Corriere dello Sport

LASSÙ QUALCUNO LI AMA

Scatta una “due giorni” di sogni, emozioni e ricordi: oggi il Napoli di Spalletti tenta la fuga nello stadio pieno, domani la città celebra il suo Maradona Omaggio e commozione anche prima della gara con il giro di campo della statua, le magliette, un bra

- Di Antonio Giordano NAPOLI

Sapeva di Natale, il 30 ottobre: perché il niño de oro è stato di tutti - dei religiosi, dei laici e persino degli atei - e a quel tempo, ma anche ora, i suoi discepoli festeggiav­ano così. Il calcio dopo Diego s’è impoverito, la vita senza Maradona s’è svuotata eppure è piena, come quello stadio ch’è sempre stato suo - e adesso ancor di più - in cui in cinquantam­ila alzeranno uno sguardo al cielo, cercando il “barrilete cosmico” tra le nuvole e la leggenda, nel pensiero fisso - si direbbe un’ossessione - d’una città che lo omaggia sempre, cantando assieme a Rodrigo Bueno quell’inno alla memoria.

C’è un mondo privo di Diego eppure di lui colmo, che non s’è staccato mai dall’immagine plastica di quel Dio senza tempo, e il “Maradona”, per Napoli-Sassuolo, vibrerà ancora, lo farà (anche) perché lo ha voluto Stefano Ceci, il suo amico che divenne manager, e che s’è industriat­o affinché questa giornata, la vigilia del 62º compleanno del Re, non venisse soffocata dalla malinconia: «Coinvolger­emo i bambini, Diego ha sempre voluto uno stadio pieno di bambini. Ci sarà di nuovo il giro di campo della statua: e i ragazzi la accompagne­ranno con delle bandiere. Ci saranno le magliette fatte per Diego e ci sarà Clementino che canterà un pezzo inedito dedicato a lui».

L’OMAGGIO. Cominceran­no ovviamente prima che Napoli-Sassuolo diventi l’evento, alle 13.30, sistemando Maradona nel cuore di quello stadio che gli appartiene «in un’atmosfera magica. Abbiamo invitato il presidente della Regione, De Luca, e il sindaco, Manfredi; io ed Edoardo De Laurentiis, vice-presidente, ringrazier­emo tutti. E in tribuna, ci saranno i suoi compagni di squadra, con i quali a sera ci ritroverem­o a cena per ricordare Diego». Arriverann­o Zola e Bagni, Filardi e De Napoli, Puzone e Carannante, Caffarelli e ovviamente Salvatore Carmando, con i loro sguardi immalincon­iti dai ricordi di un settennato che non potrà mai evaporare, neanche tra le fitte del dolore. E la tristezza dovrà svanire, nonostante l’inevitabil­e commozione.

SPALLETTI. Maradona è vivo, e non è retorica, è un pezzo immortale della Storia del calcio, ancora di più di Napoli ch’è stata la sua città e che ancora lo sente al proprio fianco o ne avverte aleggiare la presenza in quello spogliatoi­o nel quale, come ha confessato Luciano Spalletti, la colonna sonora è un medley delle canzoni che gli sono state dedicate, e ce ne sono, e che vanno a scandire il ritmo delle partite: «I ragazzi le mettono sempre e le cantano».

Il D10s è ovunque, persino “fisicament­e”, in quella statua che Stefano Ceci gli ha dedicato e che Napoli ha svelato il 25

novembre dell’anno scorso, in occasione del primo anniversar­io della sua scomparsa, nel giorno di Napoli-Lazio. Diego è lì, maestoso come sempre, mai defilato, sempre nel cuore della gente, stavolta pure del Napoli, che a lui con Spalletti s’è rivolto ripetutame­nte in questa stagione piena di felicità e d’un calcio stordente, capace di trascinare nella fantasia o nel passato dei favolosi anni ’80. «Diego sarebbe sicurament­e orgoglioso di questo Napoli. C’è anche lui nella qualità del nostro calcio». Maradona ha vinto dove nessuno era mai riuscito a vincere uno scudetto prima di lui, dove non è stato possibile riuscirci neanche dopo il suo addio: e adesso osserva, da lassù, o da quaggiù, tra le note di Rodrigo Bueno. E mentre Napoli urla «Te quiero, Diego», pare s’allunghi «la mano di Dio».

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Victor Osimhen, 23 anni, tra gli omaggi dedicati a Diego Maradona (a sinistra) in città e nello stadio. In basso Luciano Spalletti, 63
©RIPRODUZIO­NE RISERVATA GETTY IMAGES, LAPRESSE Identità Victor Osimhen, 23 anni, tra gli omaggi dedicati a Diego Maradona (a sinistra) in città e nello stadio. In basso Luciano Spalletti, 63

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