Salone di Parigi, il coro Stop alla Cina in Europa
In una rassegna in tono minore, spiccano gli appelli dei Gruppi presenti Tavares e De Meo, i due CEO di Stellantis e Renault chiedono la protezione del mercato e del lavoro del nostro Continente Oltre a chiarezza a UE e Governi
Un Salone di Parigi dell’auto quasi più interessante per le affermazioni dei manager presenti all’apertura, che per le novità di modelli lanciati per l’occasione. La voglia comunque di riproporre una manifestazione c’è, l’ultimo Mondial de l’Auto era datato 2018, e il sottotitolo di quest’anno è chiaro “Revolution is on”.
La rivoluzione è sicuramente partita ma per quello che si è visto stenta a trovare quella dimensione a cui eravamo abituati visto che di fatto erano presenti solo due gruppi. Renault al gran competo e Stellantis con tre brand. Oltre a loro altri costruttori cinesi, francocinesi, cinoamericani e cinoitaliani. Insomma, un parterre molto diverso rispetto a quello di quattro anni fa. Ma oggi l’automotive ama molto meno i saloni e non è più una novità.
NOVITÀ. Comunque, quelle più attese delle Case del Vecchio Continente erano la Renault Austral, il restyling della gamma Dacia, la Jeep Avenger, la Peugeot 408 e la DS 7. Sull’altro versante, la presenza di Case con brand che non tutti sono presenti nel nostro Paese ma che vi arriveranno presto BYD, Great Wall Motors, Seres, Vinfast, DR, Namix e altri.
Parlavamo delle dichiarazioni dei manager, in primis Carlos Tavares e Luca De Meo, che dopo una cena all’Eliseo con il Presidente francese Macron hanno ribadito entrambi l’importanza di un Salone dell’Auto a Parigi, anche perché in tutte e due le società lo Stato francese è un azionista, più o meno importante, comunque presente.
L’intervento più forte è stato quello del Presidente di Stellantis nella riunione con i giurati del premio The Car of The Year che sulla situazione del mercato dell’automotive è stato molto diretto.
«Dobbiamo mettere un freno alle vendite delle auto cinesi in Europa. Questa scelta verso l’elettrico non fa altro che facilitare le vetture del Dragone a scapito delle nostre, mentre in Cina
APPELLO TAVARES.
non è così. Dovrebbe esserci reciprocità nei mercati. Dobbiamo mettere delle regole che controllino questo mercato per almeno i prossimi dieci anni per permettere alle aziende europee di affrontare correttamente la transizione della mobilità. Prendiamo esempio anche dagli Stati Uniti, che limitano gli incentivi solo alle vetture prodotte internamente».
Una presa di posizione molto diretta quella di Carlos Tavares che ovviamente sottolinea come la situazione sia difficile perché la Cina detiene anche tutte le materie rare per la realizzazione delle batterie e quindi detiene il monopolio della transizione della mobilità.
Tavares si è espresso anche sulle normative Euro 7 che non hanno ancora una data di entrata in vigore.
«In questo momento che stiamo spingendo sull’elettrificazione avere ulteriori regole per le vetture endotermiche da raggiungere nel 2027 o 2028 non ha senso, sarebbe solo un aumento di costi per progettazione e modifiche ai motori che ricadrebbero sui consumatori e che noi Case auto non possiamo permetterci. Oggi qualsiasi discorso sull’Euro 7 è dogmatico, fatta adesso è una norma che non ha alcun senso, oltre ad essere controproducente».
Il CEO di Stellantis è andato anche oltre parlando di un futuro dove certe scelte limiteranno la libertà dei cittadini. «Le attuali scelte dell’Europa limiteranno la mobilità della classe media, perché non potrà permettersi di acquistare le auto elettriche. Stiamo mettendo a rischio la natura democratica della libertà di movimento individuale. Ci diciamo democratici ma non è così».
SCELTEGOVERNI. Messaggi molto chiari, traducibili anche in richieste di supporto nei confronti di chi ci Governa. Stesso tema che ha affrontato anche Luca De
Meo CEO del Gruppo Renault. «È vero che le vetture elettriche sono più costose, e noi con la nostra piattaforma per il segmento B saremo circa 30-35% meno cari rispetto ai costi attuali, ma va considerato l’intero ciclo di utilizzo. Tutti si fissano sul prezzo ma bisogna considerare che parte del combustibile è la batteria stessa. È come se consegnassimo una vettura endotermica con il 30% della benzina che utilizzerà nel suo ciclo di vita. è quindi fondamentale che si trovi un prezzo calmierato e omogeneo dell’elettricità».
Le posizioni sul passaggio al tutto elettrico anche in Renault sono molto chiare.
«Noi stiamo lavorando per avere tutta la gamma elettrica già dal 2030, ma penso che si debbano avere anche altre alternative. In grandi sistemi, come quello dell’automotive, non si può scommettere su un colore e un numero. Dobbiamo avere un piano B ed è quello che facciamo con Dacia e facciamo dei movimenti per differenziare le divisioni tra motori endotermici ed elettrici, per cercare di avere più competitività e cash da investire su nuove alternative. In particolare ibridi e carburanti alternativi compresi gli e-fuel. I Governi dovrebbero dirci dove vogliono andare, ma non come farlo perché per alcune situazioni i motori a combustione con i sintetic fuel sono ancora la soluzione migliore».
Tavares: Serve un freno per almeno i prossimi 10 anni Gli Usa un esempio
De Meo: Non si può lavorare solo sull’elettrico, e-fuel siano il piano B