Cannone, fratelli azzurri un affare di famiglia
Domani titolari assieme in Nazionale: non accadeva dai Bergamasco I fiorentini Niccolò e Lorenzo nella loro città contro l’Australia. Una favola condivisa e filmata da papà
Questa è la storia di due come noi. La storia di Niccolò, 24 anni, e Lorenzo, 21, due fratelli fiorentini (di Lastra a Signa) che domani a Firenze giocheranno insieme titolari contro l’Australia vestendo la maglia della Nazionale ed è una cosa che nell’Italia del rugby non succedeva da undici anni, con Mauro e Mirco Bergamasco in un match della Coppa del Mondo 2011.
Questa è la storia di Niccolò e Lorenzo Cannone iniziata al Bombo, poi diventato Florentia Rugby - oltre 500 tesserati e una serie innumerevole e meritoria di iniziative anche extra-sportive - raccontata dal babbo Alessandro, che domani entrerà dentro un sogno per vedere com’è quando si realizza.
PALLONE TONDO E OVALE.
«Hanno iniziato tutti e due con il calcio nella Lastrigiana - racconta il padre dei Cannone - e finché è scuola-calcio e si paga sono tutti bravi, ma se poi c’è da fare il “saltino” e non sei granché ti dicono “qui vicino c’è un’altra squadra”. Hanno smesso col calcio. Niccolò ha provato con il tennis, Lorenzo con l’atletica leggera. Poi, un giorno, Jacopo Bronconi, ex giocatore e allenatore del Florentia Rugby, che adesso organizza corsi e camp con particolare attenzione ai bambini disabili, frequentava le scuole per parlare di rugby e stimolare i ragazzi ad avvicinarsi a questo sport. A Niccolò è piaciuto ed è andato al Bombo, seguito a ruota da Lorenzo. A quel punto il pallone ovale è entrato di prepotenza in casa nostra: ce l’avevano sempre in mano, se lo passavano di continuo da una stanza all’altra».
IMPEGNO E SACRIFICI. «Niccolò ha iniziato con la Under 14, Lorenzo con la Under 12. Superate un paio di stagioni gli allenatori hanno cominciato a ipotizzare prospettive di livello per il loro futuro, ma a 14-15 anni se non hai la testa giusta rischi di perderti. Invece, Niccolò e Lorenzo hanno dimostrato subito passione e giudizio: sono andati via da casa a 16 anni per trasferirsi a Prato, al Centro di formazione FIR, e si sono messi subito a fare una vita da atleti. Ogni allenatore ha svolto un ruolo importante per Niccolò e Lorenzo: bravi ragazzi dentro uno sport educativo. Così miglioravano costantemente e di fronte ai complimenti e all’idea di una carriera che si stava formando non c’è stato bisogno di “frenarli” o, viceversa, di spronarli. Sapevano sempre quale fosse il comportamento giusto».
CASA DOLCE CASA. «Io li seguivo sempre, mese dopo mese: ho filmato tutte le partite da quando hanno iniziato, occupando due hard disk interi, ho smesso solo quando sono passati a giocare dove c’erano le riprese tv. Tra noi c’è un rapporto fortissimo: quando entrano in campo mi cercano con lo sguardo. Come c’è tra loro, e non è scontato. Giocano insieme, vivono insieme. Hanno un legame indissolubile, all’esordio di Lorenzo in Nazionale, sabato scorso a Padova, il più emozionato era Niccolò: dopo la meta l’ha stretto in un abbraccio intenso e meraviglioso. Ma non dimenticano da dove vengono. Di rientro da una trasferta con Treviso o con l’Italia, la prima cosa che fanno prim’ancora di venire a casa è di fermarsi al Florentia Rugby per ritrovare il presidente Ciampa, che li ha aiutati tantissimo, perché Gregorio è uno così, che dà anima e cuore per questa società e per questo sport, oppure Claudio Suriano, che ha allenato prima Niccolò e poi Lorenzo».
Il padre li racconta: «Giocano e vivono insieme, il legame è indissolubile»
IL GRANDE GIORNO. «Domani saremo in tanti al “Franchi” per fare il tifo per la Nazionale, per Niccolò e Lorenzo. La mia compagna ed io, i ragazzi del calcio storico di parte rossa (Santa Maria Novella; ndr), gli amici di sempre con cui ci si frequenta da una vita e che li hanno visti nascere: vederli insieme con la maglia azzurra è un motivo di grande orgoglio e di grande soddisfazione, per me è il sogno che si corona. Non me li sono mai persi dal vivo, ovunque giocassero: Firenze, Prato, Accademia, Padova, Nazionali U18 e U20, in Georgia, in Galles, in Irlanda. Mi manca la Scozia, ma ci andrò per il Sei Nazioni». Questa è la storia di due come Niccolò e Lorenzo Cannone.