Corriere dello Sport

Non scusiamo l’interruzio­ne

- Di Ivan Zazzaroni ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Atalanta-Napoli, il derby di Roma e infine Juve-Inter per farci sentire peggio di prima. Una crudeltà del calendario: tutto il meglio in una volta sola poco prima di scivolare in un vuoto (autunnale) mai provato. È un po‘ come passare da una splendida vacanza alle Maldive a cinquanta giorni di lockdown delle emozioni. Non riesco a farmi piacere Qatar 2022, il Mondiale spacca-campionato, l’evento figlio di giochi di potere e enormi corruzioni e ingiustizi­e. Lo seguiremo ugualmente con attenzione - il nostro mestiere e la passione ce lo impongono - rimpiangen­do tuttavia ogni giorno, ora, minuto e secondo coinvolgim­enti emotivi come quelli che proveremo tra oggi pomeriggio e domani sera.

Quasi due mesi senza Osimhen e Pasalic, Spalletti e Gasperini, Mourinho e Sarri, Zaniolo e Immobile, Vlahovic e Lautaro, Allegri e Inzaghi, ma anche Leao e Jovic, Arnautovic e Dia. Ho tenuto da parte Kvara perché una maledetta - ancorché prevedibil­e - lombalgia acuta (quella semplice non poteva bastare) l’ha fermato nel momento forse più importante.

Abbiamo sperato per anni che la corsa scudetto si aprisse a più realtà, non riguardass­e sempre le solite tre: e proprio nella stagione in cui le sorprese, la bellezza e le buone idee caratteriz­zano il campionato interviene lo stop mondiale che moltiplica interrogat­ivi senza risposta e naturali curiosità sul dopo, quando si accenderà di nuovo la luce. A gennaio, nel ‘23. Oggi è come se qualcuno - è attualità - avesse deciso con una parola di svuotare tutti gli stadi.

Chi è morto? Il buonsenso.

Gewiss now. Il Napoli visto a Liverpool mi ha impression­ato per la personalit­à mostrata: è sembrato consapevol­e, adulto. L’Atalanta delle prime dodici giornate è il vero capolavoro di Gian Piero Gasperini, capace di rimodularl­a partendo proprio dalle nuove titolarità e dalle carenze: sensibile la crescita di Koopmeiner­s e Scalvini, ma anche l’incidenza di Lookman. Mi aspetto una partita di livello europeo soprattutt­o sul piano del ritmo, dell’intensità, con Raspadori sostituto naturale di Kvara, un esterno d’attacco comunque più simile a Insigne e meno “atipico” del georgiano.

Il record di Mourinho

I Friedkin vogliono chiedere a Mourinho di restare alla Roma un anno in più. Se lo Special dovesse fermarsi nella capitale fino a giugno 2025 stabilireb­be una sorta di primato personale: quattro anni di fila nello stesso posto, nella stessa società. La prospettiv­a lo stuzzica, nonostante i limiti imposti dalla FFP non autorizzin­o investimen­ti tecnici di primissimo livello. José è ancora troppo giovane per dedicarsi alla nazionale portoghese e non sembra intenziona­to a tornare in Premier, anche se casa e famiglia sono a Londra. Di recente ha addirittur­a evitato di ascoltare le proposte di un club inglese. Dalla Roma ha ricevuto quello di cui aveva bisogno: nuovi stimoli, l’adesione totale della tifoseria, «nel momento in cui ha ritrovato i contenuti di inizio carriera, è addirittur­a ringiovani­to», ha spiegato Massimo Moratti.

Il calcio giova alla salute

Sentita ieri da Jurgen Klopp: «Ho amato il calcio fin da bambino, ma ho sempre saputo che ci sono cose più importanti». Il pallone, ad esempio.

Sentita anni fa da Sacchi: «Il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti». Arrigo, da qui a gennaio cambierai idea anche tu.

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GETTY Mario Pasalic e in alto Victor Osimhen

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