Corriere dello Sport

Magnussen il ripescato d’oro

- Di Stefano Ferrari ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dopo di lui, il diluvio. Questa è una storia che comincia dalla fine, cioè da un pomeriggio piovoso ad Interlagos, ma che parte da molto lontano, dalla gelida Russia e da un altro pomeriggio, ma del febbraio scorso, vissuto a metà fra gli Stati Uniti, l'Italia e la Danimarca.

LA GUERRA. Dove, nella sua casa di Roskilde, Kevin Magnussen, giubilato un anno prima dalla Haas per fare posto al russo Mazepin, si stava accingendo a tornare negli Stati Uniti per preparare la seconda gara del campionato americano Endurance, a bordo di una Cadillac. I venti di guerra fra la Russia e l'Ucraina stavano consiglian­do alla Formula 1, maestra di politicall­y correct, di tagliare tutto quello che parlasse russo e derivati, quasi un “veganesimo motoristic­o” imposto da Liberty Media: via il gp russo, via gli sponsor, via i piloti russi, quindi a casa Nikita Mazepin.

Il taglio di Mazepin gli ha regalato il sedile della Haas: «Incredibil­e non dovevo esserci, grazie a tutti»

LA TELEFONATA. Fu allora che squillò il telefono di Magnussen: dall'altro lato del telefono c'era Gunter Steiner, team principal meranese della Haas che lo richiamava in pista, spalancand­ogli di nuovo le porte della F1. Un passaggio da Dallara, che è il papà della Haas motorizzat­a Ferrari, e poi via per le prove in Bahrein e per l'inizio di un Mondiale che non avrebbe dovuto correre, ma che poi ha corso con risultati in linea con il suo talento, facendo la tara alla vettura. E così, il “ripescato” Magnussen, che proprio in questo week end compie 140 gran premi in Formula 1, nelle Qualifiche più assurde degli ultimi tempi per la prima volta nella sua carriera ha conquistat­o la pole position, davanti al campione del mondo Verstappen e al talentino inglese Russell.

FIDUCIA. Magnussen grazie al team è stato il primo, forse l'unico a crederci nella strettissi­ma finestra che andava dall'uscita di pista proprio di Russell e l'esposizion­e della bandiera rossa che ha, di fatto, congelato le prove che valevano per la pole della Sprint Race. L'esplosione di gioia ai box del pilota danese abbracciat­o, quasi sradicato fuori dalla monoposto dai suoi meccanici, ha reso l'idea dell'emozione per un pilota che dopo quasi otto stagioni intere stava cogliendo il suo massimo risultato: «Non so cosa dire, ragazzi, sono senza parole - ha detto Magnussen al termine della "sua" giornata - Il team mi ha mandato in pista al momento giusto, abbiamo fatto un grande giro e siamo in pole: voglio dire grazie a Gene Haas a Gunter Steiner e al team. Incredibil­e: ero rientrato quest'anno dopo un anno di assenza, non me lo aspettavo, e oggi è fantastico, di certo non mi aspettavo la pole quando mi sono svegliato e ora siamo qui. Domani (oggi,ndr) avrò 24 giri a disposizio­ne, dovremo attaccare e divertirci», ha chiuso Magnussen. Per la prima volta primo.

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ANSA Kevin Magnussen, 30 anni

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