LAZIO, IN EUROPA SEI PICCOLA
Per un tempo i biancocelesti dominano e sprecano, nella ripresa si sfaldano e Gimenez li punisce. Poi saltano i nervi: espulso Romero
Senza un vice Immobile, sotto il diluvio e la spinta di cinquantamila olandesi, la Lazio è affondata nella cosiddetta “vasca” di Rotterdam, retrocedendo in Conference, il torneo dei perdenti, come lo aveva ribattezzato il ds Tare. L’ha spinta dal primo al terzo posto del girone di Europa League un gol dopo sessanta minuti di Gimenez, già autore di una doppietta nella partita d’andata. Guizzo capace di riscrivere la classifica avulsa, determinata dall’arrivo ex aequo delle quattro concorrenti a quota 8. Il centravanti messicano era appena entrato al posto di Danilo Pereira e ha castigato Sarri, trascinando il Feyenoord agli ottavi di finale per la differenza reti generale. Ha appena 21 anni e anche all’Olimpico aveva spaventato la Lazio con il suo ingresso, riducendo lo svantaggio. Alla resa dei conti, tripletta pesante almeno quanto il tracollo in Danimarca con il Midtjylre, land: c’è chi ha due centravanti e chi pensa, sbagliando, di andare avanti con uno solo. Sarebbe un errore concentrarsi soltanto sull’episodio chiave, palla soffiata da Hartman a Cancellieri, troppo leggero, anche se ci poteva stare il fallo. Il lancio ha sorpreso Patric e Marusic, ma ancora di più Provedel. In tre non sono riusciti a fermare Gimenez, la palla è passata tra le gambe del portiere friulano e il messicano, come un falco, l’ha messa dentro. Vane le proteste biancocelesti.
EQUIVOCO. L’azione decisiva comprende l’analisi di fondo. Perché la Lazio, prima di cedere alla forza fisica degli olandesi, si è divorata quattro occasioni buone per sbloccarla. Sarri è arrivato allo snodo qualificazione affidandosi a Felipe Anderson, l’unico che può provare a sostituire Immobile, scattando in profondità senza la freddezza necessaria sotto porta. Pensate. Cancellieri ha giocato per la prima volta dall’inizio della stagione nel suo vero ruolo. A quattro mesi dal suo arrivo, deve ancora capire quale sia il suo spazio e come giocare nella Lazio. Sarri non sembra più intenzionato ad adattarlo nel ruolo di centravanti. Il difetto di organico e di strategia è stato pagato e chissà se Ciro potrà essere convocato almeno per la panchina nel derby. Sono affondati tutti, compreso Milinkovic, uscito di scena nella ripresa. Male i cambi, forse già con la testa alla Roma.
BOLGIA. I rimpianti sono enormi. La Lazio ha tenuto bene il campo sino all’intervallo, dentro una bolgia e un’atmosfera infernale, concedendo una sola vera occasione, quella capace di determinare il risultato. E’ mancato il colpo del ko in partenza, quando sarebbe stato più semplice inclinare la partita a proprio favore. Dalla nebbia e dai fumogeni del De Kuip, con cinquantamila olandesi assatanati a soffiare dietro al Feyenoord, è sbucato Felipe, lanciato a rete da Basic e da un buco di Hancko. Traversa centrata dal brasiliano dopo tre minuti. La Lazio, con un buon palleggio e la capacità di verticalizzare, nella prima mezz’ora ha condotto e controllato il gioco, creando altre due occasioni per sbloccarla. La prima divorata da Cancellieri, innescato da una ripartenza di Felipe: l’ex Verona è stato bravo a rientrare sul sinistro, ma con la porta spalancata ha angolato troppo il tiro. Due minuti dopo Bijlow è uscito benissimo e ha salvato con i piedi su Lazzari. Marcos Antonio era partito bene, Milinkovic proteggeva palla, ma nell’ultimo quarto del primo tempo gli olandesi hanno cominciato a spinge
facendo pesare muscoli, ritmo e intensità superiore. Anche l’arbitro ha tollerato interventi duri senza tirare fuori il cartellino. Sarri ha rimpiazzato Lazzari (ammonito) con Marusic.
Dopo l’intervallo l’ultima occasione, in contropiede, è capitata di nuovo a Felipe: bravo Bijlow a murarlo. La Lazio stava cominciando a calare. E’ diventata una battaglia, un corpo a corpo. Milinkovic s’è inabissato. Vecino, Cataldi e Pedro non hanno dato impulsi. Luis Alberto, con la testa altrove, è rimasto in panchina. La marea olandese, piano piano, è salita sino al guizzo decisivo di Gimenez. Di forza, di peso e di cattiveria ha segnato, facendo esplodere il De Kuip. A quel punto, non si è più giocato. Il Feyenoord ha sgonfiato il pallone. Romero è riuscito a farsi cacciare con due gialli in un minuto.