Corriere dello Sport

Fiducia Spalletti «Una buona gara Possiamo ancora giocarcela bene»

«I ragazzi sapevano che un ko ci avrebbe tagliato fuori, invece sino alla fine diremo la nostra»

- Di Antonio Giordano INVIATO A VERONA

Perché arrivasser­o al cuore, non solo al cervello. Perché non volassero via nel vento, men che meno nelle tenebre o nel rimpianto. Perché ci fosse ancora una luce ad illuminare quell’orizzonte, nel quale Spalletti sapeva di poterci restare: «Non è più il momento delle parole». Perché da fatale a fatata, in fin dei conti, è un attimo fuggente, da cogliere senza indugi, lasciando che quel filo d’amarezza si spezzasse e l’allegria tornasse a riempire il Napoli: da Verona in poi, c’è un’altra vita.

Da allenatore, può essere orgoglioso dei suoi: ha ottenuto quello che aveva chiesto alla vigilia, anche di più.

«Abbiamo fatto una buona partita, con qualità, di contrasto, di fisico, con la testa e con il cuore. Sono contentiss­imo dei ragazzi, sapevano che una sconfitta ci avrebbe tagliato fuori da certi discorsi. Stiamo ancora e vogliamo restarci».

Ci credete ancora, ovviamente.

«Se riusciamo a mantenere questo livello, abbiamo ancora le possibilit­à per inserirci in certi discorsi che restano aperti. Nove giornate sono tante e anche lunghe, volevamo risposte da noi stessi, pure sotto il profilo caratteria­le, e le abbiamo avute. Non amo guardare indietro e non voglio tornarci, ma se ripenso alla gara con il Milan, siamo stati sfortunati nella circostanz­a del gol. Però ormai è andata, guardiamo avanti».

«Osimhen vuole aiutare la squadra e a volte esagera, ma è un vero top player»

Con Osimhen è più facile, Spalletti?

«Ha forza e velocità, tiene impegnati i difensori: volendo spaccare il capello, deve ancora migliorare nel confronto con gli avversari, perché a volte salta nel momento sbagliato, ma questo diventerà un top playerissi­mo. Mi chiedono di paragoni con Vlahovic ma io non entro in queste valutazion­i. So che Victor vuole aiutare la squadra, a volte esagera nelle reazioni ma è giovane, ha margini immensi».

Per il Napoli, uscire da quella specie di incubo è stato complicato.

«Si era creato l'entusiasmo giusto, quella sfida poteva concederci un visto particolar­e: non siamo riusciti a essere noi stessi ma non abbiamo fatto malissimo. Ma questo è il passato. I tifosi sono innamorati di questa squadra, l’amarezza era tanta eppure sono venuti in massa a Verona».

In una gara complicata, divenuta perfida nel finale.

«Tudor sta facendo un grandissim­o lavoro: girano palla, sono forti, non mollano mai. Il Napoli si è guadagnato la pagnotta con l’atteggiame­nto giusto di chi ha giocato e di chi è entrato».

Ha ritrovato una eccellenza come Anguissa.

«Non l'abbiamo quasi mai avuto. È tornato un po' rintronato dalla Coppa d'Africa, tra viaggi e fuso orario. Lo stesso Koulibaly ha avuto bisogno di un po' di settimane per tornare a un certo livello».

Un centrocamp­o nuovo, anzi «vecchio», a tre che poi in corsa ha modificato ancora.

«Zielinski le ha giocate quasi tutte, aveva bisogno di respirare. Fabian, Lobotka e Anguissa hanno fatto diga davanti alla difesa e palleggiat­o. Può succedere di dover cambiare. Ho un organico ricco, chi non va in campo può impegnarsi al massimo per vedere di essere pronto per la gara successiva. Dobbiamo rimanere noi stessi, ci sono ancora possibilit­à di giocarcelo».

Il Verona recrimina per l’atteggiame­nto di Doveri.

«Un arbitro di enorme personalit­à, che ha diretto come sa fare lui, interpreta­ndo secondo la tendenza di una grandissim­a scuola, quella italiana».

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Luciano Spalletti, tecnico del Napoli

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