Corriere dello Sport

Paolini, la nuova favola

Jasmine racconta la vittoria sulla Sabalenka, n.3 del mondo «Durante la partita mi ripetevo la frase di Brooksby: “Il tennis non è colpire forte la palla, ma fare qualcosa di diverso”»

- di Ronald Giammò ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ingannevol­e è la felicità più d’ogni altra cosa. Soprattutt­o se inattesa, e per questo più intensa. È allora che, per pigrizia, si tende a darle nome di sorpresa cancelland­o merito, lucidità e percorso di chi è riuscito a coglierla. Che la vittoria di Jasmine Paolini contro la numero 3 del mondo, Arina Sabalenka, sia stata la sorpresa più grande del secondo turno di Indian Wells non c’è dubbio.

I SEGNALI. L’italiana però le briciole che l’hanno portata a vincere il suo incontro aveva iniziato a lasciarle dietro di sé da tempo e non è bastato stavolta perdere il primo set per impedirle di ritrovare la strada per rientrare in partita e cogliere la prima vittoria in carriera contro una top10. Perché un risultato del genere si verifichi occorre che si allineino diverse cose: l’opacità della favorita (fallosa come poche altre volte in carriera l’altra sera), una fiducia nei propri mezzi non indifferen­te, e ricordarsi infine del monito di Jenson Brooksby, ovvero «che il tennis non è colpire forte la palla, ma cercare di fare qualcosa di diverso».

IL CAMMINO. E’ una vittoria che parte da lontano, e che prende le mosse dagli ultimi US Open quando Paolini perse da Viktoria Azarenka (un’altra bielorussa) in due set dopo aver dato vita a un secondo parziale di oltre un’ora di gioco. Accadde allora che il pubblico applaudì, la rivale postò i suoi compliment­i e Paolini sentì crescere in lei la consapevol­ezza di avere un gioco valido anche sui campi veloci e non solo su quelli di terra battuta. Il 2022 dell’azzurra numero 46 del mondo era iniziato nel segno della continuità. Smaltita la delusione per il passaggio a vuoto in Australia, a Doha aveva perso sì al primo turno contro la belga Elise Mertens, ma sul cemento del Qatar si era spinta fino al terzo set dando battaglia e rinfocolan­do quelle sensazioni d’inizio settembre di cui era rimasta solo un’eco lontana.

La conferma arrivò poco dopo a Lione, ancora sul cemento, quando Paolini arrivò in finale cedendo in due set a una Yastremska di giallo e blu vestita e in campo per una causa più grande.

«Non mi aspettavo di vincere, ma ho cercato di essere lì su ogni punto»

L’EPILOGO. Ed eccoci arrivati in California e all’epilogo di due giorni fa. Sabalenka è giocatrice potente che tende a imprimere subito il suo ritmo allo scambio cercando di chiuderlo il prima possibile «ma non è facile giocare ogni punto a piena potenza - ha dichiarato l’italiana nella conferenza stampa post match - Quando ero nello scambio mi sentivo a mio agio, penso di aver provato a restituire palle profonde, di servire al corpo perché è stato difficile per me tenerla lontana dalla linea di fondo. Penso che questa sia stata la chiave».

Paolini ha poi ammesso: «Non mi aspettavo di vincere la partita, ma cercavo solo di essere lì ogni punto, di non pensare al punteggio».

Mai dimentica della lezione di Brooksby, l’azzurra ha confidato: «Quella frase è rimasta nella mia mente. Durante la partita me la sono ripetuta. Penso che per me sia importante tenerla qui nella mia mente». Il match di terzo turno contro la svizzera Viktorija Golubic è l’occasione giusta per ripetersel­o ancora.

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ANSA Jasmine Paolini, 26 anni, è numero 46 del mondo

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