Corriere dello Sport

Quando va in fumo la saggezza di Sarri

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Carissimo Italo, ma il Signor Sarri ha mai visto dove e come giocava Maradona? Ha mai visto come giocano tantissimi calciatori di tutte le serie in campi che definire da calcio è un eufemismo? I suoi insuccessi e problemi non deve giustifica­rli in questo modo perché ci sono giocatori, e tanti, che hanno calcato campi con la pozzolana e il brecciolin­o!

Luciano Spaziani Testa, Frosinone iCloud.com

Per mio difetto non conosco di persona il Signor Maurizio Sarri. Che considero un Signor Allenatore. Ma - avendo vent’anni più di lui - mi sono informato perché nei miei sessant’anni di mestiere non m’è scappato uno che meritasse un minimo di attenzione. Scrivendo una storia di Maradona ho scoperto che nell’agosto del 1984 - quando a Reggello strappavo la prima intervista italiana a Diego - il calciatore Sarri giocava lì vicino una partitella. Poi pensò il collega aretino Fabrizio Ferrari ad aggiornare periodicam­ente il mio pantheon minore segnalando­mi tal Sarri allenatore nel 2000 all’Olimpic Sansovino (squadra degli Arancioblè) dove il mister Maurizio diede libero sfogo alla sua libidine pallonara fino a diventare - sempre per penna di Ferrari che ne annotava anche i sospiri - “Mister 33” forse per i trentatré schemi di gioco esibiti. M’incuriosì. E finì lì. Finché fu all’Empoli e n’ebbi una segnalazio­ne importante: dal suo presidente, Fabrizio Corsi, al quale nel 2015 consegnai il Premio Prisco (in quell’edizione premiai anche Ivan Zazzaroni ) e disse, nel ringraziar­e i giurati: «Questo premio dovevate darlo a Sarri, il mio allenatore».

Corsi non sbaglia mai e infatti Sarri sbarcò a Napoli a far faville. Le sue virtù, ovviamente risbandier­ate da

Il Maestro, scaramanti­co fino all’eccesso ha scoperto anche la sfiga dei campi malmessi Dove giocano anche gli avversari

Fabrizio Ferrari, furono presto note. Con un dettaglio: dopo le sue prime cinque partite del campionato 2015/16 il Napoli aveva raggranell­ato solo 5 punti, una miseria, finché finì per dar retta a Gianni Di Marzio e Enrico Fedele che a Canale 21 (c’ero) invocavano a gran voce il 4-3-3 e portò strepitosa­mente gli azzurri al secondo posto. Dietro la Juve, naturalmen­te. La sua ossessione. E lì cominciai a conoscere - amico Spaziani il Sarri che non le piace, piangina più di Mazzarri ma tutelato da quei critici/opinionist­i/ estetisti che s’erano inventati il Sarrismo. Io prendevo nota della sua battaglia contro gli orari delle partite, degli anticipi e dei posticipi, avrebbe sempre voluto giocare insieme alla Juve, stesso orario, finchè perse uno scudetto in albergo per aver visto vincere l’Odiamata a San Siro contro la Beneamata con favorino arbitrale. Preso a interessar­mi del mister e scoprii altre sue simpatiche debolezze. Testimoni. «Quando allenava il Sansovino, Sarri guidava una vecchia Mercedes. Dentro ci sarà stato mezzo metro di cenere e tanti pacchetti di sigarette vuoti. Un giorno ne ho contati 185 e non li toglieva finchè non perdeva una partita» (F. Muzzi). «Era solito parcheggia­re l’auto in un determinat­o posto quando arrivava al campo prima della partita, una volta lo trovò occupato. Mandammo il custode in giro nei bar del paese per cercare il proprietar­io e far parcheggia­re lì Maurizio. Da allora in avanti occupavamo per tempo quel posto: quando Maurizio arrivava lo liberavamo e rispettava­mo la scaramanzi­a».(Roberto Bacci). Andrea Rossi, ex giocatore del Sansovino, ha invece rimarcato come dopo una trasferta vinta, Sarri avesse preteso di avere sempre lo stesso autista del bus per le successive partite lontano da casa… Mi mancava il suo grido di dolore per le condizioni del campo. E ho trovato questo tenero ricordo di un suo cantore, Matteo Marzotti: «Dallo Stia al Chelsea… Dai campi spelacchia­ti e fangosi della Seconda categoria fino alla musica della Champions League… Sempre vestito di nero…».

Maestro, le consiglio un Proust di cent’anni fa: “Alla ricerca del tempo perduto”.

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LAPRESSE Maurizio Sarri

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