SPALLETTI non c’è tempo per fermarsi
Stretto tra Champions e corsa scudetto l’allenatore ripropone il tridente magico
Scegliere non si può: di qua c’è il campionato, di là c’è la Champions, e non c’è verso di perdersi in duelli retorici su cosa sia più importante. La vita è adesso, tra il Sassuolo e poi il Liverpool (ma anche a seguire tra l’Atalanta, l’Empoli e l’Udinese), è tutto gioiosamente concentrato in questi 450 minuti che verranno: ora che si entra nel vivo, che il gioco si va facendo seriamente duro, è sconsigliato sistemarsi a bordo campo, prendersi un fiorellino e provare a sfogliarlo. Stanislav Lobotka si porta appresso la fatica di un bimestre attraversato a testa alta e palla al piede, ha faticato come un maratoneta e passeggiato come un’étoile: in Champions League non ha sostituti, perché Demme non è in lista, e avvicinandosi al Sassuolo, rileggendo il proprio libro bianco, Spalletti deve averci pensato un po’ di rifugiarsi in un avvicendamento utile per farne riposare uno e gratificarne un altro.
LOBO C'È. Ma fermarsi è vietato, in questo momento proprio non si può, e Stanislav Lobotka, che per Napoli è luce o anche aria, ha intuito ieri pomeriggio che pure stavolta toccherà a lui: per sfuggire al pressing del Sassuolo, per cercare di entrare tra le linee, per dare ancora un senso a quest’esistenza divenuta meravigliosa e da raccontare con fotogrammi, serve un regista illuminato. Il turnover all’incontrario è nei fatti, lo suggerisce il buon senso e anche l’acido lattico, e Spalletti sa come si rimette mano a una squadra che gli somiglia in
tutto e per tutto: Juan Jesus va al fianco di
Kim, in area; Mario
Rui sembra in vantaggio su Olivera a sinistra, perché poi ad Anfield saranno necessari anche centimetri sui calci piazzati; Zielinski ha rifiatato e può ricominciare a dispensare intuizioni, avendo a destra Anguissa che rientra; e davanti, il tridente che se ne è stato in panchina con i Rangers si scalda. In totale, sei cambi, o forse cinque o sette (chissà?), ma scelte sempre ragionevoli, improntate alla logica, che poi si chiama anche strategia, la ricerca dell'equilibrio che è fondamentale per confermare la propria natura e restare fedele ai codici del bel calcio.
I GOL. Si (ri)parte dall’attacco, da quella formula magica che ora riguarda Lozano, Osimhen e Kvara e che mercoledì è appartenuta a Politano, Simeone e Raspadori: cambiando l’ordine del tridente il risultato non muta, ma quel terzetto sembra offrire garanzie eversive che si conciliano con la necessità di sistemare la pratica e poi starsene da sabato a domenica in divano ad aspettare la Juventus, la Lazio, il Milan, tutte quelle avversarie che - vicine o lontane - in qualche modo possono rappresentare un pericolo per giugno. Ma così, senza eccessivo impegno, perché siamo ancora e appena all'inizio di un tour de force che sarà massacrante per chiunque.
L’EX. Quarantasei gol spalmati tra sedici calciatori rappresentano una forza esplosiva e il Napoli comunque sa di avere in panchina energia alternativa: Raspadori vivrà la sua giornata particolarissima standosene accovacciato al fianco di Spalletti, aspettando eventualmente un cenno. È passato così poco tempo da quando s’allenava di là, che al fischio d’inizio gli parrà strano: ma è pure un’altra storia, adesso, da scrivere con sulle spalle quel fardello da 35 milioni (già sopportato in scioltezza) e con la prospettiva che nell’orizzonte, ben al di là del Sassuolo e anche del Liverpool (persino dell’Atalanta, dell’Empoli e dell’Udinese), ci sia altro da afferrare. Ma certi sogni non si svelano neanche ai più cari amici.
Oggi il Sassuolo, quindi Liverpool e altre tre partite ad alta tensione Turnover ragionato: recupera Anguissa, torna Kvaratskhelia E Lobotka deve fare gli straordinari