Verstappen contro Perez soffia aria di vendetta
Un pilota olandese vicino all’iridato dà una versione inedita del caso in Red Bull L’inspiegabile ostruzione di Max al compagno sarebbe la scia dell’uscita di Checo a Montecarlo
«Quell’uomo ha mostrato il suo vero visaggio. E’ un serpunto». Ci sono momenti in cui vorresti dire il peggio del tuo rivale, insultarlo a sangue, ma cerchi di farlo mantenendo la classe e così si espresse – con effetto un po’ comico per il suo curioso “italienne” – Alain Prost a Suzuka nel 1990, dopo l’incidente causato volontariamente da Ayrton Senna per prendersi quel titolo manu militari.
Sergio Perez è ricorso a una tecnica analoga per censurare l’ostruzione di Max Verstappen nei suoi confronti a Interlagos, impedendogli di accedere a due punti in più (quelli del sesto posto anziché del settimo) che sarebbero serviti a tener dietro Leclerc in classifica (ora sono pari a 290). «Ha mostrato chi è realmente», ha detto del compagno. E Lewis Hamilton più distaccato, ma emotivamente non meno coinvolto visto che sta per tornare tra i fantasmi di Abu Dhabi, ha usato un artificio simile: «E’ il solito Max».
LA RABBIA. La suddetta ostruzione è stata singolare, visto che proprio Verstappen ha incassato, nel 2021, i dividendi delle azioni da guastatore di Perez nei confronti di Hamilton. Il messicano lo ha ricordato: «Se Max ha vinto due titoli è grazie a me». Come a dire: perché mi ha fatto questo?
Forse esagera un po’, ché quest’anno Max avrebbe comunque vinto da solo, ma sul 2021 non ci sono dubbi: nella notte ad alta tensione di Abu Dhabi Perez contenne Hamilton per favorire il riaggancio di Verstappen. Ma anche nei GP precedenti, una messe di regali: a Monaco, Baku, Le Castellet, Silverstone, Turchia, Austin, anche in quella gara mitica di Lewis in Brasile, dove comunque Checo gli soffiò il punto del giro veloce. In ognuna delle suddette occasioni Verstappen dovette al compagno un grazie, e bello grande. Perché adesso si accanisce? Perché alle richieste della squadra di aiutarlo per il secondo posto in classifica ha detto no nelle riservatissime sale riunione della Red Bull, e poi lo ha ribadito via radio quando il team ha provato a forzare la situazione?
IL RIFIUTO. L’olandese ha ignorato quattro richieste, e quando dopo l’arrivo il suo ingegnere gli ha chiesto «Max, cos’è successo?», lui è sbottato: «Ve l’ho già detto l’ultima volta. Non chiedetemi più una cosa del genere, ok? Sono stato chiaro?»
Un bel problema, anche perché Helmut Marko ha consegnato a Verstappen le chiavi della squadra, e che la sua creatura potesse ribellarsi non era previsto. Per Marko avrà comunque sempre ragione Max (ricordiamo il diri
«Ma ad Abu Dhabi certo lo aiuterò» Hamilton ironico: «È il solito Max»
gente nero dopo il GP Cina 2018, vinto da Ricciardo e non dall'altro), mentre Christian Horner tutela entrambi. Resta una domanda inevasa cui solo il numero uno potrà dare risposta, chissà se giovedì ad Abu Dhabi: cosa c’è dietro un tale accanimento?
LA VENDETTA. Una spiegazione l’ha fornita un pilota olandese cinquantenne molto vicino a Max. Tom Coronel (gemello di Tim e figlio di Tom sr, ma lasciamo perdere sennò si fa confusione), che un giorno sì e l’altro pure lavora al teorema “Verstappen presto alla Ferrari” ha spiegato: «Perez quest’anno a Monaco è finito volontariamente contro le barriere e lo ha ammesso (Verstappen non chiuse il giro da pole, ndr) e Max non lo ha dimenticato». Non parliamo di crashgate perché questo si configura quando una squadra pianifica e mette in atto un finto incidente, e non è il caso. Ma di qui sgarbi successivi, scie non offerte reciprocamente in qualifica (Francia, Monza), occhiatacce e a questo punto dispetti, anche a costo di danneggiare la Red Bull, che alla doppietta nel Mondiale piloti tiene.
Poi lo stesso Verstappen domenica, finito il GP, ha concluso: «Ora guardiamo avanti. Se avrà bisogno di un aiuto ad Abu Dhabi glielo darò». E pure questa amnistia non si spiega, questo pugno di ferro in guanto di velluto non ha senso. Ma tu valli a capire, ’sti piloti.
Perez spesso in soccorso: «Ha due titoli grazie a me»