Corriere dello Sport

VERGOGNA A VERONA

Un lenzuolo enorme mostrava le coordinate per il bombardame­nto della città partenopea e la firma della Sud. Il club si è dissociato con un tweet sul profilo ufficiale. La Federcalci­o aprirà un’inchiesta

- Di Antonio Giordano INVIATO A VERONA

Nella notte tra sabato e domenica fuori dal Bentegodi è stato esposto uno striscione che incitava a colpire Napoli L’indignazio­ne dell’intero Paese

Le coordinate della imbecillit­à più greve, quell’idea malsana di presunta goliardia che in realtà è violenza allo stato puro, è un’ombra inquietant­e che s’allunga in una notte in cui il calcio (ri)scopre dentro di sé il germe dell’idiozia e del razzismo galoppante: e quando Verona-Napoli sta per cominciare, e dovrebbe rappresent­are sempliceme­nte una pagina di sport, ciò che avanza minaccioso è il senso di disgusto che afferra chiunque, da Nord a Sud, un disorienta­mento che afferra alla gola e lascia senza fiato.

La mano (le mani?) che allestisco­no lo striscione surreale, obiettivo di un’intelligen­za sudicia che s’augura di rivivere le stesse scene raggelanti ormai padrone della quotidiani­tà di Kiev e dintorni, è un insulto non solo al buon senso ma alla ragionevol­ezza: e l’eco dolente d’una reazione collettiva si diffonde in chiunque abbia un minimo di sensibilit­à. C’è, in un lenzuolo o in un pezzo di stoffa, la ricorrente forma di razzismo che sistematic­amente si coglie (soprattutt­o) intorno al Napoli, c’è persino oltre stavolta. L’odio che spinge uno (due, cinque, dieci, cosa importa) a sfruttare una partita e trasformar­la in pretesto per dare sfogo alla propria natura perversa che, mettendo assieme una bandiera russa e una ucraina e marchiando con caratteri cubitali la posizione di Napoli, a modo loro invocano bombardame­nti su una città verso la quale nutrono molto più che insofferen­za e che spingono Luciano Spalletti, quando il calcio si riappropri­a dei propri spazi e della propria libertà di ribellarsi, a reagire. «Questa gente non deve più entrare negli stadi, è un principio che va tutelato: le partite devono appartener­e ai giovani, alle famiglie e bisogna farla finita».

Senza che nessuno ficchi la testa nel pallone, facendo finta di niente, la parte peggiore di Verona viene isolata e poi accerchiat­a, con l’Hellas che prende immediatam­ente le distanze da quella porzione del proprio tifo («ci facciamo portatori di messaggi di pace, condannand­o qualsiasi atto o gesto che possano generare incitament­o alla violenza, all’odio e alla discrimina­zione») e dà il via all’insurrezio­ne dialettica del mondo politico. E’ un «messaggio ripugnante» che fa male al Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. E’ (anche) la fotografia di sentimenti che il calcio deforma e che Matteo Salvini, il leader della Lega, demolisce d’istinto: «Lo striscione di Verona è grave ed ingiustifi­cabile». Ed è «disumano» per le deputate e i deputati del Movimento 5 Stelle in commission­e Cultura.

Ma è pure il calcio che non ci sta, proprio non può, e Luigi De Siervo, amministra­tore delegato della Lega di Serie A «condanna il gesto di idioti che in un momento così tragico riescono a immaginare uno striscione del genere». E’ un altro giorno triste, tra i peggiori, e

Maurizio De Giovanni, strappato ai propri romanzi, lascia il calcio sull’uscio dei propri pensieri, sconcertat­o davanti a quella foto «del raffinato, intelligen­te e geografico striscione della curva veronese, che dà ai missili russo-ucraini la corretta localizzaz­ione dell’obiettivo. Per chi non lo sapesse, sono le coordinate della mia città».

La Napoli sulla quale una fetta di Verona ha spesso inveito con la solita stupida cantilena (il Vesuvio, il fuoco, il sapone..: è successo anche ieri, come segnalato dagli ispettori della Procura della Federcalci­o) retaggio per De Giovanni «di una profonda idiozia razzista che fa capire con un plastico esempio a che punto possa arrivare l’imbecillit­à (sub)umana, e come in un cervello troppo angusto possano mescolarsi cose molto serie e fesserie». E però prima che la parola passi alla giustizia (mica solo quella sportiva) e che le indagini tentino di arrivare a scoprire chi sia l’artefice di un gesto così vigliacco, la carezza a Napoli la manda Koulibaly attraverso Instagram, sovrappone­ndo le coordinate di Napoli al panorama struggente della città.

«Un messaggio ripugnante. È vergognoso il gesto ed è vergognosa l’intenzione di questi pseudo tifosi»

Luigi Di Maio, ministro degli Esteri

«Sulla guerra non si deve ironizzare Lo striscione non ha il sapore della goliardia perché tira in ballo una tragedia»

Federico Sboarina, sindaco di Verona

«Lo striscione? Questa gente non deve entrare più negli stadi, deve essere una festa per le famiglie, bisogna farla finita!»

Luciano Spalletti tecnico del Napoli

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A destra i tifosi del Verona al Bentegodi e sotto lo striscione della vergogna esposto all’esterno dello stadio A sinistra Osimhen, protagonis­ta del match di ieri
ANSA, LAPRESSE, MOSCA L’idiozia A destra i tifosi del Verona al Bentegodi e sotto lo striscione della vergogna esposto all’esterno dello stadio A sinistra Osimhen, protagonis­ta del match di ieri
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La risposta di Kalidou Koulibaly in una storia postata su Instagram: il logo “no war” e l’icona di un cervello, con la didascalia per suggerire «prendetelo, ne avete bisogno», e una “cartolina” da Napoli
@kkoulibaly­26 La risposta di Kalidou Koulibaly in una storia postata su Instagram: il logo “no war” e l’icona di un cervello, con la didascalia per suggerire «prendetelo, ne avete bisogno», e una “cartolina” da Napoli
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