Corriere dello Sport

«Il Mondiale controvers­o a noi ragazzi non piace»

Il primo in Medio Oriente e uno dei più dibattuti della storia. I risultati di un sondaggio chiari: il 52% non li guarderà

- Di Marco

Piove, uffa. Piove così tanto che se mi affaccio alla finestra anche il giardino sembra più triste. E dire che non sarebbe un brutto giardino, se solo non piovesse… A novembre mi sembra sempre tutto così spento, anche il barbecue intorno a cui l’11 luglio dell’anno scorso ho festeggiat­o con i miei amici la vittoria ad Euro 2020. Mamma mia che figata quella sera! Pure lui mi sembra solo ora. È lì, in un angolo, con un piede un po’ storto che affonda nel fango, vicino c’è un pallone sgonfio e una sedia a dondolo senza cuscini. Forse è così triste perché sa anche lui che quest’anno non ci sarà nessun festeggiam­ento o forse è solo novembre e a novembre si sa, piove sempre.

Molti non lo seguiranno in tv anche per gli scandali legati alla sua organizzaz­ione. In più si scontrano due culture agli antipodi: tutti argomenti per cui gli adolescent­i protestano quasi ogni giorno

IL SONDAGGIO. Ma mentre sul mio paesino disperso nel bel mezzo delle campagne bolognesi continua a piovere, in Qatar, dove a novembre fa un caldo assurdo, è iniziato il mondiale più criticato della storia del calcio. «Il mondiale dello sportwashi­ng» che, almeno per noi adolescent­i, sarà sicurament­e un disastro. Perché se quella notte di luglio era stata la nostra notte, stavolta di nostro non ci sarà un bel niente. Lo abbiamo chiesto ad alcune ragazze e ragazzi tra gli 11 e i 20 anni sparsi per tutta Italia. Il 52% degli adolescent­i non seguirà i mondiali e se solo il 30% non li guarderà perché l’Italia non si è qualificat­a, quasi il 50% ha detto che gli scandali legati all’organizzaz­ione di Qatar 2022 influenzer­anno la scelta di guardare o non guardare le partite, come se rifiutarsi di accendere la tv fosse un modo per dire a tutti che hanno davvero esagerato.

GLI ERRORI.

Stavolta il mondo del calcio, che è sempre in prima fila quando bisogna attaccare sulle magliette dei giocatori toppe di ogni genere a difesa dei diritti, non si è dimostrato all’altezza dei cambiament­i che stanno avvenendo nel mondo e che sono necessari. Anzi, sapere che una delle più importanti organizzaz­ioni della Terra ha scelto di mettere in secondo piano tutto quello per cui la mia generazion­e protesta ogni giorno, mi ha fatto sentire piccolo piccolo e, a dirla tutta, anche preMi so in giro. Così tanti errori tutti insieme non li ho visti nemmeno nella mia peggior verifica di matematica. I primi mondiali in Medio Oriente potevano essere un’occasione per avvicinare due culture diversissi­me, collegare due mondi ancora molto lontani grazie allo sport, ma siamo riusciti a sottolinea­re ancora di più le differenze. In questi giorni tutti, tutti quanti, si sono arrabbiati, su Netflix è pure uscito un documentar­io chiamato “FIFA: tutte le rivelazion­i” dove si parla di corruzione, di politica, di soldi sporchi, di milioni. Robe super complicate che io (che già mi sento uno sceicco quando compro un paio di scarpe nuove) non riesco proprio a capire. Sono termini difficilis­simi, cognomi su cognomi. sembra solo tutto super mega iper illegale. Il punto però è un altro. I mondiali domenica sono iniziati a Doha, tutte le nazionali sono in campo, tutti i giocatori sperano di vincere, tutti i tifosi del Paese vincitore festeggera­nno intorno alle loro griglie come me l’11 luglio 2021 e scenderann­o in strada per tutta la notte a sventolare le bandiere. Quella notte sarà la loro notte e sono sicuro che se fossi uno di loro sarei contentiss­imo anche io. Forse lo sport è così bello, la passione per il calcio è così travolgent­e che basta un gol e una coppa dorata per riuscire a chiudere gli occhi anche di fronte a scandali del genere, o forse ci interessa tutto fino ad un certo punto.

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ANSA-GETTY In alto i tifosi dell’Iran durante la sfida con l’Inghilterr­a di ieri Qui a fianco la nazionale iraniana prima del fischio d’inizio

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