Dalmonte e il nuovo corso Fortitudo «La base c’è, ora gli americani»
Il coach della Kigili domenica a Udine: «Una squadra costruita per vincere. Noi dovremo limitare gli errori»
Sulla qualità della A2 c’è poco da discutere. Anche sui coach che gravitano in questo splendido torneo. Come Luca Dalmonte, che siede sulla panchina della Fortitudo Bologna, e Matteo Boniciolli, al timone di Udine. Le due blasonate squadre si incroceranno domenica al PalaCarnera e il tecnico della Effe sgombra il campo da ogni dubbio. «Non è una sfida tra Boniciolli e il sottoscritto. Sarebbe assolutamente riduttivo». Dalmonte in estate ha accettato di tornare sulla panchina di un club che è tatuato sul suo cuore. «Ho trascorso con la Fortitudo giorni molto belli e l’addio non l’ho mai considerato tale. In estate poi mi sono incontrato con il nuovo management. Mi ha assolutamente convinto la loro trasparenza nel voler tracciare un nuovo percorso. Hanno una grande perseveranza nel non voler uscire dai binari e proseguire dritti. Ci sono i presupposti per poter far bene ma non dobbiamo distrarci e guardare con attenzione a ciò che ci attende. Per questi motivi non ho certo faticato a dire di nuovo sì e tornare». Risultati fin qui altalenanti ma Dalmonte non è certo un coach che si fa spaventare dalle difficoltà. «La forza e lo spirito che ci accompagnano sono se
gnali tangibili. Non possono certo bastare ma sono un’ottima base su cui poggiarci. Avvertiamo la forza della passione della nostra gente, una passione che fa tanto rumore, quello che ci sostiene in ogni partita». Tecnicamente però c’è più di qualcosa che va sistemato. «Fatichiamo tanto a rimbalzo per esempio. La soluzione allora non può essere ricercata in un singolo giocatore ma nel gruppo. Tutti dobbiamo farci carico di questa criticità. Io i rimbalzi non posso prenderli perché non sono in campo, ma lo fossi una spallata per conquistarne
qualcuno in più la darei senza problemi». Forse alla sua Effe manca un po’ di leadership. «Quella non si consegna a qualcuno per principio. È una virtù, è una presa di coscienza. È il campo ad assegnarla». Magari la si aspettava da Davis. «Era già successo a Biella e ora con noi. Ci mette a carburare e inserirsi in un ambiente nuovo. La volontà non manca e di questo non ho timore di smentita. Così come Thornton deve diventare continuo, rispettando i binari in cui gli chiedo di stare». E si torna a pensare alla sfida contro Udine. «Riconosciamo senza alcun problema i loro punti di forza. Che sono diversi e numerosi, di un gruppo che è stato costruito con un obiettivo ben preciso. Ci aspettiamo di trovarci di fronte la squadra che la dirigenza friulana ha pensato per ottenere un risultato a fine stagione. Non lo dico certo solo io, ma è una opinione di tanti. Noi dobbiamo limitare al massimo i nostri errori, correggerli e darci un’identità precisa. Questa è la missione che ci aspetta, non solo domenica, ma a lunga scadenza».