Corriere dello Sport

Tra tranelli e vento

Il ducatista deve battere l’avversario più subdolo che stress per Pecco Quartararo evoca Materazzi Lo psicologo: «Il fattore umano pesa, ma gli assi sanno gestirlo»

- Di Marco Evangelist­i INVIATO A VALENCIA ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ha ragione lui, naturalmen­te. Non chi sostiene che in Malesia ha rischiato troppo contro Bastianini. Pecco Bagnaia lo ha spiegato: una cosa è gestire un vantaggio di 23 punti, altro un vantaggio di 18. C’è la stessa differenza che galleggia tra stendersi su un materassin­o e nuotare tra i cavalloni.

La pista di Valencia è un mare calmo che può agitarsi di colpo e in molti modi. Di fatto ciò che può strappare il tappeto sotto i piedi e il titolo di tasca a Bagnaia è il pericolo, mai assente, di non finire la gara. Il Ricardo Tormo è un posto insidioso, poco ospitale nei confronti di una moto sofisticat­a come la Ducati. Rapide accelerazi­oni, frenate brusche, curve in cui ogni eccesso di gas può indicarti l’uscita. Valentino Rossi lo chiamava trappola per topi. Il vento arriva intenso e improvviso: nessun pilota ammetterà mai di essere stato sorpreso da una folata e invece può capitare. Ah, e nonostante la suddetta lentezza delle curve ce n’è almeno una che tutti temono: la numero 2, una delle tante nel mondo intitolate a Mick Doohan. Ieri ci ha rimesso qualche strato di cuoio Marc Marquez, nel 2006 Rossi lasciò lì il titolo che venne raccolto da Hayden.

Inutile ricordare poi come il pilota che assolutame­nte non deve cadere può senz’altro essere risucchiat­o in scontri che non lo riguardano, tipo quelli per vincere la corsa oppure quello tra Espargarò e Bastianell­i per il terzo posto nel Mondiale. A tal proposito Quartararo ha sarcastica­mente evocato l’effetto Materazzi: qualcosa che cambia di colpo l’andamento di una competizio­ne, soprattutt­o quando ci sono troppe teste calde in giro. E nei paraggi della pole ce ne saranno.

DEBOLEZZE. Preso atto che i francesi sono ancora ossessiona­ti dalla finale mondiale di calcio del 2006, e da quella capocciata assestata a Zidane dal difensore italiano, bisogna ammettere che Bagnaia ha ottime ragioni per essere teso.

Qualche consiglio da Alberto Cei, psicologo, professore a Tor Vergata, insegnante della Scuola dello Sport del Coni. «C’è tanto in gioco. E che questo pesi, non solo a Bagnaia ma anche a Quartararo, si capisce dall’andamento delle prove libere. Al livello di cui parliamo, gli errori dovrebbero essere ridotti al minimo. Ma il lato umano viene sempre fuori. Non siamo macchine, neppure in specialità come quelle motoristic­he nelle quali l’insieme di uomo e mezzo arriva a costituire un’unità pressoché perfetta. Questo è il bello dello sport, ciò che lo rende imprevedib­ile. Il vantaggio che si è guadagnato con merito dovrebbe rendere Bagnaia meno contratto, La sensazione è che non sia così. I campioni di solito lavorano di cesello sulla tensione, ma nessuno può garantire che quanto ti è riuscito finora funzioni anche qui e oggi. Ogni campione ha un modo diverso di gestire la pressione. Per Bagnaia può essere, come dice lui, pensare ad altro. Probabilme­nte questo gli ha permesso di superare i lunghi giorni dell’attesa controllan­do le emozioni. Poi però quando t’infili il casco c’è uno scatto di livello, una curva. Puoi sentirti terrorizza­to. Allora devi concentrar­ti sul presente. Pensare solo a quello che ti chiede momento per momento il percorso, la tua prestazion­e. Questo libera dai pensieri intrusivi o da stati d’animo che non diventano pensiero ma ti fanno sentire più rigido. State certi che neppure Quartararo è nel momento più tranquillo della sua vita: sa che deve stare lì, pronto a intervenir­e, nel caso accada qualcosa. Per entrambi si tratta di un momento chiave».

E se Bagnaia nonostante tutto dovesse perdere? «Eh, non si esce facilmente da una delusione del genere. Si stacca, si va in vacanza, ci si riposa in un ambiente che ti fa sentire a tuo agio. I campioni sanno che questo tipo di sconfitte capita. Ma bisogna concedersi il tempo di recuperare».

Rossi chiamava questo circuito “trappola per topi” E la curva 2 fa paura

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GORINI Fabio Quartararo, 23 anni, esce dal box di Valencia

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