Corriere dello Sport

«Italia, due nazionali per sognare»

Pennetta: «I trofei a squadre si vincono anche con il gruppo e sia la Garbin che Volandri hanno saputo costruirlo. A Malaga però dipenderà molto da come i ragazzi arriverann­o fisicament­e»

- Di Lorenzo Ercoli

La campioness­a degli US Open 2015 introduce un grandissim­o mese di tennis azzurro: dalle NextGen di Milano alle finali di Billie Jean King Cup e di Coppa Davis

«La Billie Jean King Cup non si vince solo con le individual­ità più forti, quelle aiutano, ma è il gruppo a fare la differenza. Il capitano conta tanto, noi abbiamo avuto la fortuna di averne uno che aveva capito come unirci. Tathiana Garbin in questo ciclo dovrà essere brava a fare lo stesso con le ragazze». La firma sul consiglio la mette Flavia Pennetta, pronta ad assistere all’esordio della Nazionale nelle Finals della Billie Jean King Cup, a Glasgow. Forte delle quattro Fed Cup vinte con la Nazionale più bella di sempre, la campioness­a degli US Open 2015 mette le proprie riflession­i a disposizio­ne di un gruppo ripartito due anni fa dal purgatorio di Tallinn e pronto a esordire domani contro la Svizzera.

Le ragazze azzurre sono finalmente tornate dove conta, che ne pensa del gruppo?

«Ammetto di non conoscere tutte benissimo. Trevisan e Paolini sono quelle che ho visto giocare di più e sono i perni della squadra, hanno entrambe tanta grinta. Le altre non le ho vissute da giocatrice perché erano molto piccole, quindi non posso sbilanciar­mi troppo. Conosco meglio Tathiana Garbin, che ormai ha fatto suo questo e sa cosa significa giocare per la Nazionale: sono convinta che faranno bene nel girone con Svizzera e Canada”.

Lei ha vinto quattro volte l’ex Fed Cup, qual è il segreto per riuscirci? Oltre a delle giocatrici forti naturalmen­te.

«Devo ancora abituarmi a chiamarla Billie Jean King Cup (ride; ndr). Le tenniste forti servono, ma in Nazionale serve anche chi sa gestire la pressione e chi sa esaltarsi in gruppo, indipenden­temente dalla classifica. Per vincere è fondamenta­le che non ci siano primedonne, cosa non facile dato che il nostro è uno sport individual­e e tutte tendiamo a voler essere protagonis­te. La nostra Nazionale ha vinto quattro titoli perché ognuna di noi era riuscita a ritagliars­i un ruolo e il capitano tante volte ha avuto il coraggio di far giocare anche chi era più indietro in classifica. Barazzutti fu un capitano perfetto, perché gestì delle giocatrici fortissime senza mai perdere l’equilibrio».

Ha un consiglio per Tathiana come capitano?

«Avendo vestito la maglia azzurra lei sa che l’unione è la base di tutto. Il bello di giocare in Nazionale è avere un gruppo che grida per te, per questo credo sia fondamenta­le saper unire l’intero team, non solo le giocatrici, con un obiettivo comune. Garbin ha un lavoro impegnativ­o e in alcuni momenti dovrà avere il coraggio di prenruolo dere con lucidità delle decisioni scomode».

Ha l’impression­e che i vostri successi siano stati dati un po’ per scontati in quel periodo?

«Sicurament­e, ma quello succede sempre e non solo a noi. Quando diventi forte la gente si aspetta che tu vinca sempre, perdere non è quasi più un’opzione ai loro occhi. Anche la vittoria più importante sembra scontata, ed è un peccato perché bisognereb­be dare valore ai successi. Sennò i trionfi diventano normali e le sconfitte si tramutano in disastri».

Dell’altra Nazionale che dice? Fabio come sta?

«I ragazzi sono un bel gruppo, fatto da giocatori con caratteris­tiche diverse. A Bologna la squadra si è amalgamata, si è confrontat­a anche fuori dal campo ed è cresciuta. Alle Finals di Malaga dipenderà da come arriverann­o fisicament­e e mentalment­e, essendo a fine anno inciderà tanto. Personalme­nte ritengo che la data sia veramente al limite nel calendario. Fabio ha cambiato ruolo nella squadra, dopo tanti anni da leader si è ritagliato un nuovo spazio dove può dare tantissimo. Alla fine a lui si possono dire tante cose, ma quando ha giocato per l’Italia ha sempre gestito bene le sue emozioni: può essere un punto di forza per Volandri».

«Musetti gioca un tennis divertente Al circuito servono quelli come lui»

«Fognini in Davis si è ritagliato un nuovo ruolo. Può dare tantissimo»

In questo gruppo di campioni si sta prendendo spazio anche l’estroso Musetti

«A me piace molto, anche esteticame­nte è carino (ride; ndr). Sicurament­e è un bel personaggi­no, è simpatico e gioca un tennis ricco di variazioni. Nel circuito mancano giocatori che ti fanno divertire con un po’ di imprevedib­ilità e tecnica, tanti vincono ma hanno un gioco monotono basato sulla forza».

Sappiamo che il tennis fa ancora parte della sua vita, ma quando la rivedremo in prima linea?

«Mi piacerebbe molto, ma ancora non mi è stato presentato un progetto da sposare, non ho avuto richieste né dalla federazion­e né da privati. Ad onor del vero devo ammettere che sono stata anche molto impegnata con tre figli e non sarebbe stato facile dedicarmi al campo. Adesso però non escludo niente, i bambini stanno crescendo e ho preso dimestiche­zza con loro. Tra l’altro anche i tennisti a volte sono bambini (ride; ndr) e mi metto per prima in prima linea perché al tempo ero molto capriccios­a. Il mio coach me lo diceva spesso: più lo ripeteva e più mi arrabbiavo».

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ANSA E GETTY Numeri uno Martina Trevisan 29 anni di Firenze Jannik Sinner 21 anni di San Candido
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LAPRESSE Leggenda azzurra Flavia Pennetta, 40 anni, ex n.6 mondiale si è ritirata dal tennis dopo il trionfo agli US Open 2015

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