Italiano, i venti giorni che sconvolsero la Viola
Cinque successi consecutivi: la svolta d’ottobre è cominciata il 22, quando la Fiorentina perse con l’Inter Ecco come e dove l’allenatore ha cambiato la squadra Turnover non più compulsivo, nuovo modulo, mediano in pressing, poi il trequartista per innesc
La Fiorentina sta svoltando dopo due mesi complicati per rendimento e soprattutto risultati grazie a tre vittorie di fila in campionato, che diventano cinque considerando anche le due nel mezzo in Conference League: e se la squadra viola forse ha già svoltato (c’è un dato che lo indica: vincendo a Milano domenica, un’impresa certo però non un’impresa impossibile, avrebbe gli stessi punti alla giornata numero 15 della stagione scorsa) un bel po’ di meriti li ha Vincenzo Italiano all’indice quando le cose non andavano bene e, dal dopo Inter (22 ottobre), fatto segno di opposte attenzioni. Oneri e onori di un allenatore.
SCELTE MIRATE. Per primo ha “corretto” sé stesso, Italiano, rimettendo al posto giusto le scelte nell’alternanza ravvicinata che l’aveva portato a cambiare addirittura nove calciatori da una partita all’altra (trasferta di Empoli tra andata e ritorno col Twente nei playoff di Conference League) in un tentativo chiaro di preservare forze e freschezza dei suoi calciatori per l’appuntamento più importante d’inizio anno, in quella che però non era più rotazione bensì rivoluzione. Poi, cammin facendo, ha ritoccato la Fiorentina, l’ha modellata, ha gestito gli uomini in maniera differente, ha recuperato chi era indietro e ha dato fiducia praticamente a tutta la rosa (solo in Serie A ne ha impiegati 25) nell’ottica sempre di ottenere il massimo in ogni singola partita. E così che la Fiorentina ha iniziato la risalita in campionato e sistemato il girone di Coppa prendendosi alla meno il secondo posto che vale lo spareggio/16esimo di febbraio contro il Braga.
CHIAVE DI TREQUARTI.
Italiano, si diceva, ha molti meriti in questo cambio di passo della squadra viola: ha chiamato la squadra alle proprie responsabilità, non ha esitato a fare qualche scelta “pesante”, ha rivisto le proprie convinzioni tattiche spesso troppo drastiche e univoche, ha usato il trequartista come grimaldello per risolvere il problema del gol, ha coinvolto tutti per dare un segnale preciso anche a chi pensava di avere il posto assicurato. Aggiustamenti più che altro, ma aggiustamenti che stanno diventando significativamente incisivi. Il 4-23-1 a volte solo abbozzato con il movimento di un centrocampista che andava in pressione sul portatore avversario è diventato modulo di riferimento dal Basaksehir (partita di ritorno) in poi, con la specifica che il ruolo non è stato assegnato ad uno soltanto e ha fatto la differenza. Bonaventura spesso, ma anche Barak e Saponara, con quest’ultimo determinante subentrando. Certo, la partita con la Salernitana ha rischiato di far ripiombare la Fiorentina nell’incubo della mancanza di concretezza (tanti tiri fatti e tante occasioni create ma non sfruttate), però l’esito alla fine è stato positivo, perché singolarmente c’è stata quell’incisività che prima non c’era e a fare differenza di cui sopra è stato chi è subentrato (assist di Saponara, reti di Jovic).
Finora solo in A sono stati utilizzati venticinque calciatori della rosa
OBIETTIVO MILAN. C’è sempre un altro incubo, che è quello di subire gol praticamente alla prima occasione concessa e la partita di mercoledì sera è stata una riprova lampante, però la squadra viola sta trovando comunque il modo di andare oltre i propri limiti e la crescita atletica dei singoli - che innesca la crescita di tutto il gruppo - è componente fondamentale. Risultato? Fiducia e autoconsapevolezza sono tornate ai livelli migliori e la Fiorentina dopo domani va a San Siro convinta di aver le armi giuste per mettere privare a battere il Milan.