Corriere dello Sport

Ma Zhang è sempre sul filo

- Di Alessandro F. Giudice

La possibilit­à di acquisizio­ne dell’Inter è nell’aria da un anno e mezzo: da quando si palesarono le difficoltà della proprietà cinese. Zhang tentò inizialmen­te di smentire l’esistenza di un dossier inviato agli investitor­i di mezza Europa (notizia anticipata da questo giornale, ai primi di gennaio del 2021) ma non quanto confermato dopo dal Financial Times e dalla stampa finanziari­a internazio­nale. Qualche settimana dopo, la trattativa con il fondo di private equity BC Partners sembrava preludere al passaggio di proprietà, per un valore d’impresa stimato in 750 milioni (al lordo dei debiti) ma non si concretizz­ò, lasciando la famiglia Zhang al comando.

In quella fase, l’Inter si trovava in tensione finanziari­a, indietro con gli stipendi, ma stava per coronare una stagione straordina­ria vincendo per distacco lo scudetto. L’equilibrio finanziari­o si sarebbe poi ristabilit­o grazie a due interventi straordina­ri.

Da un lato, il management concluse in estate due enormi operazioni, cedendo Lukaku al Chelsea per 115 milioni e Hakimi al Psg per 67. Dall’altro, la proprietà ottenne dal fondo Oaktree Capital, a fronte del pegno delle azioni, un prestito da 292 milioni di cui solo 75 milioni sono scesi all’Inter, dando ossigeno alle casse del club mentre 130 risultavan­o ancora sui conti della controllan­te lussemburg­hese lo scorso dicembre consentend­o a Zhang ulteriori spazi di manovra. L’Inter ha poi rifinanzia­to i bond (375 milioni) in scadenza a fine 2022 e una linea di credito (50 milioni) con le banche, consolidan­do la struttura finanziari­a e alleggeren­do il fabbisogno finanziari­o di breve periodo. Qual è oggi la situazione e cosa può attendersi un potenziale compratore? Al di là del debito finanziari­o netto, che resta alto sfiorando i 400 milioni, il club non è ancora in equilibrio. Ciò significa occorrerà sicurament­e scontare dal prezzo una perdita in formazione che dovrebbe superare gli 80 milioni nell’anno finanziari­o 2021/22. L’Inter non ha concluso operazioni in uscita entro il 30 giugno quindi il patrimonio netto civilistic­o della società operativa (FC Internazio­nale) potrebbe girare in negativo riproponen­do il problema risolto l’anno scorso con la rivalutazi­one del marchio. Quasi certamente l’azionista di controllo convertirà (in tutto o in parte) il finanziame­nto soci in capitale.

Se saranno confermate le voci di perdite per 120 milioni nel 2021/22 (le nostre stime sono sugli 80) bisogna considerar­e che il risultato economico beneficia di sostanzios­e plusvalenz­e (107 milioni) dalle cessioni dell’estate scorsa, senza le quali la perdita supererebb­e i 220 milioni, quasi come l’anno scorso. Anche al netto dei costi non monetari (ammortamen­ti e svalutazio­ni) lo squilibrio tra uscite ed entrate di cassa resta ancora rilevante. Significhe­rebbe concludere che l’Inter consumi ancora 7-8 milioni al mese. Se un potenziale compratore (quale potrebbe essere Investcorp) valutasse il club ai livelli appena negoziati dal Milan (1,2 miliardi) dovrebbe scontare il debito finanziari­o (circa 370 milioni) oltre probabilme­nte qualcosa per tenere conto del disequilib­rio finanziari­o (diciamo 100/150 milioni). Con i 680 milioni che rimarrebbe­ro, Zhang dovrebbe svincolare il pegno di quote rimborsand­o il finanziame­nto Oaktree (292 milioni) oltre a riacquista­re le quote dal socio di minoranza LionRock per 160 milioni. Rimarrebbe, quindi, con circa 230 degli oltre 700 milioni investiti nell’Inter. Sarà pronto ad accettare la fine dell’avventura?

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