpico è impression­ante, l’avevo visto solo in tv. Nei primi minuti guardavo un po’ troppo gli avversari, la gente. Poi ho giocato normalment­e. Non sono stato perfetto, spero di avere altre opportunit­à».

Le avrà. Capuozzo ha appena firmato per lo Stade Toulousain campione d’Europa, dove troverà la concorrenz­a di Melvyn Jaminet, l’estremo della Francia. L’ideale per crescere, e per far crescere anche la Nazionale. Bonne chance, Ange, in bocca al lupo!

«Il mio primo gioco è stato un pallone da rugby, ma a casa tifiamo tutti Napoli»

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BARTOLETTI Ange Capuozzo, 22 anni, placcato dallo scozzese Gilchrist, 31

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