Malagò al veleno sulla Lega, dura replica di Preziosi
MILANO - L’inchiesta è stata archiviata lo scorso maggio. Significa che le intercettazioni raccolte nell’ambito delle indagini non state giudicate rilevanti. La “Repubblica” però ne ha pubblicati alcuni stralci con Giovanni Malagò come protagonista. Ad ogni modo, l’inchiesta in oggetto è quella sulla presunta tangente pagata per l'assegnazione dei diritti televisivi relativi all'asta per il triennio 2018-2021, condotta quando il presidente del Coni era commissario straordinario della Lega di serie A. «Questi sono delinquenti veri», dice al telefono Malagò, parlando con Andrea Zappia, manager di Sky, che in quel momento non aveva incarichi operativi in Italia, riferendosi ai presidenti di club. Ma non è l’unico giudizio pesante. Aggiunge, infatti, che la Lega «se non fosse un'organizzazione di diritto privato li arrestavano tutti, perché li avevano trovati colpevoli di corruzione sei anni fa». Dito puntato su Enrico Preziosi, ex-patron del Genoa («Un vero pregiudicato»), ma anche l’evidenza del potere in mano a Claudio Lotito, massimo dirigente della Lazio, considerato il capo: «E i nostri amici, Juventus e Roma, sono colpevoli quanto lui. Perché alla fine, o per un motivo o per un altro, hanno rinunciato a lottare o lo hanno assecondato e sono diventati complici delle sue avventure».
ESAME DI COSCIENZA. La replica di Preziosi non si è fatta attendere: «Malagò si erge a giudice di quello che noi siamo, visto che tira in ballo i presidenti della Serie A e anche Lotito. Non riesco a capire come possa fare così un essere umano, ci siamo rivisti tante volte e ci siamo sempre abbracciati. Mi sembra che lui si debba difendere da un'accusa di corruzione, forse il delinquente è lui». Il numero uno del Coni era stato indagato dalla procura di Milano per falso, in merito all'elezione nel 2018 "per acclamazione" di Gaetano Micciché a presidente della Lega, sempre ai tempi in cui era anche il commissario di via Rosellino. All’origine di quell’inchiesta ci sarebbe stata una denuncia fatta proprio da Preziosi, che nega: «Non ho mai denunciato nessuno. Sono ormai da un anno e mezzo fuori dal calcio e già all'epoca il fatto che Malagò fosse legato a Micciché era evidente, non mi sorprende che abbiano fatto cose particolari. Forse dovrebbe farsi un'analisi di coscienza e capire quali avrebbero dovuto essere i giusti comportamenti da tenere all’epoca del suo commissariamento». Malagò, invece, ha preferito rimanere in silenzio, rinviando un suo intervento a un momento successivo.
L’ex patron del Genoa: «Si erge a giudice, ma è lui sotto accusa...»
p.gua.