Corriere dello Sport

Caso D’Onofrio L’AIA divisa Oggi c’è il CF

Trentalang­e ha riunito i fedelissim­i, qualcuno voleva dimettersi: oggi commissari­ata la giustizia arbitrale

- Di Edmondo Pinna edmondo_pinna ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’ultima notte, oggi in Consiglio Federale la resa dei conti. «Dobbiamo recuperare la credibilit­à e riaffermar­e la reputazion­e, che passa attraverso la trasparenz­a, la sincerità e anche la tempistica» ha detto il ministro dello Sport, Abodi. Tutti guardano a via Allegri. Alfredo Trentalang­e dovrà spiegare cosa è successo, come si è creato il corto circuito che ha portato l’AIA, e lui in particolar­e, a nominare come procurator­e capo Rosario D’Onofrio, quel “Rambo” arrestato giovedì scorso nell’ambito dell’operazione antidroga condotta dalla Guardia di Finanza, a conferirgl­i la benemerenz­a (che spetta agli associati «particolar­mente meritevoli in relazione al contributo offerto all’Associazio­ne o per altre speciali ragioni», ma fra le more del regolament­o ci sarebbe anche un passaggio di verifica di assenza di pene detentive: è stato fatto?), a non sospenderl­o - anche solo in via cautelare, com’è successo ad esempio agli arbitri coinvolti in Rimborsopo­li 1 e 2 - quando, venerdì 28 ottobre, era stato notificato il deferiment­o federale per la vicenda Avalos (ex assistente di serie A), tanto che mercoledì 9 novembre ha fatto audizioni all’AIA. Ci sarà tempo, oggi o nelle prossime ore, anche per ricostruir­e un aspetto importante, che riguarda le date, anche se molto sembra già chiaro: quando D’Onofrio è stato nominato Procurator­e dell’AIA era già stato sottoposto, per un precedente arresto sempre per droga, alla pena di 2 anni e 8 mesi, quattro dei quali scontati in carcere, gli altri ai domiciliar­i. La sua nomina “arbitrale” risale al marzo del 2021, uno dei primi atti compiuti dalla presidenza Trentalang­e, la Cassazione sembra abbia rigettato il suo ricorso il 9 settembre del 2021. Una storia da verificare carte alla mano, per questo la Figc ha chiesto gli atti di nomina di D’Onofrio e il procurator­e Chiné ha fatto lo stesso con la DDA di Milano, quest’ultimo incartamen­to dovrebbe arrivare a via Allegri entro la giornata di oggi.

SCHIERAMEN­TI. Ieri i vertici dell’AIA si sono riuniti, in via informale, fino a tarda notte, per capire e affinare le posizioni. Non tutte, a quanto pare, concordi nel chiudersi nel fortino e provare a reggere l’urto. «Siamo parte lesa, siamo stati traditi» la presa di posizione dell’AIA, che però sapeva già venerdì, prima che uscissero le notizie di stampa, dell’arresto di D’Onofrio. Per questo, con l’ipotesi di un commissari­amento che aleggia (ma che non si concretizz­erà, eventualme­nte, oggi, non è neanche all’ordine del giorno), due dei componenti del CN hanno provato ad affrontare l’idea delle dimissioni, da rimettere nelle mani di Gravina, anche per salvare l’onore, temendo che tutto sia perduto. E invece, a meno di colpi di scena dell’ultima ora, è prevalsa la linea del «resistere, resistere, resistere» (come disse l’ex capo di Mani Pulite, Francesco Saverio Borrelli). Con qualcuno del CN che ha provato anche a difendere D’Onofrio, sezione AIA di Cinisello Balsamo, CRA Lombardia. In CF molti aspetteran­no di sentire, ascoltare le motivazion­i, i provvedime­nti da prendere. La Lega di A, ad esempio, non è contraria all’idea di modificare la giurisdizi­one domestica dell’AIA (la Figc vorrebbe commissari­arla, prendendo sotto la sua ala sia Procura che Commission­i giudicanti, come succede in Uefa e Fifa), ma non accentrarl­a tutta in via Allegri, coinvolgen­do un soggetto terzo (il Coni?). «E’ una pagina molto triste, una delle più brutte pagine della storia del calcio italiano» ha detto Marotta ieri a Radio Anch’io lo sport. Oggi si decide.

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