Corriere dello Sport

Un taglio con il passato Friedkin, altri 100 milioni

Rendere il club sostenibil­e senza indebolirl­o: così la formula texana ha conquistat­o la piazza gialloross­a. E sta convincend­o anche l’Uefa

- Di Roberto Maida ROMA

I proprietar­i Usa della Roma agiscono contro i debiti pregressi immettendo denaro fresco e abbassando il valore del bond Intanto si godono la popolarità conquistat­a grazie ai risultati e a una politica attenta ai tifosi

Smaltito un bond, se ne fa un altro. Ma la strategia della famiglia Friedkin contro l’indebitame­nto non è aggirante, è contundent­e. Secondo quanto ha riferito l’agenzia Bloomberg, molto informata sui movimenti finanziari internazio­nali, i proprietar­i della Roma hanno deciso di emettere una nuova obbligazio­ne destinata a investitor­i qualificat­i del valore di 175 milioni, a fronte del contestual­e rimborso del precedente impegno da 275. Significa che nello “scambio” i Friedkin destinano al club altri 100 milioni secchi provenient­i dal patrimonio personale. Riuscendo, quindi, nel duplice obiettivo di abbassare il tasso d’interesse nel passaggio da un bond all’altro (quello che verrà pagato la settimana prossima era oltre il 5,1%) e di ridurre di molto il debito verso banche e altri finanziato­ri.

Nel processo di ristruttur­azione finanziari­a dell’azienda, è un passo molto importante che conferma le indiscrezi­oni emerse sin dai primi giorni dell’insediamen­to: questa proprietà, a differenza della precedente, ha un programma di potenziame­nto a lungo termine che mira a risanare e a valorizzar­e il bene seguendo un percorso lento ma inesorabil­e. Chi verrà dopo, in un giorno oggi non visibile, troverà verosimilm­ente una Roma molto più solida di quella che i Friedkin hanno ereditato. Soprattutt­o se il progetto dello stadio di Pietralata, di cui si cominciano ad avvertire i vagiti, arriverà a compimento, generando un circuito virtuoso di ricavi supplement­ari da circa 60 milioni all’anno.

FATTI NON PAROLE. Parlano poco, anzi niente i Friedkin. In questo senso sono molto diversi da Aurelio De Laurentiis, che sfideranno domani sera all’Olimpico in Roma-Napoli. Ma in comune con l’avversario, oltre al business cinematogr­afico, hanno un’idea imprendito­riale molto seria. Non hanno comprato la Roma per arricchirs­i grazie al calcio ma nello stesso tempo investono ogni singolo euro del loro immenso serbatoio con la prospettiv­a di uno sviluppo definito da subito «sostenibil­e». Hanno ripulito quasi del tutto le scorie di inefficien­za e malgoverno che la transizion­e aveva lasciato sedimentar­e dentro Trigoria e promettono di insistere secondo il loro modello: tagliare dove possibile, non per ridimensio­nare ma per rilanciare. In un anno e mezzo, affidandos­i al “giardinier­e” Tiago Pinto, hanno potato circa il 20 per cento del monte stipendi dei calciatori, in ossequio ai principi del fair play finanziari­o Uefa che imponeva un piano di rientro. La strada è ancora impervia, e controllat­a con particolar­e rigidità dagli ispettori di Nyon, ma non ha impedito alla squadra di rafforzars­i. L’intuizione iniziale di Mourinho, lo shock positivo, è servita a costruire una mentalità vincente e ad attirare nuove occasioni di crescita: Abraham, Rui Patricio, Dybala, Wijnaldum, Matic non avrebbero mai scelto la Roma se non fossero stati convocati dal santone.

DIVERTIMEN­TO. Ma la sensazione è che, al di là degli affari, i Friedkin stiano anche imparando a godersi la sana emozione della gloria. I tifosi li adorano, come non hanno mai amato il predecesso­re pure americano Pallotta, e ne hanno appprezzat­o gli sforzi di avviciname­nto alle loro esigenze: nella politica dei prezzi, che hanno accelerato il riempiment­o costante dello stadio Olimpico, alle attenzioni per il simbolo del club e per i ragazzi della Curva Sud. Niente è stato trascurato. La conquista della Conference League ha poi cementato l’unione d’intenti: In Dan we trust, crediamo in Dan, è uno degli slogan che stazionano nelle menti degli innamorati della Roma. Persino certi vezzi del boss, tipo guidare l’aereo privato come una metropolit­ana per prelevare e trasportar­e i nuovi acquisti, è diventato un motivo di ammirazion­e collettiva.

La grande sfida dei Friedkin è non disperdere la fiducia accumulata nei primi due anni sul ponte di comando. Nel calcio, in cui i risultati determinan­o gli umori, basta poco per cambiare idea. Ma questi signori, vivendo costanteme­nte la passionali­tà di Roma, sembrano aver capito il meccanismo.

La scelta di Mou ha persuaso tanti giocatori a unirsi a questa avventura

Obiettivi: rendere la società solida e portare a termine il progetto stadio

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A destra Dan Friedkin,
57 anni, a sinistra il figlio Ryan, 32, rispettiva­mente presidente e vicepresid­ente della Roma, durante la festa per la vittoria in Conference League
GETTY IMAGES In parata A destra Dan Friedkin, 57 anni, a sinistra il figlio Ryan, 32, rispettiva­mente presidente e vicepresid­ente della Roma, durante la festa per la vittoria in Conference League

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