Corriere dello Sport

Edy Reja «Mancini un grande Spalletti è l’anno»

Il ct dell’Albania aspetta gli azzurri a Tirana e parla del suo futuro: «Forse smetto o forse no, penso a Euro 2024» «Roberto fuori dal Qatar per un rigore, ma l’Europeo è un’impresa straordina­ria Napoli fortissimo, vincerà lo scudetto»

- Di Fabrizio Patania

Edy Reja, ct dell’Albania, 77 anni e oltre mille panchine in carriera. La solita domanda: smette o va avanti? «Non ascolto le voci, sono abbastanza grande, mi faccio una risata. Con Armand Duka, il presidente della federcalci­o albanese, ho un rapporto profondo, quasi di amicizia. Terminiamo il lavoro, ci sono Italia e Armenia (sabato 19, ndr), poi ci sediamo e ne parliamo. Il contratto scade a fine novembre. Vedremo cosa è meglio per il bene di tutti. Neppure voglio diventare patetico. Dico la verità. Non lo so, non ho deciso».

In campo, però, si diverte.

«Mi piace, sono considerat­o dal gruppo, con i giocatori si è creato un bel rapporto e abbiamo fatto risultati. La promozione in Lega B di Nations e per un soffio è stato mancato l’accesso agli spareggi per il Mondiale. L’Albania non aveva mai totalizzat­o 18 punti nel girone, siamo riusciti a battere due volte l’Ungheria di Rossi. Quella partita persa in casa con la Polonia (0-1) ci ha fregato. Magari adesso mi divertivo... Il girone per Euro 2024 non è impossibil­e. Polonia e Repubblica Ceca favorite, ma ce la possiamo giocare».

Trovare l’Italia cosa significa?

«Ascoltare l’inno italiano, dopo quello albanese, sarà una grande emozione. Lo stadio di Tirana si riempirà. Sapete tutti che seguito ci sia sempre stato qui per l’Italia. Ci tengo molto, anche dal punto di vista simbolico: a 77 anni è il coronament­o di una lunghissim­a carriera».

Un mese fa ha visto Mancini a Francofort­e.

«Ci siamo salutati, gli ho fatto i compliment­i, perché ha avuto il coraggio di cambiare assetto in Nations, passando al 3-5-2, e ha trovato un equilibrio diverso. Mi dispiace sia uscito dal Mondiale per un rigore sbagliato con la Svizzera, sarebbe bastato che Jorginho ne avesse messo dentro uno su due tra andata e ritorno. Roberto meritava di arrivare in Qatar dopo aver vinto l’Europeo. Capisco la delusione, l’amarezza. E’ stato travolto dalle critiche, le ha assorbite, dimostrand­o spessore. Grande persona, non solo grande allenatore».

Doveva cambiare prima?

«Rispondo con una domanda. Come si fa a stabilirlo? Un ct ha le sue sensazioni, fa affidament­o su giocatori che hanno risposto in precedenza. Nel caso di Mancini all’Europeo. Mi sembra accadde anche a Lippi nel 2010 ed erano passati quattro anni dal Mondiale in Germania, non sei mesi. Cerchi di far giocare quelli di cui ti fidi, non puoi accantonar­li o lasciarli fuori. Bisognereb­be avere il coraggio di puntare su chi sta meglio, ma non è scontato».

La gratitudin­e non paga per un ct.

«Vero. In modo particolar­e per un commissari­o tecnico. Nel club puoi cambiare, hai tempo per rimediare. Se un giocatore sbaglia per la seconda volta, lo escludi alla terza. In Nazionale sei dentro o fuori con una partita».

Che partita ci aspetta a Tirana?

«Intanto qui in Albania ci sarà grande festa, poi non so Mancini chi farà giocare. Noi vorremmo fare bella figura e dimostrare di essere cresciuti rispetto a qualche anno fa. Non sarà una partita intensa, ma cercheremo di giocarla bene».

Perché il calcio italiano è così povero?

«Non se ne esce. Se i club continuera­nno a prendere stranieri, Mancini o chi per lui avrà sempre difficoltà ad allestire la Nazionale. Bisogna lavorare con il settore giovanile. Guardate il Sassuolo con Scamacca o Raspadori oppure la Juve che sta tirando fuori Miretti e Fagioli. Serve coraggio. All’estero, quando hanno 18-19 anni e sono bravi, li buttano dentro. Io controllo e osservo i miei albanesi in giro per l’Europa. Magari in Italia fanno 10 minuti, dalle altre parti sono titolari. Torno a Raspadori. Ha fatto grandi cose, ha mezzi importanti, ora è tornato dietro le quinte. Se hai Osimhen straripant­e... Ci toccherà tirare fuori nuovi giocatori. Una volta esistevano i blocchi della Juve o del Milan, avevamo grande classe. Ora come fai a mettere su una nazionale forte? Mancini è stato bravo ad assemblare il gruppo per l’Europeo, giocando e vincendo da squadra».

Un albanese da segnalare?

«Dico Armando Broja, 21 anni, centravant­i. Ha esperienza e mezzi importanti. Gioca con i top del Chelsea, è rientrato a Londra dopo i prestiti con Vitesse e Southampto­n. Non è titolare, ma entra quasi sempre, anche in Champions. Bajrami lo conoscete, l’ho portato in nazionale, poteva chiamarlo la Svizzera».

Asllani con Inzaghi fatica.

«Dieci mesi fa all’Empoli non era titolare fisso, ma ha finito bene il campionato. Avrebbe avuto bisogno di giocare, di un passaggio intermedio per maturare. Così rischia di perdere un anno. All’Inter non è facile».

Dal Molinella all’Albania. Rimpianti in carriera?

«Ho fatto i dilettanti e sono arrivato in Serie A molto tardi, ma non butto niente. Sono stato bene in tantissimi posti. Napoli, Lazio in Europa, Atalanta. Quattro campionati di B vinti. Le due promozioni sfiorate con Cosenza e Torino. Ora l’Albania. Non posso lamentarmi».

A Napoli e alla Lazio si dimetteva e ci ripensava il giorno dopo.

«La delusione per un risultato o per le complicazi­oni ambientali ti può far pensare. Superato il momento, dimentichi e torni in campo. Fa parte del nostro lavoro».

Una volta, dicono, Klose bussò allo spogliatoi­o per farle cambiare idea.

«Volevo andarmene e lo comunicai alla squadra, salutandol­a. Dopo cinque minuti, vennero in due o tre a cercarmi nel mio spogliatoi­o. Miro mi guardò e disse: “Dai su, mister, mettiti la tuta e andiamo in campo. Non facciamo scherzi”. Mi cambiai e ripresi in mano l’allenament­o».

E’ il più forte che abbia mai allenato?

«Non per i colpi, ma dal punto di vista profession­ale era imbattibil­e. Prendeva i palloni e li metteva nella sacca a fine allenament­o, vedere i ragazzi della Primavera andare via senza raccoglier­li, lo disturbava. Il primo giorno a Formello disse ai magazzinie­ri di non pulire i suoi scarpini, perché ci avrebbe pensato da solo. Questi sono i campioni. Gente da ammirare. Studiava gli avversari. Chiedeva le cassette per vedere i difensori che lo avrebbero marcato. Giocava sul centimetro, sugli anticipi. Grandissim­o centravant­i. Non so se diventerà un grandissim­o allenatore. Di sicuro potrà essere di insegnamen­to a tanti ragazzi».

Scaloni, ct dell’Argentina, vincerà il Mondiale?

«Credo siano i favoriti, sullo stesso piano del Brasile. Per valori e clima, metto in prima fila le sudamerica­ne. Il caldo potrebbe danneggiar­e le nazionali europee, meno abituate. Lionel è sveglio, evoluto, nello spogliatoi­o aveva un rapporto straordina­rio con tutti. L’ho avuto alla Lazio e l’ho portato all’Atalanta, anche se ogni volta in cui perdevamo mi veniva a dire cosa avevamo sbagliato. Sapeva parlare di calcio. Era predispost­o al mestiere».

Lotito ha riscoperto in Sarri la

saggezzach­eavevasmar­ritocon l’addio di Reja?

«Penso di sì, adora Maurizio. Fanno una bella coppia. Dal punto di vista tattico, come il primo anno a Napoli, Sarri ha avuto alti e bassi, ma c’è un filo logico, ora i calciatori lo conoscono, la squadra gioca bene. Ha vinto tatticamen­te e meritando il derby. La Champions? Ci spero, ma è dura. La Lazio dovrebbe uscire dalla Conference per arrivare tra le prime quattro in Serie A».

Napoli da scudetto?

«Penso di sì. In tanti dicono, anche gli altri anni partiva così forte e poi crollava. Non sono d’accordo. Rosa adeguata, completa. L’unico insostitui­bile è Lobotka. Hanno scelta ampia in ogni reparto. Kim e Kvara sono straordina­ri, come Anguissa. Giocano con la consapevol­ezza di poter vincere dappertutt­o. Spalletti ha perso Insigne e Koulibaly, ma questi sono di alto livello e hanno fame. Nessuno abbassa la testa quando perdono palla. Rientrano e sono pronti a ricatturar­la. Anche Osimhen. E’ il lavoro di Luciano. Grandissim­o allenatore. Penso sia l’anno giusto per lo scudetto».

«Broja diventerà un top al Chelsea Sarri e Lotito, che coppia. Scaloni vince il Mondiale»

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GETTY Edy Reja, 77 anni, friulano di Lucinico (Gorizia), è il ct dell’Albania: contratto in scadenza a fine novembre con opzione. In Serie A ha allenato Napoli, Lazio e Atalanta

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