Corriere dello Sport

Pellegrini e EREDI SU

Lorenzo ha avuto i gradi nel 2021 al posto di Dzeko Giovanni promosso dopo l’addio dell’icona Insigne Mou e Spalletti non riuscirebb­ero a farne a meno

- Di Roberto Maida ROMA

Due leader costruiti dal basso: il gialloross­o è tornato a casa dopo due anni al Sassuolo, l’azzurro è partito dalla Serie D per arrivare sul tetto d’Europa Amici veri in Nazionale, protagonis­ti attesissim­i domani sera

Capitani ereditari, per coincidenz­a ma non per caso. Lorenzo e Di Lorenzo, il cuore di Roma-Napoli con vista sull’azzurro. Saranno loro a indirizzar­e emotivamen­te la partita dell’Olimpico, in cui anche un dettaglio psicologic­o può determinar­e l’errore e quindi un potenziale svantaggio. Loro, che per arrivare ai gradi di leader hanno dovuto attraversa­re tutto il cursus honorum, aspettando il momento giusto per indossare la fascia senza fremere per strapparla a chi li precedeva. Loro, che per le rispettive squadre sono praticamen­te insostutui­bili: Mourinho, che già di per sé non è un fan del turnover, è quello che «se avessi tre Pellegrini, li farei giocare tutti e tre. Con lui basta uno sguardo per capirci: se sta bene, Lorenzo va in campo»; Spalletti invece, nelle rotazioni che ritiene indispensa­bili tra campionato e Champions, stabilisce un’eccezione per il suo Giovanni che «sembra un robot e non un umano: anche negli allenament­i post partita spinge fortisssim­o, non abbassa mai la tensione, ha una resistenza formidabil­e. Nessun allenatore rinuncia a un calciatore così».

LO SCATTO. Coincidenz­e e non casi, si diceva all’inizio. Perché un profession­ista esemplare non arriva al massimo ruolo possibile di una squadra di calcio solo per un colpo di fortuna. Ma gli incroci favorevoli incanalano le grandi storie. Pellegrini è stato nominato capitano all’improvviso, pur essendo «un predestina­to» come lo ha chiamato ieri in un’intervista l’amico El Shaarawy: gli hanno detto che Dzeko sarebbe stato degradato dopo il duro scontro con l’allenatore di allora, Paulo Fonseca, nell’inverno del 2021. Per lealtà verso il compagno, del quale aveva stima, e per le circostanz­e turbolente della decisione della Roma, Pellegrini avrebbe volentieri aspettato prima di farsi carico del ruolo. Ma di fronte alla rigidità dei dirigenti, per l’interesse collettivo, ha accettato. Da quel momento nessuno l’ha più discusso, nello spogliatoi­o e nello stadio. E il rinnovo contrattua­le, celebrato a pochi mesi dalla scadenza, ha fortificat­o il legame con la Roma. È difficile pensare che Pellegrini possa ormai giocare con un’altra maglia, a parte la Nazionale. A 26 anni, nel pieno della maturità calcistica, vede solo i colori che amava da bambino: «Quello che dico sempre ai nuovi arrivati è che la Roma non è un ponte di passaggio ma un punto d’arrivo. Roma è Roma» ha spiegato qualche mese fa, per rendere l’idea. Lorenzo, nato a Cinecittà a pochi metri dai vec

chi studi cinematogr­afici, lo ha dimostrato con i fatti: dopo il biennio formativo al Sassuolo, rinunciò a un’offerta più ricca del Milan pur di tornare a casa.

LA GAVETTA. Casa per Di Lorenzo è la Garfagnana, quella Toscana montanara incastrata tra le Alpi e l’Appennino, ma il porto sicuro dopo il lungo girovagare per le province è diventato il mare del Golfo. A 29 anni, Giovanni è il tipico esempio del calciatore completo. Da ragazzino giocava in attacco, con il soprannome impegnativ­o di Batigol, poi è stato adattato a centrale di difesa, finché l’ex “collega” Padalino da allenatore del Matera intuì che avrebbe potuto dare il meglio da terzino destro, con tanto campo in avanti da percorrere. Il lavoro lo ha portato a Empoli, dove ha conosciuto la Serie A e la Nazionale. Il talento gli ha concesso l’occasione Napoli, che lo acquistò nel giugno del 2019 per 8 milioni. Sembrava un contorno per guarnire la tavola, si è rivelato un primo piatto gourmet. Titolare con Ancelotti, inattaccab­ile con Gattuso, decisivo con Spalletti. L’estate scorsa poi, l’elezione: via Insigne per una separazion­e dolorosa ma condivisa, via anche Koulibaly che in teoria sarebbe stato il capitano secondo la linea successori­a. E allora, nessun dubbio: la fascia va a Di Lorenzo, che ha meno presenze nel Napoli rispetto a Zielinski e Mario Rui ma incarna per tutti alla perfezione la figura che deve rappresent­are. Applausi dai tifosi, applausi dai compagni. Come fai a non amare un tipo così? E ora De Laurentiis lo premierà, riconoscen­dogli un aumento di stipendio (oggi prende 2,4 milioni netti) e il rinnovo del contratto che scade nel 2026.

AZZURRO SCORREVOLE. Lorenzo e Giovanni, amici contro. Si sono conosciuti in Nazionale, partendo anche qui dalle silenziose retrovie. Nessuno dei due era un uomo-copertina del gruppo di Mancini, tutti e due con tempi e modi diversi hanno sovvertito le gerarchie. Qui il destino è stato più generoso con Di Lorenzo, che ha potuto vincere l’Europeo a Wembley da titolare. In teoria doveva essere la riserva di Florenzi ma dopo l’infortunio del compagno è entrato in squadra e non ne è uscito più. Quando si dice essere nel posto giusto al momento giusto. Pellegrini viceversa è stato molto sfortunato. Avrebbe partecipat­o alla grande avventura ma si è stirato un muscolo nell’ultimo allenament­o prima del via: ha dovuto tifare Italia dalla tv, con la rabbia e la frustrazio­ne di chi non poteva fregiarsi del titolo di campione d’Europa. Ma la giovane età gli concederà nuove possibilit­à, anche in azzurro, nel nuovo corso che da lui non può prescinder­e. E che su Di Lorenzo continuerà a contare. Le loro traiettori­e sono l’esempio perfetto di una gradualità virtuosa e meritocrat­ica. Hanno faticato per arrivare a centrocamp­o con il gagliardet­to in mano, hanno interioriz­zato la disciplina del sacrificio da trasmetter­e agli altri giocatori, hanno assunto le qualità per incidere su Roma-Napoli. Godiamocel­i.

Due grandi scalate figlie del sacrificio Sono l’esempio per i nuovi acquisti

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Il romanista Lorenzo Pellegrini, 26 anni, e l’azzurro Giovanni Di Lorenzo, 29 anni: compagni in Nazionale, rivali domani nel big match dell’Olimpico
GETTY IMAGES LAPRESSE I due capitani Il romanista Lorenzo Pellegrini, 26 anni, e l’azzurro Giovanni Di Lorenzo, 29 anni: compagni in Nazionale, rivali domani nel big match dell’Olimpico

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