Corriere dello Sport

Petrucci: «La Nazio Nale è sola»

«I presidenti e i coach dei nostri club non amano e non hanno interesse per la squadra azzurra»

- Di Andrea Barocci ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nel giorno di Italia-Spagna il presidente della Federazion­e lancia pesanti accuse alle società. «Quanti tecnici di serie A collaboran­o con il ct Pozzecco?»

Presidente Petrucci, come ha fatto l’Italia, a differenza della selezione spagnola, a poter contare, per la gara di oggi a Pesaro, su alcuni giocatori impegnati mercoledì in Eurolega? «Se la domanda fosse, “lei è felice per questo?”, io rispondere­i che non lo sono affatto. Siamo l’unica nazione al mondo che nel basket non può schierare la migliore formazione possibile. Un’assurdità. Questo deriva dalla cultura dei nostri dirigenti sportivi, i quali ritengono che un organismo privato sia più importante della Nazionale; quando invece si è visto ciò che muove l’Italia. Perché nella pallavolo questo non accade? Quest’anno la FIPAV ha potuto utilizzare i giocatori per tre mesi e le ragazze per quasi cinque. Da noi sarebbe un sogno»

Cosa propone per risolvere il problema?

«Io non devo proporre nulla. Noi convochere­mo tutti i giocatori, anche quando ci sarà la contempora­neità con le Coppe».

Da un anno lei afferma che chi non risponderà alle convocazio­ni verrà squalifica­to. Ma se

un atleta avverte prima la Fip di non essere disponibil­e, non viene convocato e dunque neppure sanzionato: problema risolto. Di esempi simili ce ne sono stati, anche recentemen­te. E allora?

«Se un giocatore dice che non vuole più venire in Nazionale, il ct non può che prenderne atto. Un altro conto è che uno metta una scusa. Vi ricordate il caso di Hackett?»

Lei dice che Pozzecco è il ct più popolare. Quanto conta per un coach e per la Fip la popolarità? «Io dico che non solo è il più popolare, è anche il più bravo. La popolarità crea affetto e passione per uno sport. Se un coach è bravo e simpatico, l’interesse è maggiore. Ecco, dal nostro ritorno sulla Rai mi aspetto qualche simpatizza­nte in più,

«Convochere­mo i giocatori anche se impegnati nelle Coppe»

anche se non posso che ringraziar­e Sky per quello che ha fatto e continua a fare per il basket».

L’accordo che avete siglato con la NBA dedicato a ragazzi e ragazze di 13 anni che segnale è per la vostra Federazion­e?

«Straordina­rio. Hanno scelto l’Italia per la nostra organizzaz­ione. Questi ragazzi, circa 12.000, avranno un entusiasmo senza precedenti».

Tra i vari Diouf, Caruso, Baldasso e Spagnolo, da chi si aspetta di più in chiave azzurra?

«Da tutti loro, tutti sono potenzialm­ente da Nazionale. Quello che voglio sottolinea­re è il fatto che i nostri ragazzi, quando vanno a giocare all’estero, migliorano. Quindi, la “colpa” è del nostro basket. I presidenti e gli allenatori delle nostre società amano la Nazionale? Quanti tecnici chiamano il nostro commissari­o tecnico? Quanti coach di serie A collaboran­o con Pozzecco? La verità è che la Nazionale è sola. Sola. Nei suoi confronti non c’è interesse. Non c’è altra spiegazion­e».

Però bisogna anche dire per onestà che in passato ai successi del basket azzurro non ha fatto seguito un aumento dell’interesse verso il campionato. Concorda?

«Questo perché da parte dei club non si è creato quell’affetto verso l’azzurro che dovrebbe invece esserci».

Petrucci, ci spiega da dove nascono gli attriti tra lei e la Virtus Bologna?

«E’ stato creato attorno a me un clima strano, come se ci fosse ostracismo da parte della Federazion­e nei confronti della Virtus. Io ho un rapporto buonissimo con Scariolo: mi auguro di non penalizzar­lo con questa dichiarazi­one, perché certamente non sarà presa bene da qualcuno... Ma lo devo dire. Con gli altri (si riferisce a Baraldi e agli altri dirigenti della società bolognese, ndr) non ho rapporti. Cosa dicono? Preferisco non approfondi­re la questione. Qualcuno crede che la Fip gli stia dando contro, come se io volessi aiutare un altro club (in questo caso Petrucci si riferisce a Milano, ndr). Ma io rimango sempre al mio posto. E poi io non ho alcun potere per influenzar­e il campionato. Quando ero al calcio e al CONI ho sempre avuto rapporti buoni con tutti. In ogni caso, si campa lo stesso anche avendo qualcuno contro...»

«I dirigenti Virtus credono che io li ostacoli. Con loro nessun rapporto»

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 ?? CIAMILLO ?? A sinistra Alessandro Pajola, play 23enne. A destra John Petrucelli, 30 anni, tornato in azzurro. Sotto, GIanni Petrucci, 77 anni
CIAMILLO A sinistra Alessandro Pajola, play 23enne. A destra John Petrucelli, 30 anni, tornato in azzurro. Sotto, GIanni Petrucci, 77 anni
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