La sfida di Musso il giramondo: «Ravenna, salvi prima possibile»
L'esperto argentino sta guidando il rilancio dell'OraSì: «I tifosi ci hanno aiutato, e adesso sotto con Cento»
“Soy un giramundo”. Già, Bernardo Musso, classe 1986, di professione giocatore di basket specializzato nel bucare le retine, e oggi a Ravenna, difficilmente pianta radici. Quelle le ha salde nella sua Argentina (ma ha anche passaporto italiano) dove è nato a Pergamino, a pochi chilometri da Buenos Aires. «Lì ero bravino a giocare a pallacanestro - racconta sorridendo – e vincevo con la mia squadra giovanile campionati zonali. Non mi bastava. C’era un amico di famiglia, Ramiro Gallo, che era impegnato in C2 in Italia. Disse ai miei: mandatemi Bernardo e Victorio, mio fratello più grande. Li faccio giocare con me e li controllo io». Fatti i bagagli in fretta e furia i due si imbarcano, volo per la Sicilia, con destinazione Licata, dove il diciassettenne Bernardo inizia, dal basso, la sua carriera da professionista. «Ero giovane ed entusiasta, come tanti miei compagni di squadra di oggi a Ravenna. La gioventù devi saperla gestire, non sempre può essere un’arma a tuo favore. Fu così per me, lo è oggi all’OraSì dove coach Lotesoriere, uno che conosce bene il basket, sta mettendo le briglie ai suoi cavallini. La
squadra ora sta girando e dopo una gran brutta partenza abbiamo vinto due partite. Adesso aspettiamo Cento alla prossima per provare a mettere altro fieno in cascina. L’obiettivo è chiaro: arrivare a una salvezza tranquilla il prima possibile».
IERI E OGGI. Il giramondo del basket è un mix di passione,
come nel carattere degli argentini, e saggezza. «Ho 36 anni e ancora la voglia di un ragazzino. La borsa d’allenamento è leggera leggera. Fin quando sarà così di smettere non ho nessuna intenzione. È leggero anche il pallone in questo momento, se è vero che sto segnando con continuità (17,7 punti media, 25,3 nelle ultime tre gare). Ma a Ravenna serve vincere. Quindi se mai dovesse essere, ben vengano partite in cui segno meno ma portiamo a casa il risultato». Una carriera lunghissima segnata anche da un titolo conquistato in patria nel 2016 in una squadra, il San Lorenzo, con un tifoso particolare. «Verissimo! È il club dove qualche tiro a canestro l’ha fatto da giovane anche Papa Francesco. E i colori gli sono rimasti nel cuore. Vincere quello scudetto rimane un’emozione unica». Chiusa la breve parentesi in Argentina di nuovo tanta Italia fino ad arrivare oggi a Ravenna. «Lo scorso anno ho vissuto una stagione eccezionale a Chiusi. Un club ed una città che mi rimangono nel cuore ma ora penso solo a Ravenna. Quando ho firmato l’ho fatto di slancio, con una scelta di cuore. A parte me e Petrovic non c’erano altri giocatori in rosa ancora ma mi sono fidato e sono felicissimo di essere qui, un luogo splendido con dei tifosi competenti e calorosi. Ci hanno aiutato a uscire da un momento difficile. Ci aiuteranno domenica con Cento, ne sono sicuro».